Tè del Santo Daime, culto e medicina
Ganja canapina, Tantra India ravviva
Radenìe dei Clisty, esicasti e pellegrini
Errante identità, nei viaggi indiani vivi
sommario quartine
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Tè del Santo Daime, culto e medicina
(a don Romulo e dona Mari,curanderos dell’Amazzonia (Mestre Irineu, M. Conceinsão e tutti i Daimisti di Gaia, agli etnobotanici Richard Shultz, fr.lli McKenna, Naranjo Otorongo Blanco, E.Luna, P.Amaringo, Miguel do Momon)
Inizia il Santo Daime, dentro la foresta Per grazie ricevuta, Raimund Irineu Serra Incanala rivelazio, di una dottrin lunare Bevanda di foresta, Dai-me a rimirare
Irineu ora guarito, si sente un iniziato All’uso di bevanda, Tè frutto di foresta Proseguono visioni, di Vergine Regina Seduta sulla luna, gli parla sopraffina
Ritir nella foresta, e segue dieta stretta[2] Finisce poi a Mapiá, e diviene imperatore Invisibile di un culto, a Virgem Conceição Fondàr nuova dottrina, sarà la sua missão
Nuov’usi sacramento, dan vita al rituale In stato di Rio Branco, il culto Daime sale E famil Juramidam, attiva un mito grande che fuor della foresta, yagè bevanda spande don Bosco salesiano, predisse tal’evento La nascita di culti, in ecumenismo avvento Emergon dal Brasile, più chiese innovative Diffondono nel mondo, speranze curative
L’ecclesia fa i i suoi passi, tra mill ostilità Discepolo del Mestre, pà Sebastião sarà Fino a suo trapasso, sviluppa la missione Al figlio Alfredo Gregor, lascia direzione
Fonte: “Dottrina e pratica del Santo Daime”, Elena Luppichini: “tra la metà del XVIII e la metà del XIX emerse in Brasile una cultura popolare amazzonica omogenea, caratterizzata da comuni tradizioni religiose, incentrate sulla fede nei santi e nella stregoneria. La nascita del Ciclo della Gomma, (1845, intensificata nel 1877 a seguito di una grande siccità), vide un grande aumento della popolazione, per immigrazione nordestina diretta in Amazzonia per estrarre il lattice nella foresta. Bastide: “Emerse la figura del seringueiro, lavoratori delle piantagioni della gomma, che passavan giorni e giorni in foresta fendendo i tronchi per far colare il succo in piccoli recipienti, raccogliendo il lattice, e poi tornare sfiniti, tremanti di febbre, e morsi da insetti, nella solitaria capanna. Un uomo ogni quattro chilometri quadrati, solo, con la sua chitarra e la sua miseria. Se vi è un inferno amazzonico, si crea ora, nella foresta distruttrice di uomini.” E’ un periodo di trasformazioni nei rapporti tra lavoratori e padroni, nei contratti di lavoro, nei rapporti sociali, sistemi morali e prati religiose. All’immigrazione nordestina si accompagnò la diffusione dei culti afro-brasiliani dello stato del Maranhao e dall’incontro, presero forma i culti afro-amazzonici.
Il culto daimista comincia ad organizzarsi nello stato dell’Acre a inizio anni ’30, momento di intensa urbanizzazione periferica in Brasile. L’Acre è una regione che fa parte della foresta amazzonica, ha grande piovosità e temperatura costantemente elevata. È segnata (come tutta l’Amazzonia) dalla presenza di numerosi fiumi affluenti del Rio delle Amazzoni, primario mezzo di comunicazione e spostamento. I primi daimisti vivevano in estreme difficoltà, nel lento processo di adattamento a un nuovo contesto socio-economico. Il gruppo all’origine era composto principalmente da seringueiros, che avevano abbandonato l’attività estrattiva e si erano trasferiti nella città di Rio Branco.
Quando nasce la religione del Santo Daime, la città di Rio Branco vive cambiamenti conflittuali. Le pratiche rustiche, del recente passato, sono riscattate dai daimisti nel movimento di organizzazione del loro culto: il sistema di aiuti gratuiti che i lavoratori si danno per il lavoro comunitario (mutirão), l’affiliazione (compadrio) e le feste dei santi cristiani. Questi meccanismi di coesione nei quartieri rustici brasiliani, stabilivano vincoli tra i suoi abitanti. Quando il culto del Santo Daime comincia ad essere organizzato a Rio Branco, queste pratiche non avevano già più significato e forza che avevano nel passato. Tuttavia, appaiono nei discorsi dei primi membri di questo gruppo religioso e partecipano alla storia della sua formazione. Alla periferia della città di Rio Branco, anni ’30, la vicinanza sociale e culturale tra le persone è minore che nelle antiche parrocchie; e nel momento di organizzazione della comunità daimista guadagnano più importanza i legami familiari, accanto alle antiche pratiche del mutirão e dle compadrio. La costituzione del complesso rituale daimista si ha a partire dalle ricorrenze delle antiche feste dei santi cristiani.
Fondatore della dottrina, è Raimundo Irineu Serra (Mestre Irineu), seringueiro afro-brasiliano proveniente dal Maranhao, che negli anni ’20, entrò in contatto con indigeni dell’Amazzonia. Grazie a questi, conobbe l’uso dell’ayahuasca-yagè, bevanda sacra, curativa ad ampio spettro, con marcato effetto enteogeno, impiegata da molte popolazioni del bacino Nord Amazzonico. Raimundo Irineu Serra attraverso sogni e visioni, ricevette istruzioni da una donna, di nome Clara (proiezione del legame con il piano spirituale) consacrata come Madre, Regina, Luna Bianca, e identificata dai fedeli come Signora Della Concezione. Mestre Irineu assunse, attraverso l’unione spirituale con la “Regina della Foresta”, la paternità simbolica della dottrina, essendo egli identificato come Gesù (Juramida, imperatore di un regno astrale)
Si percepisce, nella dottrina del Santo Daime, l’esistenza di un universo simbolico che ha come base l’idea dell’Impero Juramida, rimettendosi a una filiazione mitica, che ha come Madre la Regina della Foresta e come Padre Re Juramida. Questo impero è reso visibile ed esperibile nella forma di un rituale fortemente disciplinato, in cui ognuno ha specifico ruolo e posizione, come in una corte; si svolge con canti, balli e l’ingestione della medicina ayahuasca (daime) come veicolo sacro e fondamentale per la dottrina.
Irineu si stabilì a Rio Branco dove creò una comunità religiosa, definendone i precetti e i rituali. Nacque così, il 26 marzo 1931, la chiesa di Alto Santo col nome di Centro de Illuminaçao Crista Luz Universal (CICLU), esempio di ampio sincretismo di valori religiosi e sociali. La comunità si pose come obiettivo di instaurare un modo di vita alternativo rispetto alla società capitalistica e i suoi peggiori aspetti di degrado, come lo sfruttamento indiscriminato delle risorse naturali della foresta, il disagio sociale, la violenza e l’inquinamento dell’ambiente.
Luiz Mendes do Nascimento, uno dei primi seguaci della dottrina, conobbe Serra vivendo con lui nella comunità di Alto Santo, ebbe modo di ascoltare spesso i suoi racconti, e ne fornisce un ritratto: “Mestre Irineu: nasce a São Vicente Ferrer, nello stato del Maranhao, nel 1892, è uomo eccezionalmente alto (due metri), vigoroso e bravo suonatore di tamburo creolo. Mestre Irineu parlava di sua madre come di una donna molto devota che incoraggiava lui e i suoi sette fratelli a pregare quotidianamente. Era analfabeta e trascorse la propria infanzia lavorando perché la sua famiglia era molto umile. Irineu decise di andare in Amazzonia per lavorare nell’estrazione del caucciù e là, imparò a leggere e scrivere. Quando il governo creò una commissione per delimitare il confine tra Perù, Bolivia e Brasile, egli ne fece parte, e fu là che, insieme al compagno e amico Antonio Costa, conobbe per la prima volta l’ayahuasca, bevanda utilizzata dagli indigeni peruviani che vivevano in quella regione, durante riti sacri. Irineu apprese a produrre da solo l’ayahuasca e la beveva in compagnia di Costa, quando gli apparse, contemplando la Luna, una donna meravigliosa di nome Clara, che egli identificò come Vergine Maria. La donna gli ordinò di digiunare per otto giorni, al termine dei quali Irineu le chiese il dono di poter diventare uno dei migliori curatori. A questi fatti seguirono cinque anni nei quali Mestre Irineu raccontava di aver avuto grandi incertezze riguardo all’autenticità del proprio cammino, ma nonostante le quali, continuava a cercare di migliorarsi e formarsi come guaritore. Insieme ad Antonio Costa nel 1913, fondò il CRF (Centro Regeneraçao e Fe) a Brasiléia, ma dopo poco tempo fu criticato su questioni riguardanti le contribuzioni. Si spostò quindi, nel ’29, a Rio Branco, dove lavorò per un breve periodo con la Polizia Militare per poi ritirarsi a Villa Ivonete, dove cercò di costruire una nuova comunità. Anche là ebbe problemi, risolti grazie alle sue conoscenze in Polizia. Si trasferì infine in località Espalhado, poi ribattezzato Alto Santo, dove prese vita la vera e propria comunità daimista. Mestre Irineu curava molte persone, sia con il Daime, sia attraverso ricette che prescriveva. Come nessuno, sapeva trasmettere durante i rituali un senso di tranquillità e sicurezza, anche in coloro che stavano male e soffrivano esperienze molto negative e intense”.
Do Nascimento: “Non risulta nella storia che mai qualcuno abbia cercato il Maestro con un problema di qualsiasi natura e se ne sia andato via a mani vuote. A volte una semplice parola, una frase, ti faceva andare via di là rinnovato, con la sensazione di essere un’altra persona”. Raimundo Serra è descritto come buon conversatore che mostrava grande facilità comunicativa e inclinazione all’amicizia. Amava le feste e organizzava spesso danze, durante le quali, inizialmente, permetteva di bere alcolici, ma dato il gran numer di persone incapaci di controllarsi e bere moderatamente, ordinò che l’alcool fosse proibito e sostituito dal Daime.
Alla morte di Raimundo Serra, nel 1971, si produssero diverse spaccature all’interno del movimento: alcuni discepoli continuarono le attività con la sigla CICLU, mentre altri riunirono attorno alla figura carismatica di Sebastião.
Sebastião Mota de Melo (1920-1990), guaritore kardecista, conobbe il Mestre nel 1965, quando giunse a Alto Santo per curarsi da una puntura d’insetto che riteneva causata da un maleficio. Sebastiano aveva già visitato numerosi centri di cura ma nessuno era riuscito a guarirlo prima di Mestre Irineu. Come Irineu, fu iniziato presso uno sciamano, e divenne riconosciuto spiritista. A compimento di una visione ricevuta ad Alto Santo, Sebastião organizzò una chiesa del Santo Daime all’interno di Colonia 5000, che diverrà, la sua comunità di discepoli presso Rio Branco. Dai suoi discepoli iniziò a essere chiamato Padrino Sebastião, e fu da loro riconosciuto come il nuovo Giovanni Battista. Qui nacque il CEFLURIS (Cento Eclettico della Fluente Luce Universale Raimundo Irineu Serra).
Nel 1983 Mota si trasferì a Céu do Mapià in Amazzonia e nel 1986 il CONFEN (Consiglio Federale per gli Stupefacenti) dichiarò legale l’uso di ayahuasca a scopi rituali e religiosi e non a scopo di lucro. Il trasferimento della comunità da Rio Branco alla foresta, caricava di significati simbolici, rappresentando un ritorno alle origini, (piantagioni della gomma) dove aveva lavorato Mestre Irineu, e l’allontanamento dal degrado della società urbana. Ebbe inizio l’espansione del Santo Daime in Brasile, poi negli USA ed Europa. A Mapià iniziarono ad arrivare intellettuali e mochileiros (giovani con lo zaino in spalla) dal sud del paese, espandendo la comunità. Grazie al costante scambio, il CEFLURIS inaugurava la rottura con i valori della modernità, e un riavvicinamento ai culti afro-brasiliani (soprat. l’Umbanda di Rio de Janeiro). Dagli anni ’80, CEFLURIS cominciò a diffondersi anche nelle grandi città del Brasile (San Paolo e Rio de Janeiro): molte persone, della classe media in ascesa, sceglievano di aderire al movimento della “cultura alternativa” e della “nuova coscienza” Ceu do Mapià diventò un luogo di pellegrinaggio. Padrino Sebastiano è la figura cardine intorno alla quale si è sviluppata la corrente maggioritaria del Santo Daime, il CEFLURIS, che è anche la branca della dottrina che vanta un maggior numero di fedeli e che si è diffusa oltre Rio Branco, in Brasile, America e in Europa. Il grande successo del CEFLURIS è riconducibile alla personalità di Sebastiano Mota de Melo e alla sua capacità di accogliere intorno a sé giovani della generazione degli anni ’60-’70, con un atteggiamento comprensivo che non frapponeva distanze tra un maestro, quale egli è considerato, e discepoli curiosi e alla ricerca di un cammino spirituale ed esistenziale.
Alex Polari, ex guerrigliero che combatté contro la dittatura, lo incontrò dopo anni di lotta, detenzione ed esperienze di attivismo politico e così ne parla: “Volle Dio nei suoi disegni: che nuovamente suonasse la voce che in altri tempi, predicava nel deserto. Questa volta nella foresta, in mezzo ai canali e nella solitudine dei dimenticati campi di caucciù. Il suo nome è Sebastiano Mota de Melo, amazzonico, nato il 7 di ottobre del 1920 nella valle di Juruà, (Eirunepé, stato Amazonas) meticcio analfabeta, che visse nella foresta dove costruiva canoe e faceva camminate, mistico, guaritore e profeta della Nuova Era. Conobbe il mare a Rio de Janeiro e si spense il 20gen 1990[5] Con la forza della sua parola profetica, cominciò un’opera il cui frutto eloquente è la comunità di Ceu do Mapià. Ci insegnava a smettere di giudicare e di criticare i nostri fratelli e faceva in modo che imparassimo a dominare le paure e i dubbi, la vita sarebbe diventata così più degna, più armonica e più santa” Anche oggi, a Mapià, ogni sera l’orazione viene celebrata cantando inni davanti alla tomba di Padrino Sebastiano, e tutti coloro che l’hanno conosciuto in vita, lo ricordano con nostalgia e amore. Non c’è una casa o chiesa che non esponga un suo ritratto o una sua foto La dottrina del Santo Daime si struttura intorno all’uso del sacramento (ayahuasca ribattezzata Daime) e attraverso gli hinari, canti, dei quali la più importante raccolta è il Cruzeiro, colleziona di 129 inni di Mestre Irineu, base e fondamento della Dottrina della Foresta.
Santo Daime è la dottrina del popolo Juramida. Jura sta per collegamento con il cosmo e il Padre divino. Mida è il popolo degli umani uniti. Juramida è il capo dell’Impero, padre della razza che già visse incarnazioni. Fu imperatore, Profeta, Buddha, Gesù, Krisna, ed è la vera identità spirituale di Mestre Irineu, detto il Gesù Cristo nero. L’impero Juramidam ricorda l’impero Inca, le cui divinità erano adorate attraverso visioni mistiche. [8] I fedeli della dottrina si definiscono soldati all’ordine del generale Juramida, vivendo i rituali come battaglie nell’astrale, combattute individualmente o collettivamente.
Secondo la dottrina del Santo Daime la realtà è costituita dal mondo visibile: oggetti materiali e relazioni, e dal mondo invisibile o spirituale. Attraverso l’uso rituale del Daime, bevanda sacra capace di espandere la coscienza, i daimisti sperimentano l’esistenza di un piano differente di realtà. In quello stadio mitopoietico, essi vivono visioni, ricordi, incarnazioni, realizzando una fusione tra Uomo, Natura e Cosmo. I sogni ritornano miração, e sognare è un’esperienza sacra.
L’essere umano è composto da tre dimensioni: l’Io Superiore astrale, l’Io Inferiore o ego emozionale, intellettuale e sensoriale, e dall’Apparecchio corpo. La persona acordada, riesce a vedere oltre il mondo apparente, riconosce l’esistenza del suo Io Superiore (mitico) e cerca di mantenere l’equilibrio tra le tre componenti del suo essere. Riprendendo i temi dello spiritismo di Kardec, per i daimisti lo spirito reincarna infinitamente, fino a quando non si purifica dei mali che causò e degli errori che commise al tempo delle sue incarnazioni. La causa principale degli errori è l’ignoranza rispetto alla vita spirituale. Da qui si forma il karma della persona che possiamo definire come una memoria che l’individuo porta nel suo ciclo di esistenze. “Armonia, Amore, Verità, Giustizia” è il motto della dottrina e proviene dal Circolo Esoterico “Comunhao do Pensamento”. l’Armonia è una sintonia di vibrazioni tra l’individuo e l’ambiente che lo circonda; l’Amore è la forza che compie l’universo, alimenta il desiderio e la creazione ed è chiave dell’immortalità. La Verità esiste indipendentemente dalle opinioni e può essere compresa attraverso il contatto diretto con il creatore. La Giustizia, consiste nel non pensare e non parlare male di nessuno. La croce del Santo Daime (cruz de Caravaca) ha due bracci, che indicano la seconda venuta del Cristo. Essa poggia sulla stella di Salomone e sulla sommità raffigura una luna, simbolo della dottrina di Juramidam. Padrinho Sebastião: “Mio Padre si chiama Jura, tutti noi siamo Midam. La dottrina del Cuore è una sola: Juramidam, che è la stessa di Gesù, Buddha, Krsna. Adesso siamo nell’era dello Spirito Santo, è detto e scritto nel Terzo Testamento. Nel Primo è descritta la vita di Dio Padre e il suo mondo. Nel secondo il mondo di Gesù Cristo. E nel Terzo, il mondo dello Spirito Santo, dunque il suo nome ora è Jura, Juramidam”. Esiste, come per ogni esercito che si rispetti, un vessillo, di colore verde, azzurro e bianco. simbolo dello Spirito Santo ed è il Beija-flor.
S’avviano i fedeli, al banco eucarestia Ottengon bicchierini, dosati alla persona Amàr sapor di purga, risolve le afflizioni Di anima e di corpo, dopo l’assunzioni
Sessione d’ayahuasca, azzera differenze Allinea grupp’intero, su natural frequenze Aiuta in spostamenti, di scale e priorità Cambian posizioni, valori e identità Madrina Conceinsao, in piccola fazenda[7] Recita in famiglia, preghier al sole e luna Altra costola del Daime, effonde l’armonia Giustizia amor e cura, a chi cerca una via
Lascia vibrar corpi, danzando lùm candela Al ritmo ed emozione, degl’inni dell’hinario Danzi fluidamente, l’emozion si fa gioiosa Psiche pur la segue, in ritmo senza posa
Vino d’ayahuasca, ha spirito insegnante[9] Liana sposa foglia, maschile e femminile “Daime forza Daime, Daime luz e amor” Insegna l’inno Mestre, oltre ogni dolor
Richard.E.Shults in Spirit Plant: “Nella biodiversità del Sud America risiedono la maggiornanza delle piante triptamine conosciute e usate da umani. Tra le più significative, una bevanda ricavata dalla mistura di foglie di piante come Chacruna (Psychotria viridis) o Chaliponga (Diplopterys cabrerana) con la liana yagè (Banisteriopsis caapi) detta anche Ayahuasca, impiegata da millenni dalle culture indigene dell’Amazzonia sotto la guida dei loro sciamani e pagè [1]. Diversamente dall’Ayahuasca, che richiede le propietà MAOI dello Yage per fermare la disattivazione gastrointestinale delle triptamine, la Jurema Preta, altra preparazione tradizionale derivata dalla corteccia della radice dell’albero Mimosa (tenuiflora ed hostilis), appare attiva di per sé, forse per un composto recentemente isolato e battezzato Yuremamine. Altra pratica tradizionale, è quella di preparare polveri psicoattive combinando reagenti base (lime o cenere), con resine e semi del gener Virola e Anadenanthera, al fine di essere insufflate nelle narici a mezzo di un tubo”.
All’inizio dei tempi, uman per varie colpe Perdon via antenati son tristi ed ammalati Un dì arrivò al villaggio, donna con bebè Alla Maloca entrò, col bimbo suo Yagè Avevano antenati, ascoltato le preghiere Mossi a compassione, dei fratelli in terre Decisero aiutarli, guarir da mal d’errore Inviano Mama foglia, e yagè consolatore
Permise ora mamà, che suo divin bambino Smembrato e offerto fosse, lor in sacrificio Ciascuno ne mangiò, e i resti del banchetto interrano in foresta, seguen vision intento
Su alberi attorciglia, la prima liana pianta A cercar la via del cielo, è lo spirito yagè Liana d’ayahuasca, che sale senz’affanno A casa fa ritorno, gli uomini or lo sanno
Dall’altra sepoltura, nacque un arbustello Con belle foglie verdi, mama del bambinello Umani ed antenati, connessi in ayahuasca Mirano la mente, nei corpi spasmo s’alza
I pajè Desana, in amazzonia Colombiana Fanno uso di Tajè, su sponde al Rio Papuri Sole crèa gli umani, in gialla sua intenzione Luce che dà vita, e insegna a far l’amore Sacra liana è partorita, da Evè Donna Yajè Prima donna degli umani, figlia a Papà Sole Ingravidata da suo pà, grazie solar sguardo Sua Luce dona liana, Yajè bimbo d’incanto
Periodo purgazione, di vomito e diarrea Crampi allo stomaco, psicofisi sofferenza Morte e rinascita, saman par la sequenza Bisogna di passar, per viver l'esperienza
Bebida yagè, composta da due piante Infuso concentrato, della pluvial foresta La corteccia di liana, dei morti antenati E la foglia chacrona, dei regni clonati Principio maschile, assiem a femminile Disposte in calderone, in strati alternati Bollon finchè denso, marron liquid appar Raccolto in bottiglie, riesce a conservar
Acre amar tisana, è assunta nella sera Vomito e diarrea, potrebber procurare Purga infiammazioni, al tratto digerente Neuroni alleggerisce, in catarsi ricorrente
Medicina liana, lavor se v’è intenzione Di voler guarire, mente assieme al corpo Pulisce i tuoi canali, pensieri ed emozioni purga a risvegliare, corporee sensazioni
Prescrizion rituali, di cibi ed ingredienti Precedon rituale, tuo corpo a preservar Nausee ed emicranie, faran la differenza Tra buon o dolorosa, possibil’esperienza Bebida portentosa, è medicin sagrada Cara a Yemanjà, Tua Venere più amata Scopri sua bellezza, dopo certo tempo Medicina scende, va nel cuore tempio
Benefici modelli, curano il tuo cuore Ridanno l’autostima, riportano fiducia Gioia per la vita, spontanea guarigione Gruppo è garanzia, di rassicurazione
All you need is love, cantano fraterni Amor fa terapia, la ruota in ciclo gira Suda fai la vigna, per prossimo ristoro Paghi prezzo sai, a viver sogno d’oro
Pianta-guaritrice, impon sua disciplina A chi manca di rispetto, pare far dispetto Esser ricettivo, in rapporto ai tuoi bisogni Attento alle lezioni, di vita oppure sogni
Brujos non sapendo, fanno nefandezze[14] Sommersi da velen, dubbi ed incertezze Un altro poveraccio, attende fuori stanza d’esser risvegliato da sonno d'ignoranza
Purgan con profumi, dop’ogni cerimonia Don Romulo e la Mari, maestri di limpeza[15] Con bagni floreali, e icaros commoventi Dicono yagè, può aver altr’ingredienti
Semi macinati, toè in vino mescolati Foglie in infusione, oppur enteroclismi Pur rotoli di foglie, usati qual supposte Medicin di selva, sà dar varie risposte Bere tè foresta, riempie d’esperienza Intensa audiovisiva, spesso interattiva Sinfonie di rane, profumi uccelli insetti Icaro e mapacho, amplifican percetti Su ali d'icaròs, circumnavigando il sol Il primo effetto è, aumento di emozion Un cambiamen sensorio, tatto con udito Var mental processi, in circolo infinito
In mandala li vedi, qual tele di ragno Spazi interi noti, da cristallo marmo L'eco della luce, in polvere diffonde Fabbrica materia, dentro te risponde
Portan indumenti, od elaborate scaglie Scintillan metallo, foton in fogge e taglie Tosto si battaglia, per l'armonia riavèr Su vari panorami, viaggia arcobalèn
Intuizioni su intuizioni, inarrestabil fiume Natur mediterranea, è corpo in movimento Apre porte a inconscio, e viaggia la visione Encantòs de lux, fan danze a profusione
Le chiesi cos’è vita, drago lei mi mostra Rosso molto grande, che port’umana storia Decide quand un ciclo, finisce e altro inizia Tao di mutazione, urobòros che si sfizia
Lei dragone madre, tutto accoglie in sè Mali e sofferenze, discarica sul ventre Purga con luce, in sauna di metallo Stomaco fornace, seme dello sballo
Un gest’amore vale, a dar benedizioni Vita è una sequenza, infinita di stagioni Un amoroso gioco, tra la madre e figlio Già ogni cosa sai, ridi a gran bisbiglio
Madr’ayahuasca, è pur amante dolce Dà consolazione, al tuo bison d’amore T’ama intenso cuore, fino a lacrimar Senza pretendèr, nulla a ricambiar
Mama yagè, al mondo dona senso Gruppi di tribù, media a far consenso Cosmico tu abbracci, il bimbo dentro te Amore pace e baci, ferite puoi chiudèr
La ruota gira in ciclo, muta e fa stagioni Il volo del dragone, passa e vedi l'ombra Se credi l'or è giunta, sogno mondo cessa Accade nuov’inizio, e riparte la coscienza
L'uomo quand’è serio, gir rigir e sbande Gesù rabbino venne, gioco ad allentare Eccessiva serietà, va in complessità Limita tuo cuore, prigion di schemi fà
Jurema diretta, selvaggia figlia di foresta Daime più indiretta, soave lir mediterranea Sauna sudatoria, in capanna e mollo fiume Bevi molt’acqua, prim che inizi temprature
Medicin della selva, 4:1 o 3:1 rapporto[18] Si aggiunge del limone, o vitamina C Stratifica a panino, caapi poi chacruna In pentola con acqua, a fare bollitura
Pression e calore, che sale dentro te Paura del distacco, ipotetico dal corpo Immagini cangianti, al ritmo degl’icaròs Sprazzi di passato, e futuro a zigo-zago
Velocità di fuga, che assalgon le paure Assiem a insicurezze, la mente a torturar Totale confusione, ma la fiducia sol riman Nella purga di yagè, medicina sovruman
Mi aiuta a purgare, la ment’overnutrita Muovo nel pensiero, emisfer che prediligo A scapito d’istinto, mente paio prigioniero Alla mattina riordinato, bene son foriero
Giaguaro d’amazzonia, ruggir aperte fauci Vidi forza d'otorongo, vomitand in bacinella Medicin esprim potenza, a liberar tuo mal Turbina la mente, in mosaico a riordinar
Un angelo legato, da sottil filo cordone Rimembra la missione, ammicca è da l'ok Scintilla da suo petto, la luce mi raggiunge Figlio divin sono, essenza che congiunge
Lavora medicina, ripulendo riordinando La mente dell’infanzia, dal buio e da paure Scene delle suore, ch’imbrigliano gl’instinti Piacere e punizioni, si mischiano indistinti
Peccato originale, era modo pei cristiani D’intendere l'avvio, al processo dualità Super tue paure, invitandole alla danza Terror divien amplesso, cuor diviene stanza
Purgatorio pare gruppo, lavorato da yagè Dante gira in tondo, le tossine vuol veder Michelangelo e Manzoni, iniziano operar Scheletri d'armadi, vedi uscir gesticolar
Le regole del gioco, tentò cambiar Gesù Grande Scherzatore, ovvero anti calcare Spezza ogni prigione, di schemi irrigiditi Le regole svelò, nel cuor deglì israeliti
Tosto dimostrò, che dietro nulla esiste Solo una risata, e pur gioia del giocar Amor di Mama rossa, antico sauro sapo Respira ritma tempo, con alito del drago
Gioco manca al mondo, l’amor semplicità Qualunque ruol è buono, se armonico ti fa La paura non esiste, se riconosci in tutto Gioco di finzione, risata in bimbo putto
Società che cresce, rincretinendo in sé Sol quando stai male, cerchi oltre di tè Bambini si ritorna, al gioco dell’inconscio L’acqua appare sacra, oracolo responso
Sappi che la vita, è un gioco e nulla più Messaggio è tutto qui, inizia a far drum dru Risuona intero cosmo, con tua intonazione Amor luminazione, è gioia e compassione
Trova pur coraggio, vedi gioco ovunque Anche nella morte, cari e degli assenti Vivi illuminazio, ovver risveglia il gioco Sogno è un illusione, fugace come fuoco - consagração do aposentoDentro do circulo infinito da Divina presença, que me envolve inteiramente, afirmo: Hà uma sò presença aqui, è a da Harmonia que faz vibrar todos os corações de felicidade e alegria. Quem quer que aqui entre, sentirà as vibrações da Divina Harmonia.
Hà uma sò presença aqui è a do Amor. Deus è Amor que envolve todos os seres num sò sentimento de unidade. Este recinto està cheio da presença do Amor. No Amor eu vivo, me movo existo. Quem quer que aqui entre, sentirà a pura e santa presença do Amor. Hà uma sò presença aqui, è a da Justiça. A Justiça reina neste recinto. Todos os atos aqui praticados são regido e inspirados pela Justiça. Quem quer que aqui entre, sentirà a presença da Justiça.
Hà uma sò presença aqui, è a presença de deus, o Bem. Nenhum mal poder entrar aqui. Não hà mal em Deus. Deus, o Bem reside aqui. Quem quer que aqui entre, sentirà a presença Divina do Bem.
Hà uma sò presença aqui, è a presença de deus, o Vida. Deus è a vida essencial de todos os seres. È saùde do corpo e da mente. Quem quer que aqui entre, sentirà a Divina presença da Vida e da Saùde.
Hà uma sò presença aqui, è a presença de Deus a Prosperidade. Deus è prosperidade pois ele faz tudo crescer e prosperar. Deus se expressa na Prosperidade de tudo o che aqui è emprendido em seu Nome. Quem quer que aqui entre, sentirà a Divina presença da Prosperidade e da Abundãncia.
Pelo simbolo esotérico das Asas Divinas, estou em vibração harmoniosa com as correntes universais da Sabedoria, do Poder e da Alegria. A presença da Alegria Divina è sentida por todos que aqui penetram. Na mais perfeita comunhão entre o meu Eu inferior e o meu Eu Superior, que è Deus em mim, consagro este recinto a perfeita expressão de todas as qualidades Divinas que hà em mim e em todos os seres. As vibrações do meu Pensamento são forças de Deus em mim, que aqui ficam armazenados e daqui se irradiam para todos os seres, constituindo este lugar um centro de emissão e recepção de tudo quanto è Bom, Alegre e Pròspero.
[1] Tale bevanda, purgativa e iniziatica, è oggi usate anche per rafforzare l’identità filosofico-religiosa e strutturale di nuovi gruppi e culti brasiliani sincretici (União do Vegetal, Santo Daime) che offrono risposte ai nuovi bisogni di trascendenza. [2] manioca bollita; l’ayahuasca è brasilianizzata in “Dai a me’ [3] la mitopoiesi di Juramidam, ricalca il solco di altri profeti del passato e Santo Daime, per crescere necessariamente accoglie il sincretismo con altri culti, che include in nuove linee, secondo il modello dei re magi o savi cinesi (Fu-Lu-So, felicità-incenso, prosperità-oro, lunga vita-mirra) che rendon omaggio al nuovo “Re nella nuova Betlemme nella Foresta”.
[4] il CONFEN, dopo varie visite a Ceu de Mapia e aver partecipato ai rituali del Daime, non trovando nessuna evidenza di rischi potenziali per la salute individuale e l’ordine pubblico, dichiara legale l’uso dell’ayahuasca in contesto rituale. Altri culti riconosciuti son União de Vegetão e la Barquinha. Quest’ultima è una costola del Santo Daime e deriva il nome dal tempio primo sito su una barca da fiume, tale culto variopinto, include processioni alla Madonna nera tamburi all’aperto e danze d’incorporazione (sincretismo di riti cattolici dei pescatori e culti afrobrasiliani a caboclos e orishàs). Cefluris è la struttura, riconosciuta dal governo brasiliano, che associa tutte le chiese del Santo Daime con la chiesa madre di Ceu de Mapia, fondata da Padrino Sebastião nel 1982. Ogni comunità è guidata da un Padrino/Madrinha, sebbene la primaria relazione spirituale degli associati è sempre col Daime che agisce da guida e insegnante. Gli iniziati diventano membri della comunità del Santo Daime dopo varie sessioni di lavoro e dopo aver riconosciuto che il Daime è capace di metterli in contatto con la loro luce divina interiore. I membri contribuiscono economicamente, come ogni altra chiesa o culto organizzato, al supporto dei loro leader, ai costi di produzione, distribuzione del sacramento e a preservare gli ecosistemi della foresta in cui cresce.
[5] Mota morì di infarto, mentre visitava la Chiesa daimista di Pedra de Guaritiba (Rio de Janeiro). Alla guida CEFLURIS gli successe il figlio: Alfredo Gregorio Mota de Melo. Alcuni leaders delle nuove chiese urbane iniziarono a viaggiare all’estero, organizzando rituali daimisti, negli USA, Europa e Giappone, spesso con varie associazioni del movimento della Nuova Era. Nel 1994 esponenti CEFLURIS da Rio de Janeiro organizzarono rituali leggermente riadattati, in Olanda, Italia, Spagna, Svizzera e Germania. [6] Jacques Mabit, medico senza frontiere fondatore del centro Takiwasi in Perù, racconta: “sperimentai la morte, serpenti e giganti, lo spirito di ayahuasca mi disse in sogno, di visitare alcuni guaritori delle filippine, templi Buddista in Thailandia, specializzati nella cura integrale delle tossicodipendenze, al fine di apprendere l’arte e l’organizzazione di una comunità terapeutica. In seguito assieme ad altri, fondai Takiwasi, comunità terapeutica basata sulla medicina di ayahuasca. Il primo mese, mi concentro sul corpo poi passo alla psiche / affettività dove i pazienti connetton con la famiglia, le memorie e il loro posto nel contesto umano, la loro vita acquista un significato. Un paziente prese ayahuasca 40 volte al fin di aprire il cuore, metterci la femminilità e lasciarla lavorare: Lei mi guida sempre nelle decisioni, tramite sogni flash e intuizioni quotidiane, a volte tramite ciò che la gente ti dice.. e senti subito che quel messaggio è diretto a Te”
[7] Juliano e Liliana di Brasilia, nella Cachara familiare ((fattoria) di madrinha Conceinsão, studiano e documentano, per l’università della capitale, gli effetti terapeutici del "Trabalho di Banca aberta", cioè il lavoro catartico in cui ciascun partecipante può liberamente manifestare il proprio potenziale espressivo. Tale lavoro è in calendario il 27 di ogni mese, per tutte le chiese Cefluris del Brasile. [8] La nuova leggenda, vuole che Ayahuasca fosse un fratello dell’Inca Atahualpa il quale, dopo la sconfitta ad opera dei conquistadores spagnoli, si rifugiò prima in Machu Picchu e poi in Amazzonia con parte della sua gente. La storia, diffusa presso molte chiese del Santo Daime, tenta di collegare la medicina dell’ayahuasca con lignaggi dinastici della civiltà inca, tuttavia, senza ripudiare dall’origine semplice e tribale della stessa, in seno a varie etnie indie dell’amazzonia, che la usarono e usano da svariati millenni accanto altre medicine. [9] Il viticcio/liana dà la forza maschile, mentre le foglie a lui sposata, dà luce, capacità di visione e intuizione femminile [10] Fra i Tukano e altre gruppi dell’amazzonia, la Maloca è la grande casa comune del villaggio, essa rappresenta l’utero e il suo ingresso la vagina. Donna Yajè entra nella porta vagina e penetra nella casa-utero provocando lo stordimento sessuale degli uomini, com nei rituali tantrici della mano sinistra. [11] poiché l’umanità aveva bisogno di un ponte, Padre Sole cercò un cordone ombelicale (liana yajè) e trovò il colore giallo, quale mezzo per scegliere e accoppiarsi alle donne [12] banisteriopsis caapi la prima e psicotria viridis la seconda. L’azione sinergica di queste due piante, stimola il processo di cura e riorganizzazione dell’intero organismo umano. La ghiandola pineale secerne dimetiltriptamina (DMT), molecola che equilibra il rapporto tra i due emisferi del cervello, (ragione con emozioni e sentimenti); mostra ansie e paure che alimentano malattie e angosce esistenziali e stimola l’autocoscienza della propria identità e natura profonda. La DMT sintetica, se ingerita oralmente, non ha alcuno effetto in quanto viene resa inattiva dalla monoammino ossidasi (MAOs), un enzima del tratto digerente che ha funzione di ossidare molecole attive estranee, che noi ingeriamo a mezzo del cibo. In natura esistono sostanze in grado di inibire tale enzima per alcune ore, tra di esse le Beta-carboline di cui fan parte armina ed armalina presenti nella liana caapi. Queste aprono il passaggio anche a sostanze attive aventi effetti deleteri sul sistema metabolico tipo sale, caffè, alcool ecc., pertanto prima dell’ingestione della bevanda, viene seguita scrupolosa dieta onde evitare che sostanze comunemente innocue possano trasformarsi in potenziali agenti patogeni. I Chacra sono appezzamenti (giardini) della giungla che sembrano ripuliti senza intervento umano, a causa del suolo molto povero che non permette la crescita di vegetazione di massa. Gli autoctoni credono che questi siano punti di potere di vari genios, e che rituali di ayahuasca qui tenuti, rilascino vivide visioni nei partecipanti
[13] Almeno 4 ore prima è bene evitare qualunque cibo pesante (Vini, birra, cocco, carni rosse, caffè, derivati latte stagionati o acidi, banane, avocado), puoi bere succo di frutta d’agrume o mela. 1 gr. lecitina bevuto 2 ore prima della sessione eliminerà gran parte della nausea e masticare zenzero dopo l’ingestione di ayahuasca elimina il sapore amaro [14] Brujos è l’altro lato dei curanderos, guaritori coinvolti nel lucro di nuocere alle persone, spesso lo diventano poichè non riescono a mantenere la dieta necessaria a divenire un curandero della giungla e preferiscono lavorare soprattutto con pianta ad alto rischio tossico
[15] Don Romulo, professor di college, è maestro ayahuaschero iniziato dal padre curandero, vive spesso solo, nella chacra (piantagione) di famiglia, nella giungla di Loreto dove coltiva le sue piante. Col tempo ha sviluppato una cultivar chacruna chiamato samiruca. Dona Mari è una vegetalista perfumero che dieta con i profumi estratti da diverse varietà di piante maestro. Bagni o semicupi post-sessione (10min) composti da acqua speziata con essenze profumate, son tonificante del corpo e della buona sorte. [16] Uno degli ingredienti aggiunti per scopi medicinali è la Brugmansia suaveolens (insignis, sanguinea o arborea) detta Toe-ay o Campana Borachero, di essa si usano semi, fiori, radici e foglie; ha virtù spasmolitiche, anestetiche, anti-asmatiche, anticolinergiche, narcotiche e un certo controllo nella malattia di Parkinson. Un bagno caldo preparato con le sue foglie, è usato a contrastare cattive tossi e bronchiti; foglie arrotolate sono buone da fumare contro l’asma, mentre in cataplasmi sono applicate a ferite, gonfiori e artriti, reumatismi e vari spasmi; il succo bollito mescolato con lardo è usato per scottature, infiammazioni ed emorroidi; 3 foglie di Toè aggiunte allo yagè danno secchezza nella gola e altri effetti spiacevoli, ma incrementano la visione per via dell’alcaloide scopolamina in esse presenti. I semi di Brugmansia invece, sono più difficili da dosare poiché contengono più % di alcaloidi tropanici (iosciamine, atropina e scopolamina). Nel bacino del Rio delle Amazzoni ha molti nomi tribali: Gayapa e Kanachiari per gli Shipibo-Conibo, Toa o Maikoa per i Jivaro, Chuchupanda per gli Amahuaca, Saaro per i Machiquenga e Floripondio per i Maricahua.
[17] Montes: “Mapacho (Nicotiana rustica) nero della giungla è cibo del mariri, se non lo nutri con fumo di tabacco, il mariri può fuoriuscire dalla bocca del vegetalista esponendolo ai pericoli di venir rubato da un brujo e lasciarlo sprotetto”
[18] esempio: 12 kg caapi + 3kg chacruna. Prima cottura per 3 ore circa, scolatura, ripeti poi miscela assieme le due scolate. Terza cottura del miscelato per circa 4 ore, lasciar raffreddare quindi imbottigliare, conservare in frigorifero o cantina, se per molto tempo, prima d'uso ribollire 5 minuti, e assumere a stomaco vuoto; prima d’assunzione della medicina, astenersi da cibo o almeno zucchero, sale, olio, grasso, mentre è consigliabile bere una bevanda acidula come limonata fresca o spremuta di arance, per preparare lo stomaco
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Ganja canapina, Tantra India ravviva(a Marzia Geeti Giallino e alla nuda regina delle biomasse)
Navigando in mari, di canape incontrai Scogli e puer secche, derive con pantani Anche pure acque, spiagge mai sfiorate Atolli ben dorati, e cime alte profumate
Luoghi in meditazio, dono sempre nuovo t’ho amato t’amerò ancor mia donna Ganja Sei forte e sei robusta, e sai esser delicata Preziosa spiritosa, esigenza mia appagata
Di te posso vestirmi, senza alcun pudore Evitando inquinamento, di chimico scolore Rispetti nostro mondo, crogiolo dei venturi Supporti miei pensieri, su te li scrivo puri
Senz’alberi tagliare, montagne disboscare Le cui lacrime e ferite, sol Flora sa curare E diventano alluvioni, sulle città d’umani Che van dimenticando, don delle tue mani
Chiusi nelle gabbie, ferriate e trasparenti Illusi di sapienza, e vigor obsolescenza Privi di speranza, e incapaci di odoràr I sogni potenziali, che flora sa ispiràr
Io con te mi curo, e il verde riverisco Quella tua esplosione, di gioia primaver I tuoi vitali cicli, scandiscono mio tempo Armonizzando fasi, di crescita evolvendo
Dell’essere del mondo, esser tutto sempre In ogni luog’istante tua massa è riscaldante Di te posso nutrirmi, lavarmi e pur vestirmi In te nulla mi manca, Io salpo miei navigli
Poi apro le tue vele, e con coraggio parto Inizio questo viaggio, te prima propiziando Sette fasci di canne, danno due lenzuola Sacchi e bisacce, e vestiti per scuola
Canapa in dote, per preparar lenzuola Tovaglie canovacci, tessute a man telaio Il Torcolo di Onano, uno stretto arrotolare Pria stender asciugare, attorcere pressare
Scomparsa è nella Tuscia, la canapicoltura Ma ancor resiste l’uso, di canovaccio d’uso Per domestici servizi, e far teli pannaroni Resiston in campagna, a usur e pisciatoni
Di logore lenzuola, ne fanno riciclaggio Morbide per fasce, interne per neonati Posta fra le gambe, previene rossamenti comunità a ospedali, dona sen commenti
Filàn con rocca e fuso, donne nei cortili Il filo vien bagnato, costante con saliva Filare è un allusione, a lento consumare Il fato delle Parche, è vita sconocchiare Ogni madre e moglie fila, tesse identità lascive tessitrici, tra Elleni come Atzechi mentre presso Maya, presiede gestazione Dea tessitrice che, fa la sessual lezione
Seminan pianta, fine marzo inizi aprile Mietitur, appozzatura, macerazio in 8 dì Di fasci accatastati, sott’acqua trattenuti Sassi a separare, corteccia e fusti nudi Donna trasforma, lana canapa e lino Informe naturale, in biondo canepino Con telai fai-da-te, e motivi culturale Or in monopoli, minaccian annegare
Ganja naga dà, legger rilassamento Leggera euforia, come ogni caffeina Inibenti depressivi, alcooli e barbituri Abbassano la veglia, degli ansiosi puri Il Tantrismo riunisce l'uso cerimoniale della Cannabis e, l'impiego consapevole dei "veleni" con lo yoga sessuale in un sistema completo di pratiche per il raggiungimento del nirvana.
In India e Nepal, la Ganja svolge ruolo Religioso in pieno, dai tempi di antenati Si mescola a dottrine, pratiche montane Scuole Shiva Devi, e miscele tibetane
nei regni Bengalesi, culmine raggiunse così in Himalayani, in periodi medievali Mahanirvana Tantra, nei suoi versi narra Ciò che è praticato, negli indiani sabba
"Ciò che si riceve, accorda alla natura del ricevente”. Il lettore di un qualsiasi testo tantrico aperto, riceverà ciò che è in accordo con la propria natura. Sciamani, tantrici ed altri, passati per lunghi processi preparatori, possono trovare utile ciò hanno e per hanno lavorato. Quelli non sottoposti alla loro preparazione, al contrario, faranno solo l'esperienza di un caos di immagini confuse, senza valore oppure, di qualche forma di disturbo psichico: In uno dei dipinti di Aleister Crowley, sta un albero morto, da un ramo è sospeso, per il collo un cadavere, simbolo della transizione da uno stato di coscienza all’altro; dietro l'albero fa capolino un folletto a guardia di 2 Amanite, ha i lineamenti di C.G.Jones, farmacologo che introdusse Crowley alla Golden Dawn. È yoga del sesso, varietà del sâdhana Una via che conduce, kundalin risvegliata Un sesso iniziatico, ne stimola il diletto A livello pancatattva, Dioniso è diretto È l’esperien raggiunta, con aiuti esterni Bevande decisive, più donne saktizzate Il rituale si realizza, in sabba dentro Te Quan donna kundalini, appare là da Sé
Bevanda-veleno, si origina da evento Frullamen del mare, primordial di latte Avendo Dei perduta, l’immortal Amrita alleano con gli asura, per estrarla viva
Lavorano all'impresa, fino a mille anni Frullando il mare-latte, emersero entità Dea del loto e vino, Surya e Danvantari Medico del cielo, che amrita reca in vasi
Dal frullamento emerse, pur veleno blu E coi fumi suoi potenti, ferma l'universo Dio Siva allora tenne, veleno nella gola Che divenne blu, così ci appar tutt’ora
I demoni cercaron, tenere a se l'amrita Origina battaglia, che i Deva fanno vinta Nel tantra tale amrita, dell'Oceano Latte Bevàn della vittoria, è vijaya ganja mate Lo yoga originale, include l'uso droghe Per acquisir la brami, benzina delle siddhi Nel testo Patanjali, l’ottengono più modi La nascita e piante, mantra e psichi vuoti
La pratica tantrica è difficile e pericolosa poiché prevede la rottura di profondi tabù, quali consumare carne, bere vino e l'incesto, e utilizza cinque elementi essenziali come mezzi di liberazione cinque (pancamakâra) sostanze da usare in relazione ai 5 elementi: partecipazione della donna (maithuna, etere); vino o altro inebriante (madya, aria); carne (mamsa,fuoco); pesce (matsya,acqua); cereal (mudrâ, terra). Quando impiegati realmente, si parla di "pratica della mano sinistra". Quando impiegati simbolicamente o surrogati (latte al posto del vino, ecc.), si parla di "pratica della mano destra”. [27] Il praticante della "mano sinistra" è detto vira, eroe. Le sue cerimonie iniziano a mezzanotte o prima della sera. Nella seconda metà della notte, il sadhaka si sveglia, siede sul letto e inizia a meditare sul suo guru nella sua mente. Segue un insieme di procedure preparatorie, fra cui il lavaggio rituale del corpo, che hanno scopo di concentrare il pensiero e focalizzare le energie del sadhaka per il rito seguente. Il prossimo passo è di consacrare alla Dea, il frullato di latte di cannabis, pozione vijaya che gli adepti san prepare. A volte una piccola palla di bhang inumidito nel latte o acqua; nell'India contemporanea è un delizioso frullato di latte di cannabis, saporito con semi di papavero, mandorle, cardamomo e spezie.
Nella scena indiana l'adorante deve superare enormi inibizioni culturali e l'uso del bhang è un disinibitore che agisce come intensificatore sui sensi e la consapevolezza, quan l'adorante sviluppa, sotto suo effetto, con riti selezionati, la consacrazione dei cinque "M". L'intera cerimonia può essere svolta senza la Cannabis, ma sarebbe altro rito, forse della mano destra o simbolica, come svolgere una cerimonia del peyote senza peyote. Senza il suo impiego nell’una o nell’altra forma il culto della Sakti è impossibile. Esso impiega bevande inebrianti e sesso a fini iniziatico-estatici ed è attestato anche in varietà tantriche del vishnuismo.
Il rituale mira a sacralizzare le funzioni naturali della nutrizione e del sesso. Il rito deve incidere su questa stessa esistenza, in forma concreta. Tutto ciò che il pacu, l’uomo animalesco, compie nella forma del bisogno e desiderio, dal vira deve essere vissuto con animo ampio e liberato, nel senso di un rito e offerta a sfondo cosmico. La ritualizzazione della vita è caratteristica di ogni tradizione. L’Occidente conobbe le epulae romane (pasti sacrali) fino a tempi tardi, riflesso della concezione d’incontro fra uomini e dèi. Mentre anche nel cristianesimo si dice: «Mangia e bevi in gloria di Dio»,
L’impiego sacro delle bevande inebrianti è antichissimo e attestato: soma-haoma iranico, vino dionisiaco (che nella mistica persiana da ebbrezza reale ed astrale) e orgia mistèrica. Nel tantrismo il vino è chiamato acqua causale, kâranavâri e acqua di sapienza, jnânâmrta. La forma (rûpa) del Brahman è chiusa nel corpo. Il vino può rivelarla, così gli yogî lo usano. Coloro che usano il vino per proprio piacere, anziché per la conoscenza del Brahman (Brahmâ-jnâna), rischiano la perdizione. In tal sostanze, sta la forma liquida di Çakti stessa, (letter.: la salvatrice liquida), colei che salva; in tale forma è datrice di liberazione, fruizione e brucia ogni colpa. Il vino è sempre bevuto da coloro che hanno conosciuto l’ultima liberazione , da coloro che sono divenuti adepti e si sforzano di divenirlo.
“Avendo bevuto e poi di nuovo bevuto, essendo caduti per terra ed essendosi rialzati per bere ancora, si raggiunge la liberazione”.
Come in tanti altri casi, la frase è polivalente e include un’interpretazione astrale e concreta: portarsi fino a un limite, riaffermarsi e andare oltre di là da ogni collasso, mantenendo la coscienza e la direzione dell’esperienza.
Il sadhaka prende una ciotola di vijaya e la colloca sulle "fondamenta", il triangolo equilatero disegnato di fronte a lui sul terreno o pavimento come mandala protettivo. Per purificare la droga e consacrarla alla sua divinità prescelta (Kali), recita il seguente mantra-icaro per la consacrazione del vijaya:
OM, HRIM, AMRITE, AMRITODBHAVE AMRITA-VARSHINI AMRITAM AKARSHAYA-KARSHAYA: SIDDHIM DEHI: KALIKAM ME VASHAM-ANAYA: SVAHA. OM è la sillaba-germinale per il chakra in cima alla testa; HRIM è il maya-vija dellla dea e tentatrice shakti, sillaba dell'universo illusorio. AMRITA è il nettare degli dei, lo stesso vijaya; SIDDHI è il potere occulto, il frullato di latte di Cannabis; SVAHA è la frase di chiusura di tal tipo di mantra, "così sia". Il mantra significa:
"OM, HRIM, Nettare Immortale, che si erge dal nettare, che riversa nettare, attrai nettare ancora e ancora; conferisci su di me potere magico; porta Kali nel mio potere; così sia".
Ripetendo in silenzio il suo mantra per sette volte, il sadhaka esegue poi gesti specifici (mudras) sopra alla ciotola di vijaya: vacca, yoni, chiamata o invocazione, del benvenuto, fissazione di qualcosa nel luogo, il mudra che mette la santità in una seduta, dell'ostruzione che respinge le forze demoniche e il mudra del confronto che porta l'adorante e il vijaya faccia a faccia con la divinità. Tali gesti magici portano il potere della Dea nella Cannabis. Il sadhaka medita sul guru nel loto dai mille petali in cima alla sua testa con il mantra: "AING, Oh Signore della Beatitudine, offro questa libagione al piedistallo del guru, obbedienza a lui". solleva la ciotola di vijaya di fronte alla testa per offrire nel suo cuore il bhang a Devi; e di nuovo solleva la ciotola cantando il mantra alla dea della parola, Sarasvati: "AING, parla, parla, O orante della parola. Tu che porti tutta la verità sotto controllo, rimani sempre sulla punta della mia lingua". Quindi beve il vijaya dalla ciotola. Con l'ultimo mantra l'adorante trae l'energia della Kundalini, dea in forma di serpente (avvolto nel centro più basso del corpo), verso il regno di Sarasvati, la punta della sua lingua, per ricevere l'offerta di vijaya. Bevendo il frullato di latte egli lo sacrifica alla dea, nel ricettacolo yoni da cui è venuto.
Bevuto il vijaya si inchina al guru, ponendo i palmi piegati sopra all'orecchio sinistro; quindi a Ganesha, palmi piegati sull'orecchio destro; infine all'Eterna Dea Primeva, palmi nel mezzo della fronte. Ciò conclude la consacrazione e l'offerta della Cannabis alla Dea e il sadhaka sistema gli articoli dell'adorazione (latte, fiori, ecc.) alla sua destra e gli articoli tantrici (vino, ecc.) alla sua sinistra, purificandoli con spruzzi di acqua e mantra appropriati. Poi "recinta i punti cardinali" proteggendo l'area con gesti e canti in modo tale che nessuna ostruzione possa introdursi. Ora svolge un rito chiamato Bhuta-shuddhi, la pulizia degli elementi di cui il corpo è costituito (bhuta). Questo è una rapida salita immaginaria, mentale, della forza della Kundalini dentro se stesso, guidandola progressivamente in alto, verso i centri di energia del corpo, dissolve gli elementi di ogni chakra verso il successivo centro di energia superiore. Quando la Cannabis è assunta oralmente in alte dosi, impiega circa un'ora prima che i suoi effetti siano completamente percepiti. Il rito mentale del Bhuta-shuddhi aiuta, allora, nella salita degli effetti e viceversa: bere bhang facilita la meditazione. Il sadhaka non ha mangiato per 24 ore prima della cerimonia, e la "immagine del peccato”, nell'addome, riferisce ai borbottii interni che spesso si presentano quando uno ha mangiato una gran quantità di bhang a stomaco vuoto. Il sadhaka inizia a percepirne gli effetti, e i riti purificatori (Nyasa), sono ora comprensibili: mettere le punta delle dita e il palmo della mano su diverse parti del corpo per infonderle di vita divina.
La seconda parte del rito consiste nella formazione del chakra o cerchio degli adoranti maschio e femmina, i Shiva e le Shakti, ciascuna donna alla sinistra del suo partner maschile. Viene adorato il luogo e il circolo, dopo di che vengono consacrati i cinque "M". I vassoi contenenti vino, pesce, carne e cereale sono purificati e posti nel centro del cerchio alla portata dei partecipanti. Le coppie formano un cerchio al centro del quale si trova il signor del circolo (cakrecvara) con la sua compagna. Mentre le donne dei partecipanti sono discinte, quel del cakrecvara è interamente nuda. ogni donna risponde alla Çakti, così la donna nuda è immagine della Çakti libera, allo stato elementare. Il capo cerimonia e la sua shakti al centro, rappresentano la coppia divina paradigmatica nel centro del chakra superiore della testa in ogni partecipante Gli ingredienti dell'adorazione sono meditati e consumati uno per uno, con il potere divino invocato in essi con cerimonie simili alla consacrazione del bhang. Quando il sadhaka porta il vino alle labbra ripete il rito già visto con la bevuta del vijaya: porta mentalmente l'energia della Kundalini sino alla punta della lingua e offre la libagione alla Dea in tal luogo. Nello stato di esaltazione indotto dal bhang e dai riti di concentrazione, il vira si vede unito all'oggetto dell'adorazione, diventa la stessa divinità mediatrice. Il sadhaka è mero veicolo mediante il quale la dea (nel vino, ad esempio) riunisce con la dea Kundalini in se medesimo. Questo è il senso tantrico in cui sacrificare vino, pesce, carne o cereale alla Dea, è mangiarli. Questo rituale è ripetuto per la consumazione dei sacramenti tantrici.
Così con maithuna, copulazione rituale. Se la donna partner è una sadhaki, è passata attraverso le purificazioni preparatorie svolte dall'uomo. Altrimenti, va preparata con certe procedure: il sadhaka le fa il bagno, scioglie e pettina i suoi capelli, l'adorna con profumi e la fa sedere su un letto o divano purificato. Egli svolge dei Nyasa sul corpo di lei, toccandole la fronte, gli occhi, le narici, la bocca, le braccia e le cosce, mentre pronuncia le lettere sanscrite. Se ella non ha mai partecipato ai cinque "M", egli si ciba della noce di betel di lei, tocca il suo pube per un istante ed emette la più intima sillabe-germinale della Dea, AING, per un centinaio di volte. Durante l'atto sessuale l'adorante recita questo verso: "OM, Tu Dea risplendente per l'offerta del dharma e del non-dharma, nel fuoco del se, usando la mente come mestolo sacrificale, lungo la via del sushumma, io che sto ingaggiando nel bardare gli organi di senso, costantemente offro questa oblazione". Meditando continuamente sull'unicità di Shiva e Shakti e ripetendo (mentalmente) le lettere dell'alfabeto, sadhaka continua e alla fine "abbandona il suo sperma" con il mantra: "OM, con luce ed etere come le mie due mani, io, esultante, faccio affidamento sul mestolo, io, che prendo dharma e non-dharma come ingredienti sacrificali, offro (questa oblazione) amorevolmente nel fuoco, Svaha".
I testi differiscono sul fatto se l'uomo debba abbandonare il suo sperma. I Buddisti istruiscono l'adorante a trattenerlo, mentre alcuni testi induisti richiedono la eiaculazione. Ciò dipende in parte dalla via che il sadhaka segue e dalla sua capacità yogica. Il punto, in entrambi i casi, è di prolungare il rapporto il più possibile (recitazione continua di sillabe) per costruire la tremenda energia sessuale così generata sino a che la coppia è circondata da un'aurea infuocata, un "venire" molto prolungato e non specificatamente genitale, un senso di unità divina. Sprizzano scintille per ore, in questa danza cosmica, il cervello si scioglie e viene esperienziata la liberazione.
La concezione del sacrum sessuale, è propria a molte civiltà tradizionali. Nelle Upanishad l’unione sessuale viene assimilata a un azione sacrificale: la donna e la sua vagina, sono il fuoco in cui si sacrifica, e sono date formule per ritualizzare l’amplesso cosciente, non lascivo, tra uomo e donna come Cielo a Terra.
Il rituale può avere un carattere collettivo, quindi l’aspetto di un’«orgia». Eseguito in un circolo o catena (cakra) di praticanti, anche dei due sessi, dove l’associazione dell’uso del vino col sesso è possibile. Tuttavia, gli aspetti sfrenati evocati dalla parola «orgia» appaiono contemperati dalla presenza di strutture rituali. Non importa la sostanza da cui la bevanda inebriante è ricavata (il vino indiano non è di uva), condizione essenziale è che sia purificata e abbia l’effetto previsto. Bere vino non purificato è come bere un veleno, abbrutisce e non dà risultati poiché la divinità che vi risiede non viene propiziata. La purificazione comprende un procedimento contemplativo e rituale, inteso a condurre ad uno stato dove l’uso della bevanda propizia contatti ed agisce in modo estatico. Processo di transustanziazione nel quale interviene l’immaginazione magica e sono usati mantra. L’operazione preliminare di purificazione ha carattere collettivo, compiuta in circolo sotto la guida del cakrecvara, che si pone al centro di esso ed ha davanti gli elementi da purificare. Il cakrecvara pronuncia la formula dell’identità del sacrificante, del sacrificio e di colui a cui si sacrifica. Dopo di che, segna per terra alla sua sinistra in rosso vivo un simbolo grafico (due triangoli intrecciati, dio e dea, con al centro un circolo o un triangolo rovesciato, simboli del vuoto che sta di là della diade, è trascendenza. Sull’esagramma viene posato uno vaso rituale contenente la bevanda. Cakrecvara evoca poi la presenza della dea con varie formule rituali.
Il recipiente è velato con un velo, a significare che la bevanda materiale copre Dea dormente nella bevanda (Devî Sudhâ), poi è rimosso, e il vino contenuto nella giara diviene soma. La dea è invocata come amrita (ambrosia, senza morte), e la purificazione si completa con la rimozione della maledizione che pesa su bevande simili, rituale neutralizzazione degli effetti negativi che tali bevande posson avere. Infine, il Cakrecvara pensa che il dio e la dea si congiungano nella bevanda inebriante e che questa si satura dell’elemento vitale generato da tale congiungimento. Così vengono realizzate le condizioni interiori e sottili a che il rito con la bevanda inebriante possa agire nel senso voluto. Compiuto in un circolo o catena, l’efficacia del rito è accresciuta dal vortice alimentato dalle coppie che circondano il cakrecvara, le quali evocano le stesse immagini e compiono gli stessi atti spirituali. Viene detto che solo chi è iniziato beve la bevanda inebriante e che solo chi ha ricevuto una piena iniziazione può fungere da signor del circolo, dirigere il rito e distribuire la bevanda. Il circolo assumer il carattere di una catena divina. Sono «qualificati a farvi parte solo coloro che hanno cuore puro, non toccati dal mondo esterno, coloro che: “possedendo la conoscenza di ciò che è reale, considerano questa esistenza, sia negli aspetti mutevoli che in quelli immutabili, come una sola cosa col Brahman”.
Dopo l’uso delle sostanze inebrianti ecco l’uso del sesso (etere) che nel pancatattva occupa il posto più alto. Nella prassi si distinguono più livelli. pratiche di tipo stregonico, come, ad esempio, riti nei quali l’uomo, per conseguire certi poteri, cerca di captare alcune entità femminili, fascinandole e assoggettandole, a mezzo incantamenti, nella persona di una donna reale e possedendo questa donna in un luogo selvaggio, foresta o cimitero. La struttura di queste pratiche tiene analogia con le pratiche sessuali a fondo iniziatico, ma in selvaggia decondizionalizzazione dell’essere. Con la promiscuità e momentanea rimozione di ogni limite e la rievocazione orgiastica del caos primordiale, certe forme oscure di estasi sono propiziate. In alcune cerimonie collettive orgiastiche del tantrismo viene in rilievo una spersonalizzazione e una completa rimozione di ogni interdizione. Infatti, oltre alle orge nelle quali ogni uomo sceglie la donna con cui unirsi, ve ne sarebbero altre in cui deve essere il caso a decidere quale sarà la donna di ogni partecipante. Le donne mettono in un mucchio i loro corpetti, ogni uomo ne prende uno dal mucchio e la sua compagna sessuale sarà la donna a cui corrisponde: che essa, eventualmente, risulti essere la propria figlia o la propria sorella non muta la regola; soltanto questa donna potrà venire usata. La norma, di usare soltanto la propria moglie, formulata per i gradi inferiori, è revocata nel caso del vîra: questi può avere rapporto con qualsiasi donna. È considerato il matrimonio di Dioniso-Siva (dio che protegge tutto ciò che esce da regole). Si tratta di una unione temporanea, sebbene rinnovabile, con giovane da usare nel cakra, presa con sé senza un rito matrimoniale indù. I pacu sono esclusi, qualunque sia la casta a cui appartengono. Nella cerimonia orgiastica, si forma un clima magico-estatico collettivo e un vortice fluidico che ha centro nella coppia in mezzo al circolo. Se il fine è spirituale, per le stesse cerimonie collettive orgiastiche sessuali del pancatattva,[28] il quadro è lo stesso di quello dell’amplesso di una singola coppia. Ogni uomo incarna Siva o purusha, ogni donna Sakti o prakrti. Nel rito, l’uomo si identifica con l’un principio, la donna con l’altro. La loro unione riproduce la coppia;
I due principî, sivaico-maschile e saktico-femminile, che nel mondo manifestato e condizionato appaiono separati secondo la dualità, nell’ istante dell’orgasmo sessuale ricongiungono evocando Siva androgino, l’unità del Principio. Nell’ermetismo alchemico e detto: «Beati gli Atteoni che possono vedere la Diana nuda senza perire» Diana invulnerabile e mortale.
Dal punto di vista dell’esperienza, l’unione sessuale avrebbe un potere liberatore, sospenderebbe la legge della dualità, per un istante produrrebbe un apertura estatica, di là dalla coscienza individuale e samsârica. Uomo e donna, momentaneamente identici ai loro principi ontologici, Siva e Devî, presenti nel loro essere e corpo, nella simultaneità dell’ebrezza, dell’orgasmo e del rapimento che nell’amplesso unisce i due esseri, così da suscitare lo stato di «identità (samatâ) e di trascendenza (sahaja), in forma di piacere trasfigurato, presentimento della sambhodi (illuminaz.assoluta) e sahaja, l’incondizionato.
Oltre a sakti, la giovane donna che partecipa al pancatattva e a riti analoghi viene chiamata ratî (principio di rasa, rapimento e orgasmo). La tradizion indù associa il principio d’ebrezza alla Grande Dea, nella forma di Varunanî che in lingua pâli, designa una bevanda inebriante e una donna inebriata. Bere Devî Vârunî significa bere tali bevande. La dea è associata ad esse, la donna incarna rapimento ed ebrezza, tanto che nel rituale segreto della Via Della Mano Sinistra, si associa il rapporto con la donna a quello delle bevande inebrianti. Ratî, compagna del vîra, colei che è l’ebbrezza. A livello iniziatici, il vero siddha può usare nel rito qualsiasi donna di qualunque casta, e nei testi tantrico-vishnuiti, prostitute e devadasi.
Qui la donna non ha valore come tale, ma in relazione alla forza elementare di cui dispone o può ricevere, un fluido combustibile per un processo di arsione. Nel tantrismo vishnuita è ratificata l’irregolarità, nell’unione di Krshna e Râdhâ, coppia che viola l’amore coniugale, nell’amore parakîyâ, che non è amore per la propria moglie ma una graduazione della nudità della donna quando viene usata.
Nelle pratiche viene detto che la giovane, prima di essere usata, va consacrata: iniziata istruita nell’arte delle posizioni magico-rituali, il suo corpo va reso vivente con la tecnica del nyâsa. Così la donna, è ratî, çakti, mudrâ (posizioni tenute a provocare stato fluidico), è lâta (pianta rampicante), posizione in cui la donna si avvinghia all’uomo seduto, ed è lei ad avere la parte attiva nell’amplesso. Nello iata-sadhana, una fase preliminare (dhyâna) ha per oggetto la visione delle âsana rituali della coppia divina: Siva unito a Çakti-Kâlî. La giovane va amata secondo il rito. Prima deve essere pûiyâ e poi bhogyâ, cioè prima adorata e poi posseduta e goduta. L’adorazione varia a seconda dei livelli: se magico-iniziatico, essa va animata e resa proiezione di un immagine per mezzo della fantasia, fino a evocazione o chiamata del devatâ nella persona, corpo e carne della giovane. Il procedimento è detto dropa, ossia imposizione di una natura diversa all’oggetto benchè forma e sembianze sensibili restino la stesse. È temporanea transmutazione della donna, abitata ora dalla donna assoluta. È vidyâ (sapienza che risveglia e trasfigura), allusioni alla donna quale guru, iniziatrice della conoscenza trascendente, come nei Misteri della Donna,attestati nell’antico Occidente e in relazione alla prostituzione sacra esercitata nei santuari della Grande Dea. Qui l’uomo, unito alla donna partecipa al sacrum, e il tema dell’incesto ci ricorda che non esiste preminenza femminile.
Nel tantrismo siva è capace di azione solo se vivificato dalla Sakti. La yoginî, compagna del vîra, ha il potere di liberare l’essenza dell’Io. Durgâ è la dispensatrice di buddhi e la donna contiene potenzialmente questo principio che essa lascia agire assiem all’ebrezza e all’estasi che procura. Così nei Tantra buddisti, prajnâ ha lo stesso significato di vidyâ, vengono presentati buddha che conseguono l’illuminazione grazie al congiungimento con una giovane donna, e nel mahâsukha-kâya, Buddha è abbracciato dalla Sakti Târâ: inseparabile da lei, grazie all’estasi di cui essa è fonte e alla potenza creatrice di cui è l’origine, solo in esso i buddha trovano possesso del buddhatva. Vajrayâna e Mahâyâna, per la realizzazione, richiedono l’amplesso di prajnâ e upâya: conoscenza illuminante femminile e potere operante maschile). L’unione sessuale è vajrapadmasamskâra (samskâra= azione, operazione magica; vajra e padma, organi sessuali), generatrice dell’esaltazione e dell’estasi che rende vivente e illumina l’Io dell’uomo, potenziale portatore del diamante-folgore (matrice del vajra). Questa madre è anche la donna con cui ci si congiunge, che si possiede in unione incestuosa e assorbita.
Dal punto di vista interno, l’amplesso ha 2 fasi: la femmina lunare acquista il sopravvento sul maschio solare, lo assorbe e lo fa sparire in sé; poi è il maschio ad affermarsi, a montare sulla femmina e a ridurla alla propria natura (madre che genera il figlio e poi viceversa). In termini tantrici significa che la Çakti passa nella forma di Civa, diviene cidrûpinî-çakti (fase ascendente). la ‘Donna assoluta’ portata da un desiderio elementare, presa dalla stessa forza scatenata che nell’amplesso cerca il vajra-sattva, il principio maschio la placa, ne risolve la fiamma in fredda pura luce.
La femminilità è da ridestare nella sua pura qualità saktica (forza primordiale) che debba agire come qualcosa di pericoloso (uso della donna come acqua corrosiva) e disgregatore, quest’è l’essenza della Via della Mano Sinistra: cercare situazioni dissolutive, tossiche, per trarne un esito di liberazione. Per queste valenze della donna e la natura degli stati suscitati dal congiungersi con lei, a chi segue la via ascetica in senso stretto il tenersi lontani da essa è precetto categorico. Il Kulârnava-tantra dice: “Coi sensi dominati, distaccato, impassibile di fronte alle coppie degli opposti, saldo nel puro principio della sua forza, con tale disposizione, il vira pratica il pancatattva, fermo di mente e di volontà, i sensi soggiogati in tutti gli stadi della passione (rasa), suscitati dall’amplesso”. La tendenza congenita del pacu a perdersi nel piacere fisico bramoso (voluttà), si neutralizza nella purità dei sensi.
Il vira deve essere refrattario all’ipnosi, per evitare una fascinazione deleteria nell’incontro con la donna saktizzata e la possibilità di una corrispondente caduta. Il corpo deve essere reso forte con yoga fisico, ad evitar cadute di resistenza. L’uomo dovrebbe dormire insieme alla giovane che intende usare, senza toccarla, occupando un giaciglio separato, per 4 mesi; poi dormire insieme a lei standole a sinistra, egualmente per quattro mesi, e per ancora quattro mesi stando alla sua destra, sempre senza contatti. Solo dopo ciò dovrebbe aver congiungimento magico con la donna nuda, in due fasi: un amplesso sottile senza contatto con la donna-dea fatta oggetto di adorazione, e l’unione sul piano corporeo conforme al rito.
L’addestramento alla padronanza di sé stando vicino alla donna ha precisa ragion d’essere. Nell’hatha-yoga il congiungimento sessuale è un mezzo per provocare una rottura violenta di livello della coscienza e un’apertura sulla trascendenza quando l’amplesso segue un particolare regime: inibizione dell’eiaculazione da parte dell’uomo: bodhicittan notsrjet. L’orgasmo è staccato dalle sue condizionalità fisiologiche e l’apice di esso, che nell’uomo coincide con la crisi eiaculativa, si trasforma in folgorazion che spezza il limite della coscienza finita e conduce alla realizzazione dell’Uno.
Hathayogapradipika include procedimenti ausiliari come la sospensione del soffio, (khecarî-mudrâ) così l’emissione del seme non avviene anche se abbracciati da una giovane ardente. Anche se il fluido è disceso nell’organo sessuale, lo yogî può farlo riascendere e riportarlo al luogo suo mediante la yoni-mudrâ. Il bindu[29] che sta per versarsi nella donna, mediante uno sforzo estremo deve essere costretto a riascendere. Come il bindu versato conduce alla morte, così il bindu trattenuto conduce alla vita». Un aiuto è dato da una donna addestrata con lo stringere la propria yoni al lingam, quasi a strozzarlo, al preannunciarsi della crisi eiaculativa. Non è facile, anche nel caso di muscoli sviluppati della yoni (constrictor cunni). L’inibizione della emissione del seme realizza la bindhu-siddhi, la padronanza dell’energia che vi è contenuta, l’ambrosia che scende dal centro della fronte e viene divorata e arsa come seme. Non si tratta del procedimento meccanico di trattenere una sostanza organica e di dirigerne il movimento negli organi fisici, ma di un’azione interiore avente per oggetto la forza che si traduce (precipita e degrada) in seme; azione il cui scopo è sospendere tale precipitazione e portare ad agire la forza già in moto, su un piano transfisiologico. D’aiuto il mudrâ della sospensione del soffio nell’apice dell’amplesso quando tutte le condizioni materiali e emozionali per la precipitazione del bindu già in moto sono presenti. L’amarolî-mudrâ, è il gesto equivalente per la donna: sospensione e ritenzione di qualcosa di non materiale. Un desiderio per la donna estremamente intenso, ha per effetto la non eiaculazio. Avviene uno spostamento della coscienza sul piano sottile, una transe che provoca un distacco delle energie dal piano fisiologico e può impedire l’eiaculazione.[30]
Arrestata la caduta del seme-bindu, viene poi stabilizzato, trasfigurato, in modo transe-attivo (stato immobile in cui trapassa quello agitato, od orgastico). Stato che dura a lungo: “come un fuoco non-generato è sempre presente che si manifesta nell’una o nell’altra combustione, così una voluttà non generata, nell’amplesso della coppia divina si manifesta ridotta e momentanea negli umani”.
L’amplesso magico, attira e fissa tale piacere nella forma trascendente, priva di inizio e fine. In luogo del cadere, uomo e donna, in stato samarasa (identità di godimento, fusione) del principio maschile nella çakti della donna usata a livello yoghico, si mira a vivere ciò che è primordiale, non condizionato: sahaja, nome che Kânha (tarda scuola madhyâmika) diede a una scuola: Immobilizzare il re dello spirito mediante l’identità di godimento nello stato del non-generato nel superamento del tempo e della morte. L’unione sessuale trapassa nell’unione di padma (conoscenza illuminante, organo e fluido femminili) e vajra (spirito attivo e organo maschile) avente per risultato la vacuità. In pratiche simili, si passa attraverso la morte per giungere alla vita, si conosce la morte nell’amore, su un piano operativo oggettivo. In fondo si tratta di far agire in pieno la trascendenza che si cela in ogni forma di amore sessuale intenso. Nel momento in cui, unito ad una donna, il pacu, subisce il piacere, vive l’affioramento di quella trascendenza come spasimo che lede, violenta e dissolve l’essere interiore (voluttà), (Venere a Roma, è detta Ara voluptas) l’iniziato provoca un corto circuito folgorativo: L’arresto del seme e del soffio uccide il manas, subentra lo stato di transe attiva col flusso che risale la corrente di là dalla condizionalità umana; risali-corrente designa la pratica.
Dice Shahidullah a Kânha: Il supremo, grande godimento è il passaggio dal pensiero al non-pensiero allo stato non-generato, quan soffio e pensiero sono soppressi nel samarasa. Questa gioia dell’annientamento dell’Io la si può raggiungere nell’unione sessuale, nello stato di identità del godimento o ananda quando cakra e rajas vengono immobilizzati.
Il rituale col sesso provoca, come nell’hatha-yoga, l’arresto delle due correnti idâ e pingalâ e ascesa della forza lungo la direzion mediana. La pratica va eseguita soltanto nel cuore della notte con mantra e immagini. Il mantra dato dai testi induisti è quello di Kâlî: KRIM L’imagine-base nella pratica è quella della dea che si manifesta nella ratî (donna ebrezza). Le imago rimandano a figure culturali, così il loro potere suggestivo e suscitativo è legato a tutta la tradizione locale, indo-tibetana.
L’immagine di Kâlî nuda, contornata in fiamme, con la chioma sciolta, la collana delle teste recise, che danza selvaggiamente sul corpo immobile di Civa, evoca qualcosa di ardente e di scatenato. La donna deve essere realizzata come fuoco (yoshâam agnim dhyâyîta). Una volta consumato il combustibile, passa allo stato sottile, sciolto dalla forma manifestata; allora la Çakti che abbraccia Siva si fa una sola cosa con lui (punto di rottura) nel senza tempo del climax sessuale, dalla eiaculazione del seme entro la donna.
Viparîtamaithuna nell’iconografia è l’amplesso della coppia divina: la donna è avvinghiata all’uomo seduto, e compie i movimenti. L’esperienza vissuta dalla donna, a livello di orgasmo collettivo, promiscuo o ritualizzato, è di egual partecipazione. Il rajas della donna è una forza da arrestare nel punto in cui si perderebbe in orgasmo, esso alimenta lo stato di samarasa, il quale, risulterebbe sincopato qualora la donna si tirasse indietro, non meno che nel caso in cui essa venisse stroncata da orgasmo sessuale. L’iniziativa della donna non deve pregiudicare il suo potenziale di combustione. Il vira, attestato il seme, assorbe il rajas della donna di cui ha provocato l’emissione e se ne nutre.
Ad avere la parte principale sono Yidam, immagini realizzate. L’uomo deve immaginar di essere morto all’esistenza presente e che, come seme fecondatore, penetri nella matrice sovrannaturale o garbhadhâtu. In via preliminare, in contemplazione, avrà rievocato il processo che conduce ad una nascita umana. Ciò, in séguito, orienterà le forze interiori in gioco. Il processo di ogni concepimento è questo: antarâbhava, quando un uomo si accoppia con una donna, desidera la donna, si identifica con colui che sarà il padre e nella crisi orgastica entra il lei convogliandosi nel seme. Questa pratica del tantrismo buddhista pone l’idea di una rigenerazione de realizzare con le forze che intervengono nella congiuntura che dà luogo al concepimento e ad una nascita fisica umana. Il praticante cerca di riprender contatto con tali forze e, dopo averle legate ad immagini trasformatrici, ripete l’atto procreativo per una generazione che sarà trascendente e spirituale; è un distruggere la propria nascita ripetendo il «dramma» che l’ha determinata in un atto in cui all’antarâbhava samsârico si sostituisce un principio Buddha o Siva, e in cui nella donna terrestre che si possiede si evoca e si fa vivere Târâ. Il principio è quello di suscitare ed assumere le forze del «desiderio» al fine di usarle per distruggerne la natura originaria. Così alla pratica che usa ed esaspera la forza elementare della brama sessuale, viene associato il mito di Siva quale asceta delle altezze montane che fulmina col suo occhio frontale Kâma, dio dell’amore bramoso. Il praticante che suscita la forza del desiderio e nell’amplesso fa japa (risveglio di mantra) con una giovane çakti nuda, diviene in terra il distruttore del dio dell’amore, Siva stesso che annienta Smâra, il dio della brama, col fuoco del suo occhio frontale quando questo dio, cercando di suscitare in lui il desiderio, tentò di farlo venir meno al suo yoga. Tali pratiche hanno potere catartico che liberano il kaula da ogni colpa, una via per realizzare juvanmukti, la liberazione già da vivi. Idem nel tantrismo buddista, si giunge a concepire Buddha che vince Mâra (Smâra), il dio della terra e del desiderio, conquista la conoscenza trascendente e forze magiche.
A differenza dei vîra dell’esperienza orgiastica promiscua dei circoli, a livello yoga è possibile, che l’operazione di magia sessuale dischiuda la coscienza in un apertura quasi traumatica sull’incondizionato; una volta giunti a tanto, usando donne, si può andar oltre, abbandonando la pratica o ripetendola solo in determinate circostanze. Così il Vajrayâna presenta figure di siddha che, praticato il rito sessuale e averne colto il frutto, si allontanano dalla donna, prescrivono continenza sessuale e annunciano una dottrina austera. Un siddha giunto al termine della via, può eventualmente usare ogni donna che vuole, dato che è libero di far tutto, non conosce interdizioni, nel piano della libertà interiore. Il Kaula, maestro nel pancatattva, assoggetta ogni potere innalzandosi su ogni sovrano e apparendo, in terra, come un veggente.
[19] “Te sconocchio” significa: ti rompo le ossa. Presso i Maya, nel solstizio d’inverno, le nonne davano lezione di filatura alle giovani, per sollecitarle a divenir buone partner sessuali. [20] Nella macerazione, sale aria fetida che rende fiumi e laghi scenari per saghe e leggende.Il fusto separato (cannuccio), è usato come fiammifero per nutrire il camino, prelevando la fiamma dal fuoco del vicino. La separazione delle varie fibre (acciaccatura e cardatura), a mezzo di pettini a denti diversi, dà 3 tipi; dai cardi più grandi, si ricava la stoppa funi corde.
[21] Cannabis sativa (urticales), inglese: Hemp. Pianta annuale, con fusto alto fino 4 m, di solito dioica, i fiori maschili formano infiorescenze ascellari (pannocchie), il frutto ovoidale, con solo seme, è detto canapuccia. Originaria delle regioni nord e sud dell’Himalaya, si adatta a svariati habitat, introdotta in Europa dal II millennio a.C. in Cina è coltivata dal più lungo tempo, segue India, Balcani e Russia. Coltura da rinnovo, non teme infestanti poiché competitiva. Raccolta a mano per la raccolta di fibra per tessuti, cordami, carte, filtri e isolanti termo acustici. La varietà indica, color verde intenso, bassa statura, aspetto foglioso, steli vinosi e semi piccolissimi scuri, è originaria del Kafiristan sud Hindukush; fornisce fibra mediocre ma, speci in Cina, è coltivata per l’estrazione di medicine: dalle estremità fiorite si estrae l’hascisc, mentre le foglie secche formano il bhang.
[22] La storia del misticismo edonistico, d'Oriente e Occidente, non potrà mai essere scritta in toto, perché i devoti del Tantra e dei culti europei consimili, hanno mantenuto la segretezza sulla loro attività e perché secoli di persecuzione intermittente, hanno distrutto documenti e prove. In India, tale persecuzione raggiunse l'apice nel XIII secolo, quando fanatici capi musulmani, scossi da ciò che consideravano vizio e corruzione associati al Tantra, uccisero i devoti del culto e bruciaron intere biblioteche. Risultato di questa e successive persecuzioni, è che non ci sono pervenuti i primi libri tantrici induisti e buddhisti. Le origini del Tantra van fatte risalire a tre filoni: una reazione culturale dravidiana contro le credenze dei dominatori ariani dell'antica India, espresse nei Veda; influenze di tecniche sciamaniche comportanti l'uso di droghe come mezzi di apertura della coscienza; infine, a un ricordo delle stesse tecniche sciamaniche ariane, accennate nei Veda e riferite al Soma quale cibo degli Dei e degli umani in comunione con loro. [23] L’aiutante preferito di Crowley era la mescalina, che egli affermava di aver introdotto in Europa; la includeva fra gli ingredienti della "coppa d'amore" che somministrava ai partecipanti ai riti di Eleusi, da lui celebrati nella Londra edwardiana. [24] Pancatattva (varianti buddiste, sivaite e vishnuite) è un rituale riservato ai soli vira, da non far conoscere ai pacu, per ciò che riguarda le bevande inebrianti e la donna. [25] l’Atharva Veda cita il bhang assieme al soma, come parte delle cinque piante usate a quei tempi per la liberazione dalla sofferenza. [26] A differenza di quanto negato dai moderni swami e maestri di yoga, l'uso di droghe nello yoga è molto antico e si sviluppò appieno nelle pratiche yogico tantriche. Nel Bengala, dove raggiunsero il culmine, la Cannabis stessa veniva chiamata siddhi. Lo yoga del sesso fiorì nel tardo periodo vedico parallelamente allo yoga inebriante.
[27] l’India è prevalentemente vegetariana e l’uso delle bevande inebrianti è limitato. Il vîra fruisce delle cinque sostanze per assorbire e trasformare le forze dei cinque soffi. Ogni funzione organica ha controparte in una forma di questa forza. Quando l’organismo ingerisce una data sostanza, l’una o l’altra corrente del soffio viene dinamizzata favorendo l’affiorare o lampeggiare di forme sottili di coscienza nella massa della subcoscienza organica. Simili esperienze sono agevolate se si usano stati in cui, potenzialità nel corpo sono portate ad un certo grado di instabilità per mezzo di adeguata eccitazione. L’etere corrisponde alla partecipazione della donna e al soffio del prâna aspirante, assorbente, corrente sottile solare che dalle narici scende fino al cuore; l’aria alle bevande inebrianti e al soffio apâna, corrente che dal cuore scende in basso, con azione opposta all’unificazione, un peto che discioglie; il fuoco è alla carne e al soffio samâna, corrente delle assimilazioni organiche che agisce alterando e fondendo; l’acqua è al pesce e al soffio udâna, fluido delle emissioni; la terra è al cibo farinaceo e al soffio vyana, corrente fissativa, incorporativa, sensazione di peso del corpo. Secondo coloro che praticano, nel rapporto con la donna la percezione sarebbe come di qualcosa che si spezza e si stacca; per le bevande inebrianti, senso di dilatarsi e volatilizzarsi, disgregarsi; per il nutrimento, senso di essere feriti. La veduta della Via della Mano Sinistra è: trasformare il negativo in positivo. Se si possiede una forza pura e distaccata, proprio gli stati dissolutivi possono sciogliere e favorire un trascendimento..
[28] Sono attestati casi di cakra del genere convocati a fini puramente operativi: ad esempio, per propiziare l’esito positivo di spedizioni progettate da un sovrano. [29] bindu (punto), nella metafisica tantrica, può significare sperma; vajra il linga, rajas il fluido femminile, mudrâ la donna, padma la yoni. Un significato non esclude l’altro, si riferisce a piani diversi fisico e astrale.
[30] l’incapacità di raggiungere la crisi eiaculatoria è attestata nell’uso di droghe, poiché provoca una trance astrale. [31]dal greco theos (divino) e horao (vedere), la contemplazione (theòria o gnosis) è lo sforzo continuo di vedere la divina essenziale realtà in tutto ciò che esiste.
[32] gli anacoreti egiziani hanno inventato le giaculatorie, orazioni di bontà, brevi e semplici che ripetute spesso, creano stabile disposizione, sincronizzando coi battiti del cuore. |
Radenìe dei Clisty, esicasti e pellegrini(a Lino, Tekur Prasad, pentecostali, esicasti russi di Kazan, yogi dell’himalaya, eremiti di foreste e deserti, sufi e Falun)
L’oppresso contadin russo, trovò il mezzo Di evader la realtà, dimenticando se stesso Pure donne ignoranti, socialmente indigenti Alla vigna del cielo Dio invitò effervescenti
A scuola dei Chlysty, si realizza un convivio Coltivar l’entusiasmo, estas trans-collettivo Invocando e cantando, nome Dio intonando Si dà inizio al Radenije, dello Spirito Santo
È una danza rituale, in diverse varianti Lunghi camici bianchi veston tutti festanti I danzatori d’intorno, giranò su se stessi Nel senso del sole, attorno ai propri assi
Entro sacro girotondo, uno o più profeti Animan i danzatori, con voce e con fiati Ritmo è dato dai canti, e dai battimani Amplifica il moto, provocando le xstàsi
I danzator per ritmare, lor movimento Cantàn Spirito o Dio, a far ritornello Questo è interrotto, ogni tanto evoè! Un urlo baccante, che ricorda Noè
I movimen regolari, ordinati dapprima Dopo qualche ora, accelerano in rima Fino al momento, che il moto si spezza Col corpo tremante ,danzator inframezza
I frenetici salti, ora son fuor di controllo Esultanza in delirio, che assal l’assemblea Lo Spirito è sceso! abbandonatevi ad esso Uomini e donne, dan vita a un consesso
S’abbracciano picchian, e piangon in sfogo Discorsan taluni, lingue estrane nel luogo Contemplano gli altri, visioni abbaglianti Mentre qualcuno, imita esseri urlanti
Lo Spirito Santo, è un falco lucente È un rapido lampo, dal cielo fulgente Piomba su preda, la rapisce qual vento Esser selvaggio, capriccioso e violento
Or si adorano tutti, Dei gli uni per gli altri Rispecchian negli occhi, tanti soli raggianti Tutti si senton, trasformati in profondo Insensibili al freddo, e alla fatica di fondo
Poi giunge la grazia, più divina e suprema Lo Spirito Santo, scende giù in assemblea Gettato a terra è, da uno stato convulsivo Parla a bocca di un profeta, là in vaticino
Lunghe ore argomenta, su destin che sarà Sul presente e futuro, d’inter comunità Oracola oscuro, su clim raccolti agresti Sua parlata ritmata, è rimata in versi
Parla agli individui, in oracol’azione Rivela peccati, e segreti a profusione Ogni profezia, nutre anima auditori Li ricolma in gioia, amicizia e colori
Infine esausti, dopo tanta agitazione Si calmano coi canti, di rigenerazione Questi raccontano, della birra deliziosa Che è Spirito Santo, e ubriaca ogni cosa
Consuman un pasto, fraterno in unità Prima di disperdersi, dalla comunità Danilo Filippov, quella scuola fondò Era sufi ortodosso, forse si forse no
È l’eterno Dioniso, a raggiunger con tatto Il suo popolo umano, ovunque sia infranto Nessun clero dominante, reprimer può totale Nessun profeta sigillo, chiuderà suo boccale
Fine e mezzo d’extasi, risveglio spirituale D’un popol oppresso da povertà medievale Cultur privilegio, acceca molti in tormento Mai spegnerà, cuor d’amori in fermento
- bkati di eremiti e pellegrini Esistono 2 sfere, distinte di creazione Riflesse l’un nell’altra, psiche e la realtà Se fai resuscitare, tua divinità perduta Uomo in te riunisce, ripar ogni cesura
Uman personalità, è l’angelo lunare Rifless’ombra di ego, o angelo solare L’anima discende, giù nel subconscio Vive peripezie, che mito rende conscio
Dura l’incanto, finchè novizio sveglia Vede oppure sente, corpo suo causale Avverte come fitte, liquid’oppur sputi Cala qi energia, in svenimen rifiuti
Frecce dell’odio, son anatemi o virote Disancoran la veste, o qualità dell’uomo Rallentano corsa, di chakra vorti in corpo E l’umano perde, accesso ai piani cosmo
Quan corpo causale, pieno di crepe è Allor raggiunge punto, di saturazione Qui process’inizia, Tao di mutamento Che tosto ci riporta, al Cielo redento
Esso pur chiamato, lavanda dei piedi Resurrezione viva, dell’anima in festa Dentro la veste, ora si lava l’afflizione e le coincidenze, son quotidian azione
Rivede suoi errori, s’emenda si purga Finchè fratellanza, d’amor ricompare Speculari ora vede, corpi e paesaggi Ruote di sāmsāra, vede nei suoi viaggi
e un giorno 2 mondi, in uno fonderanno Dio camminerà, di nuovo tra gli umani Guardiano della soglia, serve d’affrontàr Per tornar completi, e illusione dissipar
Dice Apocalisse, che un Angelo verrà In mano tiene chiave, d’abisso original Nell’altra tien catene, per legar malvagi La porta kali yuga, chiude nei paraggi
Chiave è conoscenza, d’iniquità misteri Usata poi verrà, dal Bianco Cavaliere Ogn’uman possiede, eterica sua veste Che indistrittubil è, e solo la si sveste
Fatta di mentale, chakra sostanziale Ha bivalve porte, per ogni suo portale Manda e ti riceve, altri piani di coscienza Ego là in canoa, ora vede inconsistenza
Quando la veste, viene pur sconnessa Nel corpo uman si crea, vera debolezza I chakra inizieranno, a non funzionare Ego cieco in corpo, sordo va regnare
Gli angel preposti, guidati dai Maestri lavoran su sua veste, lavandola stirando finchè anìma possa, riunirsi nuovamente alla sua vera casa, sorgen divinamente
Quando l’uomo ha, esperito il necessario Sazia il desiderio, spenge ed è smarrito Inizia via ricerca, pur con controvoglia Ciò è meditazione, a liberar la soglia
Se i mantra non capisci, devi saper Che i diavoli capiscon, vann a tremar Vegliate ad accudire, vostro bambino Si che cresca forte, e vi faccia divino
Pellegrino girovago, di paese in paese Attraverso campagna, e steppa siberian Tengo pane secco, su spalle in una sacca Nel camiciotto il libro, di filocalia e basta
Prego senza posa, in spirito dovunque In ognì occasione, cammino ascolto pur Attraverso le avventure, continuo lodare Gioia senza fine, mio cuor va traboccare
Preghiera perpetua, è sforzo incessante Dello spirito umano, per giunger divino Chiedi al tuo sé, di insegnarti la cosa Da te capirai, che perpetua riposa
Leggo e rifletto, penso come posso Notti senza sonno, incontro un eremita Sento la chiamata, del sé nel cuore desto Pure quando dormo, or sento l’universo
Né saggezza né, desidèr di conoscenza Guidano alla luce, sol mistica esperienza Cioè preghier perpetua, in spiri povertà Attiva l’esperienza, di cuor semplicità
Purezza di preghiera, madre d’ogni bene Se la madre acquisti, avrai la discendenza Preghiera di Gesù, è interiore e costante Invocar continuo, suo nome consolante
Invoco con le labbra, cuore e intelligenza Ogni spazio-tempo, son certo sua presenza Pur durante il sonno, o lavori campo ufficio Signore Gesù Krishna, fammi un sacrificio
Avrai consolazione, se abitui ad invocàr Orare oppur cantare, il bisogno crescerà Dopo un pò di tempo, non vivi senza essa Scorr in te da sola, perpetua come messa
Impara tal preghiera, nel libro Filocalia Essen-ziale guida, di vita contemplata Conduce la salvezza, sen pena sen dolor Permette di filtrare, dai libri sacro amor
Rimani pur assiso, in silenzio e solitudi Respira dolcemente, chiudi capo e occhi Guarda con l’imago, nell’intimo tuo cuore Raccogli tuo pensièr, dalla testa al cuore
Scandisci respirando, Siva Gesù Krishna Abbi pietà di me, pian piano con la mente Trascura ogni pensiero, ripeti sii paziente Sta nella capanna, nell’orto dolcemente
Per una settimana, mi esercito solista Preghiera d’interiore, nell’orticell a vista In principio tutto pare, liscio come l’olio Pòi vien pesantezza, sonno che mi vuole
S’abbattono i pensieri, qual nubi su di me È lotta che conduce, il mondo oscur su tè Lui teme soprattutto, preghiera di tuo cuor Agisce per spronarti, a trascendere l’umor
Se nel mondo cuore, non entri pur a sforzi Usa la ragione, a levar via ogni pensiero Cerca di cambiare, con tale invocazione Ògni altro pensiero, in sede d’interiore
Invoco il Signor Siva, poi facile divenne Torno alla capanna, due giorni di rodaggio Quando non pregavo, sentivo che saliva Bisogno di riprender, la preghiera viva
Va facile e leggera, senza costrizione Seimil preghier a giorno, seguo l’istruzione Là nella capanna, io le recito ogni giorno Senza preoccupar, di distrazioni intorno
Ben mi abituai, se fermo sento un vuoto Pur per un istante, riprendo e son felice Se qualcuno incontro, non vogliò parlar Desidero soltanto, in silenzio recitar
Dopo abituato, bisogna conservare L’impegno a recitare, si dà rafforzare Dodemila al giorno, sempre in solitudi M’alzo poco prima, e tutti l’ho compiuti
Primo giorno riesco, recitàr a malapena Le dodemil preghiere, fatico fino a notte L’indomani invece, la bocca anestetizza Tutto facile diventa, dolor si stabilizza
Pollice che sgrana, rosario di rudraksa Mentre tutto il braccio, fin gomito riscalda È delizio sensazione, che m’incita a seguir La gioia in cinque giorni, sale a non finir
Oràr senza fatica, ora faccio in modo fino È un effetto naturale, prodotto da esercizio applicazion costante, ruota attorno al perno dopo prima spinta, continua e gira eterno
Ungi il meccanismo, dando nuove spinte Se vuoi che movimento, duri senza fine Dio è amico d’umani, tal facoltà ti dota Sensazion produce, a te in samsara rota
È grado perfezione, di gioia e rapimento Signor vuol rivelarti, prega sen commento Labbra van da sole, spontane invocazioni Purifican tua mente, da vane var passioni
Semplicità di cuore, trabocca allor d’amore Permetto te da ora, recitare quanto vuoi Cerca consacrare, preghiera tutto tempo Or non contarle più, invoca sii contento
Spera nell’aiuto, della sua provvidenza Non t’abbandonerà, cammin tuo guiderà Passai tutta l’estate, a recitare senza posa Sereno e con letizia, sognavo pur la cosa
Durante la giornata, incontravo le persone Parevan così care, qual fosser di famiglia Placate distrazion, vivevo con preghiera Mio spirito ascoltava, or l’orazion intera
Ora sento un altro mondo, sen difficoltà Cuore va in calore, non stanco a recitar Mia piccola capanna, par essere palazzo Orar divino nome, sbarazza ogn’mbarazzo
Il mio diletto saggio, morì a fin dell’estate Chiesi suo rosario, e ringrazio lezion date Finì l’estate ed io, raccolsi i frutti d’orto Ripresi vita errante, in invocazio assorto
Mi trattan con bontà, coloro che incontravo Io sono un pellegrino, che hora senza posa Preghiera che m’è cara, più di ogni cosa Percorro molte miglia, fatica non mi sposa
Mi sento recitare, perfin con molto freddo Se il gelo mi colpisce, aumento concetrazio Mi sento allora caldo, amato e confortato Se fame fa insistente, invoco più d’afflato
Di aver avuto fame, poi non ricordo più dolore schiena o gambe, pur non sento più Quan qualcun m’insulta, pen collera va via Dimentico qual bimbo, carezzato sulla via
Mio spirito divenne, semplice essenziale Non m’occupa più nulla, nulla mi trattiene Sento un sol bisogno, di recitar sen posa Divengo un ubriaco, allegro della sposa
Pellegrino contadino, cerca una risposta Alla question’antica, al prègar senza posa E un anziano staretz, guru padre o amico Consiglia d’iniziare, l'invocazion continuo
Pian piano il pellegrino, aumenta ripetizio Tremil fino 6000, fin dodemila al giorno Poi non conta più, le labbra van da sole Senza sforzo ormai, pur nel sonno ore
Dopo vario tempo, da labbra trasferisce A lingua ridiscende, al cuore e nel respiro Il pellegrin s’accorge, che la sua orazione Ai battiti del cuore, uniforma sensazione
Unita la preghiera, al battito del cuore Non smette pregar, fìnche cuore muove Ora l’orazion diventa, una funzion vitale Mistica poesia, del cuor punto centrale
Abitudine acquisita, effetto di natura L’orazion del cuore, è spontanea duratura È vision della realtà, a mezzo di theòria[31] Bimbo che contempla, l’innocenza viva
La vision dei sensi, vede oggetti esterni Forme con colori, profumi e sensazioni Visione della mente, va più in profondità Negli uomini i talenti, scopre in verità
Nei sacri testi scopre, gli storici contesti Fa scienze naturali, o modelli ricorrenti Theòria è terza visione, orazio spirituale Puro cuor che vede, la devozion che sale
Beati i pur di cuore, perché vedranno Dio Ogni cosa ch’è creata, danza in lui con lui Contemplazion ricerca, il senso più divino Nel mond intero che, il verbo ha reso vivo
Ammiri suo discorso, in tutto ciò che vola Sviluppi e sei capace, a sentir la sua parola ogni cosa tien messaggio, delle divine sfere naturale contemplazio, t’esercita al vedere
Caterin dà Siena, assiem al Pan Francesco traduce nel divino ogni cosa ch’ess incontra nel fior vede bellezza, dell'anima che s’apre a pensièr toglie giudizi, per punizio evitare
Se soffri l’ingiustizia, esamin spazio-tempo Hai fatto torto ad altri, ò a te al contempo La storia la dirige, la mano eterna Maia Tutto fa l’ascesa, con verbo d’ali paia
Mistica ascensione, è la salita al monte S’inizia da pianura, con tuoni e con saette Avverti la potenza, ch’è inizio di saggezza Timore del divino, lungò la via trascesa
Sali progressivo, ogni giorno impar di più Nuova noziòn di Pan, acquisti sempre più Leggendo le scritture, orando e meditando arrivi cima al monte scopri l’altro incanto
Scoperta del mistero, divino non s’esprime Per mezzo conoscenza, scritta di fra i libri Rinunci all’accademia, desidera più ardente Ricerchi ora nel buio, e in estasi corrente
Prendi ali d'amore, fai rapimèn del cuore Verso quell’amato, Krishna Nzambi o Allah L’uomo divien grande, misura del suo amor Scopre immensità, di oggetto amor tenor
Francesco non orava, divenne l’orazione Il cuore suo pregava, ininterrottamente In pace sen fatica, fa orazio giaculazio[32] Vive nel divino, fuor di tempo-spazio
Signor di cielo e terra, io Ti benedico Tieni tali cose, nascoste ai più sapienti Ai piccoli tuoi amanti, le doni in carità Riveli il gran mistero, dentro umanità
Pupilla dell'occhio, è specchio del cuore Porta tra due mondi, esterno ed interiore Asces accade a mezzo, dell’interiore suono Il cuor fa elevazione, di facoltà dell’uomo
Costante disposizio, della persòn vivente Dio servito amato, col corpo con la mente Sentito con il cuore, di fronte ad ogni cosa Agli altri e noi stessi, amato come sposa
Se col cuore agisci, segui tu un cammino Il cuore te lo detta, in ispirazion divino Quand’è purficato, il cielo blu fa entrar Lascia fuor tormento, che cerca di turbar
Non dare consenso, a ciò che fa tormento Disturbanti idee, non entran sen permesso A tali idee non dare, lo spazio a conversar Pensieri suggeriti, che chiedono adottar
In ogni tempo luogo, a lor esposti siam Un angelo alla porta, del cuor posizionam Che vigila con spada, di fuoco per librar L'anima tua bella, che vita vuol cantar
La spada sono hinari, suoni nella testa Serbati alla memoria, per danzar a festa Scacciano i pensieri, grazie ad invocazio Demoni e paure, fuggon dal suo spazio
Cuore non turbato, sente voci dentro Ispirazion divine, di mistica esperienza Preghier divien ascolto, Pan che fuoriesce Esichia che professa, Fuge Tace e Quiesce Vocazio di esicasti, è Fuggi Taci, et Hora Resta nel tuo hermo, ti insegnerà ogni cosa È ideale anacoreta, sentir divin presenza In luogo ritirato, estern interna essenza Dice Antonio il grande, resta nella celia Non attardarti fuori, tu cuore custodisci Pellegrin tu sia, estraneo in ogni luogo Vivi xenitèia, ch’è estraneità di fuoco
Primo combattimento, è nella xenitèia Esilio volontario, dalla mondana sfera Emigra pur da solo, nudo come atleta Spogliati di patria, razza e parentela
Và da un luogo al’altro, imita il deserto Monaco sanniasi, straniero in ogni terra Impiega pure tempo, a far capann o cella Inizia ad abitarci, se turba cambia terra
Spera ardentemente, il ritorno del Divino gloriosa la presenza, che sente intorno a sè respiro sta nel vento, l’ombra n’è suo corpo la polvere mantella, ricopre senza intoppo
Egli abbandona tutto, ciò che lo distoglie da santa comunione, con la divina moglie è l’eremo del cuore, che dona l’orazione silente in mille volti, e ogni situazione
Ogni cosa tiene, silenzio e posto giusto Tacere le parole, o superbia d'egoismo Fatti pellegrino, stranier senza giudizio Non sparlar agli altri, controlla l’orifizio
Silenzio della fede, si fida al Tutto Altro Si pon nelle sue mani, pieno e soddisfatto La vera estraneità, è testimonianza pura Silenzio del deserto, ognì realtà confuta
Molto coraggio chiede, un simile silenzio E prima volta fuggi, la terza sii una spada La terra allor riceve, seme tuo essenziale I frutti del silenzio, son quiete esistenziale
Pratica in concreto, l’essenza del silenzio Centro del mistero, che supera bisenzio Rimedio a maldicenza, e fonte d’umiltà Scuola di tolleranza, e natur di carità
Preghiera prolungata, in estasi ti salda Nomina una cosa, a donarle l'esistenza Emetti suono nome, influisci sua natura tetragram Yaweh, è un invocazio pura
L'angel messaggero, rivela nom Gesù L’io sono di Giuseppe, è nome salvator Annuncia regno suo, efficaci invocazion Chiedete al nome mio, amore redenzion
Quan vi conoscerete, sarete conosciuti Saprete che voi siete, figli uman compiuti Non disprezzare nulla, o condannar alcuno Divin ti farà dono, d’amor continuo puro
Cantan le Salmodie, i monaci al deserto Ogni giorno un canto, un grido parusìa Guidami o Gesù, Krishna Siva o Sakti Calma poco a poco, più pensier assalti
Quiete soave pace, è infusa da dolcezza Dell'orazion frequente, che penetra Bontà allarga il loro petto, a ricevere immissioni potenti vibrazioni, di crismi ed effusioni
L'uomo che prega, può diriger la storia Gli amari semi letti, producon dolci frutti Chi legge affatica, ma in seguito è felice Girolamo maestro, questo a noi ci dice
Tertulliano dice, che compito preghiera È richiamar defunti, dal cammin di morte Guidare i pellegrini, calmare le tempeste Ammorbidir i ricchi, curar malati e bestie
L'orazion mentale, è rapporto d’amicizia Frequen trattenimento, con colui che v’ama Capite sue risposte, alle domande vostre Parla a mezzo sogni, piante eventi poste
Impara pregando, càmmin camminando Non abbandonarla, accada quel che vuole Tu non scoraggiare, a ostacoli che incontri Tendi alla tua méta, pur se tu errabondi
Pensate di trovarvi innanzi Gesù Krishna Cercate innamorarvi, e conversar con Lui Tenendolo presente, ovunque voi andiate Continuo conversar, il mondo alimentate
Quando siete in gioia, non lo dimenticate Secondo vos bisogno, spontanei gli parlate sappiam esser amati, in un rapporto a solo Hinario e tamburello, son orazion consolo
Acqua mare e monti, ricordano Creatore Ti servano da libri, e ti scuotano per lui L'avrete dappertutto, aiuta ogni travaglio Amico amante e pur, antenà compagno
bita el cuore, colui che crea ogni moto Cerca contentarlo, sin con ogni mezzo Stagli sempre accanto, Teresa dice fà Egli Ti vedrà, e giammai Ti mancherà
Esprim ammirazione, amalo ai suoi piedi Ripetigli che è bello, infinitamen perfetto Amabil ed amato, da cuor tuo traboccante Ripetigli che l’ami, accarezzalo costante
Abituati a fuggire, a togliere lo sguardo Dà quanto distrae, i tuoi pensieri e sensi Vai alla sorgente, con soffio d’intelletto Accendi focolare, e infiammati diletto
Vanità di vita, m’avea bendati gli occhi Se avessi inteso che, in me abitava un Re Solo non lo lascio, lo curo in lui mi struggo Oh Mago zigo zago, ti canto e ti do frutto
Ritirati in te stesso, pur nel tuo lavoro Ricordati ogni tanto, dell'ospite che hai Parla un pò con Lui, senza alzar la voce Pure di sfuggita, presenza sua riluce Dice Sà Isidoro, leggi e prega spesso Orando gli parliamo, leggendo l’ascoltiamo Leggi negli eventi, nei fatti e nei linguaggi Impari a meditar, i più semplici passaggi
Frena effervescenza, dei pensieri al cuore Vengon da ogni dove, angosciano sovente Rumina un hinario, pur incessantemente Libero ti senti, nel cuor serenamente
Ogni tua preghiera, mondo inter sostiene Giovanni della scala, svela senz’impegno Fa riconciliazio, misur del tuo progresso Simile allo yoga, esicasmo è sublim sesso L’orazio di Gesù, sintonizza col respiro Recita qual mantra, a ritmo del sospiro S’alterna da narici, va a cuore e viceversa Durant inspirazione, entra Lui e conversa
L’albero è nel seme, mondo sta nel cuore Racchiuso come sogno, è seme del vivente S’elimin distrazione, nel far concentrazione Prepari la tua mente, alla contemplazione
Centri d’attenzione, tracciati da esicasmo Calcan tutti i chakra, o vortici di spasmo Fissa la tua mente, su oggetto definito Ben localizzato, tipo il tuo ombelico Prim di decisione, l'uomo ha esitazione Mancanza di chiarezza, assenza libertà Quand’operi la scelta, consumi decisione Riacquisti libertà, Arjuna ama il signore
Abitua la laringe, a ripeter l’orazione La mente poco a poco, presterà l’ascolto Cuor sarà commosso, e spontanea la farà Sen sforzo da tua parte, accesso a te darà
Sen maestri o libri, cerca la tua essenza Jal-din-Rumi dice, or purifica il tuo io Sufi tien per libro, cuor di bianca neve Dikr invocazione, Dio la sente e vede
Mistico vin sgorga, in solitar danzato Se il nome di Allah, ricordi in invocazio Chiaror di luna lui, vien come tua sposa Impar bene il dikr, e separi da ogni cosa
Un nome divino, pur tetragramma mantra Si leggi des sinistra, jod-he waw- he Il divino col suo nome, sono sola cosa Shekinah ricolma, còlui che lo invoca Il tuo cuore lega, a ciò che tu abbisogni Zakhar come dikr, maschio femm assieme Questo ora rimembra, torna alla tua fonte Ritrova quel ricordo, intèrior senza fronde
Vien tutto creato, da un atto di scrittura Nei corpi pur s’incide, vibra e don struttura Australia lo fa sogno, nei canti tramandato Trascritto in mediterra, viene salmodiato
Ora siedi e canta, un orazion divina Meglio se di notte, tieni tuo segreto Ognì pensier astrai, da cosè del mondo Il cuor diviene caldo, in estasi di fondo
Francesco la cantava, dentro cuore suo Labbra come mani, occhi com orecchie Pregava di segreto, dentro d’una grotta Compagni di fervore, dietro lu si porta
Nessuno lo sapea, tesoro che lui avea L’amor ch’entro lui, di notte accàdeva Divino supplicava, d’insegnar la via Pan dio naturale, allor luce gl’invia
In fossa nascosto, rimane uno mese Mangia nel buio, eventual cibo offerto A compier suoi scopi, a eterno s’affida In pianto e digiuno, la mente diffida
Insistèn pensieri, assalti senza tregua Svolge entro di lui, una tremenda lotta Soffre ed è turbato, li brucia con il fuoco Suo fervor intenso, nascondere può poco
Nel suo nascondiglio, inondato da gioia Decise di uscire, ed esporsi alla noia Sgraziat’appariva, a ingiurie o mirazio Grazie a preghiera, tenea consolazio
Guarda e non vede, ascolta e non ode In viaggio meditando, canta divin nome Scorda di mangiare, un bimbo pur invita Loda tutt’intorno, creature e loro vita
L’illusion del mondo, ora non l’attrae Ogn’istan continua, suo divin cantare Pur con Lui discorre, tenero d’amore Bocca parla sola, senza alcun timore
Timori di peccati, producono l’angosce Invoca or all’eterno, l’uscita di salvezza Sente ora inondare, di gioia di dolcezza Il perdòn gl’arriva, sull’ali della brezza
Esce or da sé, e il mondo sorpassa Suo animo scrolla, illusioni di massa Ottiene certezza, dell’amore infinito Brucia sue colpe, in grazia è rapito
Lo porta la luce, al mondo del Buiti Vede ogni cosa, con gli occhi or puliti La mente contempla, l’eterno presente Torna qual bimbo, rinato e innocente
Nascostamente, s’alzava e pregava Presso compagni, nessun s’accorgeva La ser rumoreggiava, quan coricava L’andare a dormire, dis-simulava
Quando pregate, dite a Pan Padre Noi Ti adoriamo, nei templi di madre Ovunque nel mondo, lodando creature Che sono tue belle, espression pure
Chiaccher di noia, tronca immediate Rifugia di nuovo, in sua contemplazio Si ciba d’ambrosia, surrogo scartava Palato ora fine, l’amplesso gustava
Contatti improvvi, furtivi con Sposo Spesso celava, di mezzo alla folla I gemiti amore, e respiri affannosi Tiene in segreto, per estasi a iosi
Luogo appartato, come tra frasche Cerca immediato, per fare l’amore Usa il mantello, o il volto si copre Nel petto si chiude, nessuno più l’ode
Prega nei boschi, e negl’eremi colli Di gemiti riempie, e lacrime a terra Fa dialogo forte, col dolce suo sposo Amabili scherzi, fan senza riposo
Dirige la mente e l'affetto che tiene All'unica cosa, chè pregando chiede In preghiera vivente, è trasformato Gusta la manna, pur se impegnato
A volte lo coglie, devozion’eccesso Rapito a se stesso, ignora ogni cosa Come se in trance, inizia a danzare Mentre gli astanti, inizian cantare
Si reca in cappelle, più abbandonate La notte a pregare, demon battagliare Vaticina e profeta, in varie e più grazie Riceve i segreti, e le gioe più pazze
Il cuor dei devoti, giullar stimolava Orando e cantando, lode sgorgava In estasi manda, i fratel contagiati Là nella selva, o di sotto allunati
E frate Leone, lo cerca la notte Sotto la luna, l’avvista alla selva Ode sua voce, in piena orazione Lo vede incontrar, fuoco signore
Un dì Francesco, all’eremo andava Per far contemplazio, che lo liberava Un contado lo aiuta, col suo asinello Francesco lo grazia, in vin di vinello. [33] Dal greco hesychia (calma, tranquillità), tradotto nel latino quies, pax, silentium; è l’apatheià degli stoici (assenza e liberazione dalle passioni di tristezza, timore, desiderio); è l’ataraxia degli epicurei (libertà dell’anima dalle preocc.della vita. Esicasmo: scuola contemplativa iniziata dai monaci del desertoche ricerca la perfezione umana nella unio mistica con Dio tramite la preghiera incessante di labbra e cuore. [34] l’anacoresi, con esodi di massa verso i deserti d'Egitto e medioriente, sviluppa nel IV, dopo che il cristianesimo è dichiarato religione di Stato, termina “la via di perfezione del testimone”. Il confronto col mondo opprimente si sposta nel deserto, lontano da città, sguardi e rumori, tomba del vecchio uomo e culla dei figli della luce: lo Sposo divino attir la sposa per parlare a suo cuore e dall'arida terra germoglia il giardino [35] hospes e hostes han stessa radice: straniero che cerca protezione e straniero ostile che cerca guerra [36]Mircea Eliade nella sua tesi di dottorato rivela il parallelo tra yoga ed esicasmo. L’esicasmo, adatto a coloro in cui predomina il ragionamento, tende all’unione dello spirito e del cuore, l’attenzione che ne consegue si porta sul respiro. Tale preliminare è la guerra spirituale, il combattimento invisibile a cui è chiamato Arjuna nella Bhagavadgita, è la soppressione dei pensieri (yogas cittavrttinirodhah), incanalamento dei pensieri discorsivi verso l’attenzione del cuore (hesychia gar estin apothesis noematon). [37] in mezzo alla Fronte sede del pensiero; nel centro Laringeo dove il pensiero si fa verbo; nel centro Pettorale, dove la preghiera silenziosa, da stabilità al pensiero; nel centro Cardiaco, dove intelletto e sentimento sposano nudi da ogni emozione: la fiaba di Amore e Psiche, l'episodio di Arjuna e l'esicasmo, ammettono il wu-wei e contraddicono la dottrina occidentale del libero arbitrio. [38] shekhinah è la presenza divina, stupore e luce immanente, nella qabbalab (tradizione) ebraica, è l’anima collettiva di un gruppo che sempre lo segue. Zakhar è il dikr dei sufi, significa ricordo ab origen. [39] Il Kalachakra Tantra, da vita all'almanacco annuale tibetano ha 3 capitoli: esterno, interno e alternativo. Il primo focalizza i movimenti di pianeti e stelle, i 5 elementi la cronologia del cosmo. Il secondo su chakra, canali del corpo e gli effetti che forze esterne (pianeti e stelle) hanno su essi.il Terzo pratica yoga, iniziazioni e lo yidam (visualiz. divinità personale). [40] Lete e Mnemosine, nella mitologia mediterranea, sono fiumi sotterranei dell’oltretomba. [41] Lo stato romano, erede dei Rasna, era composto da un certo numero di gentes o clan (tribù). Il capostipite di ogni gens, connesso al totem fondatore, era riflesso nella terminazione del nome dei discendenti (Claudius, Fabius, etcc.). Gli Aryani erano similmente divisi in clan e tribù (visha, radice di Vaishya, significa clan)
[42] Il capo dei clans viveva nel suo podere e andava a Ruma per le feste periodiche o affari di politica federale. La principale branca della gens (clan più vecchio), emergeva sulle altre che avevano comune antenato e il capo di quest’ultimo, teneva la posizione di Re nel territorio della sua gens. L’imperatore Claudio, primo etruscologo della storia, scrisse “Tyrrhenikà” (cose del popolo del Tirso), enciclopedia in lingua greca sul popolo Rasna, in 20 volumi. I greci li chiamavano Tyrsenòi o Tyrrhenòi da cui il nome del mar Tirreno e varie città di Tiro. [43] L’iniziazione è chiamata, dai Brāhmini, la seconda nascita, e appare essere la nascita dello spirito. Dopo che il ragazzo avrà mangiato il cibo sacrificale alla festa di casta, sarà unito ai membri di tale casta e ai loro Dei, per cui dopo la morte, potrà riunirsi al comune antenato.
[44] I Gonda, Telegu, Kosti, Lohāri, e altri gruppi indigeni, detti Adivasi dagli Aryani, prendono cibi e liquori sulla tomba del defunto, al fine d’invitare lo spirito antenato ad unirsi al banchetto funerario. [45] Il rito che costituiva un cittadino romano, era la partecipazione al Suovetaurilia, sacrificio comune di animali domestici (maiale, toro e ariete) [46] Gli stati clanici o curiali, gradualmente persero la loro autonomia e fusero in un largo impero, dove il re perse la sua centralità nella vita comune della sua gente, non performando più sacrifici davanti a tutti i presenti (come i Re Romani fecero), lo stato divenne astratto e impersonale. Rimase in vita soltanto la religiosa idea di nazionalità, basata sulla participazione ad un comune sacrificio [47] I preti e governanti, Brāhmini e Kshatriya, tennero la suddivisione in separate feste di sacrificio (cerimonie o messe). Le distinzioni religiose dei Romani, cessarono quando i patrizi indebolirono, e dopo lungo conflitto interno, i plebei furono ammessi alla cittadinanza. In India, nell’assenza di qualunque sentimento nazionale e con la crescita di una vasta e potente casta sacerdotale, le barriere religiose si accentuarono piuttosto che indebolirsi. A Roma la distinzione di classe crebbe in rigidità, e gradualmente, produsse gruppi di interrazza ciascuno con un suo status occupazionale. Le vecchie divisioni religiose non furono trasferite ai nuovi gruppi occupazionali, ma decaddero lentamente nell’oblio. Crebbe allora l’idea di nazionalità e pubblico interesse. in India tale sentimento non emerse, gli stati ed imperi Indiani non ebbero basi nazionali, cioè di participazione dei cittadini ad un comune sacrificio, cosa possibile solo al villaggio. Il risultato fu la crescita del sistema occupazionale di casta ancor oggi esistente.
[48] I membri s’incontravano in feste sacrificali periodiche che riaffermavano unità e confine comune. Sudra e plebei erano riguardati come impuri o estranei, seguaci di un altro dio blu. Intesi come nemici e non sterminabili del tutto, furono ghettizzati, o allontanati fuori del sacro suolo, per evitare contatti: plebei via dall’urbe romana e i sudras via dai villaggi assieme ai loro abiti, oggetti e divinità.
[49] frontiera dei 3 imperi del XX secolo: Gran Bretagna, Russia e Cina. nel 1970, nella valle di Waigai, pochissimi abitanti avevano assaggiato il té, diffusissimo in tutto l'Afghanistan! [50] il prestigio ottenuto, non comporta autorità, piuttosto, predispone a una futura attvitià politica
[51] sanzioni per furti o taglio d’alberi da frutta, chi tagliava un noce, ad esempio, veniva multato di una mucca, le multe rimanevano ai funzionari se erano di piccola entità o finivano nelle casse del villaggio se erano di peso notevole [52] Nepalesi e Newari nel quarto secolo sviluppano una cultura indo-buddhista, poi guerrieri rajput, provenienti dall’India, crearono nel 1769, il principato Gurkha che, in seguito, si scontrò e soccombette agli interessi inglesi; nel 1816 il Nepal diviene un protettorato del governo britannico dell’India, ma i guerrieri Gurkha, per i servizi resi alla corona Inglese, ottennero, nel 1923, l’indipendenza del Nepal. [53] Più coppie di spaghi quanto larga si vorrà la stuoia, a seconda della distanza tra le corde, avremo stuoie flosce, semiflosce e compatte
[54] Lo stupa fu realizzato dal sovrano tibetano che introdusse il buddismo in Tibet, Songtes Gompo. A Bodhnath, nel tardo pomeriggio, religiosi e rifugiati tibetani, camminano attorno allo stupa recitando salmi e mantra, si da creare un’atmosfera particolare che scuote l’animo, poi al parossismo, il suono di tamburi, piatti e trombe irrompe con ritmi magico-ripetitivi
[55] In India tutte le strade conducono a Varanasi (Benares), Cuore spirituale dell'India e della lingua e religione Hindù. [56] Lo sterco di vacca viene portato sui tetti e balconi delle case, modellato a mò di torta o pizzarda (20 cm di raggio), ed esposti, uno accanto all'altro, sono esposti ai raggi diretti del sole al fin di seccare per essere usati com combustibile per i fornelli della cucina. Nelle casette rurali di fango, appiccicati ai muri esterni, si staccheranno e cadranno in terra a indicare che sono pronti per l'uso, ogni torta dura circa 5 minuti.
[57] Il viaggiatore cinese Xuanzang, visitò Khajuraho nel 641 d.c., ci informa che Chi-chi-to era famosa per la sua fertilità, luogo eletto di molti saggi e religiosi venuti da tutta l'India. nel 1335, il viaggiatore Ibn Batutah riscopre con stupore la città Kajurra che, sebbene già in decadenza, ospitava ancora molti asceti indù, giainisti e musulmani, poi col dominio dell'Islam, Khajuraho si rifugia nel seno della giungla, vive nel terrore degli invasori iconoclasti. Lentamente la giungla invade Khajuraho, la terra mimetizza i suoi templi, e le intemperie tropicali distruggono palazzi e case, pochi contadini ostinati periodicamente riedificano le loro case di fango e legno perpetuando la vita di un villaggio misero residuo della città che fu un tempo. Dopo la ricoperta inglese e l'indipendenza Indiana, Khajuraho diviene meta turistica con strade, aeroporto, hotel e museo
[58] Prem Giri babaji, yogin venerato e amato a Khajuraho fuma sacra ganja e offre consigli a tutti, in cambio di poca frutta.
[59] nel museo di Fisiologia di Meerut, son conservati organi malati, post mortem, feti umani deformi, e stomaci tappezzati di peli e capelli poiché la cheratina non è digeribile [60] molte città, simili a immensi termitai o collettori umani, convogliano, ammassano e spersonalizzano gente che giunge dai lontani villaggi, nel miraggio di un benessere propagandato da poche fortunate elite. Fiumi e torrenti di carne umana, scendono dai monti e si raccolgono nella palude a valle; una strana combinazione di benessere imposto che, si riflette nel mix di un paesaggio urbano squallido, caos da traffico sulle strade, sporcizia e diesel, aria fetida di decomposizione organica lungo i marciapiedi, ovunque insetti fastiodiosi come tafani, zanzare e clima di afa e siccità in attesa del ristoro, a volte drammatico del monsone spazzino che aiuti le sacre vacche a ripulir le strade. |
Errante identità, nei viaggi indiani vivi(a Salomon Reinach, agli adivasi delle Indie, favelas di Surat, Mumbay, Chennai, Calcutta, ai salvation army hotel, a Mattia, ai costruttori di ponti, Jung, Sloan, Hillman, Strauss, Grof, M.Margnelli, M.Eliade, Italo Bertolasi e il Fiore d’Oro Cinese)
Costruttori di ponti, che collegano i mondi Pellegrinan in tondo, tra le lingue del mondo Quando soli son sabbia, nei gruppi son malta Parlano spesso ferventi, pur sembran assenti
Nel confonder fanatici, imbroglion disperati Sii giudizio e accurato, mira ai frutti portati Se li pensi li cerchi, nei momen di bisogno Nella polver li trovi, tal custodi del sogno
Quando fondan villaggi son guerrieri e poi saggi Si ritirano con garbo sembra vanno in letargo
Quando rialzano il mento Stai sicuro è il momento Di curare il villaggio O guadarne il passaggio
Se ora leggi e poi canti E se ti va, pure danzi Questo libro che hai in mano Canterò.. “bentornato sciamano!”
in Asia e antico Tibet, pastori e contadini Associano animale, a ogn’anno che ritorna Osservano nel cielo, per meteo condizioni Le posizion di stelle, pianè e costellazioni
Almanacchi e calendari, astrologo prepara Per semine e raccolti, tra stelle sole e luna Grazie ai calendari, e al tantra Kalachakr Fonde la natura, col cielo e con i chakra Creò uom incarnato, le prove che affronta A livello incosciente, a sentirsi un discente Il palcoscenico crea, le scene e il copione Bev acque del Lete, e dimentica autore Or discende nel ruolo, graduale si sveglia Mentre srotola sogno, sul palco del mondo Il cuore ancestrale, beve l’acqua Mnemòs Si ritrova a teatro, coi compagni d’amor
Cause del sāmsāra, prodotte dalla mente Che tuo universo crea, e poi lo sperimenta Mente sperimenta, sue stesse conseguenze Increato cosmo è, di forma impermanente
È ruota d’esistenza, ossia della coscienza Supporto che ci aiuta, chiara comprensione Come opera la mente, fai la contemplazio Studia insegnamenti, letti nel suo spazio
ogn’India ti battezza, a modo suo t’inizia Oblia la tua coscienza, e rivela una sorprè Sonnambulo ti manda, a far testimonianza Ti sblocca i var’istinti, e mostra risonanza
Stretta comparazio, tiene casta e gens In società romana, e società dell’India Ogni gens o clan, traccia discendenza Di antenà comune, scritto in desinenza Membri di progenie, gentili di una zona Vivon lor quartiere, coltivan loro terra Agro Ager in latino, ossia origìn terreno Sempre controllato, da capo gens ovvero In origine il senato, romano consisteva Dei capi delle gens, flamèn consoli auguri Scelti fra lor gentes, e Patres pur chiamati Dopo espulsiòn dei Rè, vengon rimpiazzati
Or patres conscripti, giovan branche giunte Presso i gentilizi, competono giovan vecchi Mentre presso hindu, daranno distin razze Mercanti ed aristoi, dan vita a nuove caste
Figli d’ogni gruppo, alla casta son ammessi Con riti iniziazione, che a cibo son conessi Prima non è membro, e quel cibo gli è tabù Mangia e poi rinasce, alla festa clan tribù Sia presso romani, che gl’adivasi d’india Le feste funerali, son banchetti insigna Fatti sulle tombe, per convitar defunto E distribuir presenti, i benefici appunto Popolazion romana, in curia si raggruppa Tribali gruppi che, chiaman clan o gentes Per fare un cittadino, romano v’era il rito Del Suovetaurilia, cioè sacrificio in cibo In India non emerser, grandi citta-stato Bensì milion villaggi, in tutto il continente Lo spazio permetteva, salvar l’autonomia Roma invece fonde, impero poi s’avvia Mantengono adivasi, tribal federazione Come i primi Rasna, senza impor nazione I membri dei var clan, facean comunità In feste e sacrifici, antenato a ricordàr
Radice di totèm, d’indigen detti sudras Porta a tener proprio, clan e sacrificio Roma pian emerge, nuova classe mista Che partecipava, a entrambe riti in pista
Spariscon distinzioni, razziali e religiose E crebber divisioni, di occupazioni a iose S’accresce allor l’idea, astratta di nazione Pubblico interesse, comun rito d’azione Partecipare al pasto, fu base società Gruppi commensali, tribal divisi in clàn E crebbero sub-caste, al posto di tribù Che in feste sacrificio, rinnovano comùn
Grano cotto in acqua, fu il pasto sacrificio Chiamato cibo sacro, entro un clan officio Impuri tutti gli altri, seguaci di altro Dio Nemici allontanati, dall’urbe all’esquilino
Nacque allor da qui, indiano sentimento E trova soddisfazio, in natura compimento Tornare alle radici, dell’antenato mondo Estasi eremite, in contemplazion ritorno
Compongon quattro valli, il Nuristàn Impervia regione, del nord Afghanistan Hindukush catena, s’unisce a Karakorum Nel nodo del Pamir, un anfiteatro forum Autoctoni infedeli, nel mare dell’Islam Forzate conversioni, laggiù nel Nuristan Gli ultimi Kafiri, in tre valli in Pakistàn Cugini degli elleni, Kalàshi del Chitràl
Contado e pastorizia, baratto fra tribù Mercato sen moneta, sentieri mulattiere Capra è valor base, una mucca ne val 10 Una casa val 6 mucche, facile procedi
L’accumulo surplus, è usato nel sociale A rafforzar il rango, con feste per villaggi Distribuzion di cibo, convivio aperto a tutti Durano più giorni, canti e danze in gruppi
Infin ogni famiglia, possiede varie capre Formaggi carne che, in più ritorn al gruppo Ciò assicura in dose, prestigio al donatore Pur proprio lignaggio, rango buon signore Feste redistributive, dan simboli di rango Nelle man di pochi, impedisce concentrazio Da il diritto di portare, uno special pugnale Scultur su propria casa, seggiola speciale
Società acefala, sen potere concentrato Esercitan gli anziani, politica influenza Capaci mediatori, consiglieri e solutori A problemi di villaggi, accordan tradizioni
Onestà e obiettività, eloquenza soluzione Si forman decisioni, dopo varie discussioni Consiglio degli anziani, sorge nel bisogno Ogn’anno i cittadini, eleggon fabbisogno
Sorvegliano su norme, della tradizione Che regolan la vita, ed ogni transazione Regole comuni, e i canal d’irrigazione Sanzioni son previste, per l’illici azione Ufficio che richiede, tempo ed energie Tolte a proprie greggi, date in sinergie Con l’islamizzazione, politica autorità Restò salda all'interno, della comunità
Survivono i Kusunda, nudi nel Nepàl Nelle giungle del Terai, senz’agricoltura Aman caccia e pesca, assiem a raccolta Selvatiche radici, frutta e verza cotta
Cultur indu-buddhista, Newar nepalesi E i rajput guerrieri, dall’India provenienti Fanno principato, si adattan agli inglesi Tenaci e coraggiosi, in teatri bellicosi Valle Kathmandu, Patàn e Bhaktapur Diventan città-stato, convivon più tribù Durbàr piazza centrale, delle sovranità Templi del buddismo, e hindù divinità
Attira assai devoti, la Bhaktapur città Semplice suo clima, che dà serenità Peperoncin e grano, seccano su stuoie Brocche d’acqua donne, portano da sole
Tra torni dei vasai, e botteghe tra viuzze Templi sparsi ovunque, è Durga a dominàr Gradoni un sopra l’altro, per cupola formàr Per un tempio eterno, antenati a ricordar
Tornio dei vasai, una ruota di gran masso Montata sopra un palo, a punta a mò di asse In buca conficcato, il masso tien piattello Vasaio impasta argilla, seduto su sgabello
Gira piastra al perno, per leva d’un bastone E incastrasi nel buco, scavato nel piastrone A velocità portato, è volan che ruota inerzia Cinque minuti or dura, gigàn trottola festa
I vasi poi son messi, seccare al caldo sole Poi cotti in paglia fuoco, dentro caminetto Quindi sono pronti, per clienti e decorazio I canti d’artigiano, ritmàno il loro spazio
30 centime lunghe, son le stuoie in paglia Fascette di fuscelli, gambi stramma secchi Di foraggi e cereali, in fascine e cilindretti Un all'atra sono, ben annodati e stretti Su rive del Bagmati, sorge Pashupati Tempio a divin Siva, signor degli animali Protettor del Nepal, e amico a toro Nandi Cremazion sui ghats, alzan fumi grandi
Là numerosi sadhus, asceti itineranti Consacrano la vita, errando in meditazio Eremiti e anacoreti, di varie tradizioni Fumano la ganja, allontanan tentazioni
Tempio Swayambhu, abitato da scimmie Ripida scalata, poi stupa buddha e guglie Emergon grandi occhi, buddha scrutatore Penetra d’intorno, ogni umana situazione
Stan appese a guglie, preghier a sventolàr Con ruote di preghiera, incensi a propiziàr Diffondon primo mantra, om màni peme hum Al pantheon tibetano, salendo assiem al fum
Hanuman dio-scimmia, incontra figli fiori Che vagan tra botteghe, pensioni locandine Century Lodge fu, Guest house Tara Prasad Vicino la gran piazza, galline a razzolar
È all'ordine del giorno, esteriore povertà Cos’assai normale, ovunque un mendicante Chiede cibo amico, da olimpo è sorvegliato Mercanti in biciclette, fanno gran mercato
Barbieri e calzolai, su piazza son vivaci Sarti e guaritori, soppesano il tuo corpo Rispetto d’animali, sàcre vacche e cani Spazzano le strade, da rifiuti vegetali
Sterco sacr’ovunque, capre uccelli topi Galline con pulcini, nutriti amor signori Son tutti rispettati, pur anatre coi porci Agosto piove molto, nei meriggi scrosci
Gracchiano cornacchie, fil alta tensione Diesel sulle strade, giappone fa motore Mangian nepalesi, lenticchie riso dhal Alcuni latte capra, han forza sovruman
2 visi Katmandù, monsoni con turismo Sfarzo ricca oppur, sorella sussistenza A fine agosto accade, la metamorfosìs Negozi han molta merce, per turisti si
Più moto giapponesi, macchine di lusso Mostra l'altra faccia, business Katmandu Domina la scena, monsone è terminato Vado via pur io, seguèn sol albeggiato
È un vero nepalese, sensibile profondo Van mano nella mano, tutti e con rispetto Rispettan la famiglia, ignorano apparenze Distinguono persona, dal rispè che sente
A est di Kathmandu, stupa di Bodhnath Più grande del Nepàl, il mondo a ricordar framment’osso del Buddha, simbolo di fede Mandal gigantesco, che in tutto si ravvede Quadrangolare base, terra a simboleggiar Con cupol e una guglia, acqua e fuoco dà Ai quattro lati guglia, stan 4 paia d’occhi Dipinti onniveggenti, liber da par’occhi
Al centro naso sta, è l’uno in tibetano Simbolo unità, del creato col creatore Attorno a stupa poi, gompa e monasteri Affreschi e bei colori, sulle pareti interi
Axis Mundi stupa, è monte Meru Kailas Uovo cosmo posto, al centro multiverso Attraversa stupa, un palo d’alto in basso Sporge in sommità, legando ciel e sasso
Visnu Narayana, è adagiato sul serpente Compagna sua la maya, poter illusionante Permette a lui creare, ogni fisico universo Sull’acque primordiali, galleggia tal evento
Su Sésa suo serpente, Visnu dorme sente Un sonno meditante, divino e in ricorrente Dall’ombelico suo, cioè il bàricentro danza Emana fior loto, schiude Brahma e s’alza
compie la creazione, in stato indifferente susseguon vari canti, e rappresentazioni Il vento nelle valli, s’insinua nelle gole A gran velocità, sospinge ogni interiore
Tra Nepal e la Cina, il ponte d’amicizia E il villaggio di Kodari, rifugio ai tibetani Integrati ai nepalesi, coltivano la terra Con letame Yak, carburan sottoterra
Calderoni in rame, usàn in monasteri Per preparare il tè, burrato poi offerto Ai vari pellegrini, che passan sulla vita Tè con tsampa un posto, di sicur invita
Lo Tsampa è forte, alimento tibetano Consiste nel versare, in un bicchier di tè Cinque o 6 cucchiai, di tsam farina d'orzo Aggiungi pure burro, no zucchero fa sforzo
Pensiero Katmandu, profondo nella notte Giunse quale lampo, su ciel nostr’orizzonte Un istant’appare, trascende tutto squarcia Saluto a tutti noi, l’India inter ci manda
Il Gandhi arcolaio, coesiste al nucleare Uffici e palazzoni, bazaar con più colori Squallide le strade, nella zona vecchia Varanasi è cuore, di pellegrina cerchia
La stazion del treno, è la mattina presto Grande dormitorio, su stuie di mondezza Preghiera del muezzin, suona nei dintorni Inviolata Varanasi, sacro è nei contorni Uomin fan la doccia, in fila alle fontane L’igiene è gran dovere, oltre che piacer Gli scoli marciapiede, diventan lavatoi Per vesti gambe braccia, pieni di colori
Efficienza disperazio, fino a esagerazio Il Gange eman da tutti, i rivoli e fontane Bagnarsi alle sue acque, purific’ogni pecca Il pellegrin malato, le fogne pover becca
Usando argilla e sale, e l’alga spirulina Arrestan putrefazio, di stomac’intestino Per causa clima afoso, della valle Gange Il sale a volontà, aiuta in zuppe calde
Appare Varanasi, gigan spremilimoni Turista avrà soluti, tutti i suoi problemi Affari con commercio, riman col bazaar Vantaggio e confusione, paion dominàr
In un battibaleno, per un motivo o l'altro Ti trovi a contrattar, seduto nel silk shop Ad acquistar la seta, che artificiale o vera Batte cuor nel chowk, giorno oppure sera
Ogni cortesia, è anticamera d’un business Benares città d'arte, e business pur frattale Millenni di esperienze, accolgon pellegrini Sinceri da ogni dove, spettacol burattini
Fiera permanente, ti sopravvive e vende Spettacolo per tutti, in mod assai coerente Vende a ogni turista, l'illusion più grande L'esistere apparente, a render importante
È grande Varanasi, nel cuore e nel sociale Gran cinema all’aperto, vivente artificiale Ovunque poi tu vada, sarai il riferimento Se stanco poi ti fermi, scopri sei redento
Ecco una bambina, che raccoglie sterco Di sacra vacca là, fresco oppur già secco Non ancora calpesto, da piedi oppur motor Sulla stradin appresso, coglie con candòr
L’impasta come pizza, a farne blocco cubo Lo porta via con sé, torna ancor raccoglie Maneggia quel prodotto, serena disinvolta Seguendo tradizioni, per la cucin risposta
Sterco sacra vacca, usato in combustibi Per le cucine e pur, biogas fertilizzanti Per certe malattie, è un prodotto sacro Assiem urin e caglo, latte e calor fiato Khajuraho villaggio, di terra e di letame[57] Sguarnito polveroso, indiano sonnecchiar I suoi templi dell'amore, sono qua e di là Celebran amplessi, scolpiti a dimostrar
A Khajuraho un Baba, vive in casolare Un piccolo tempietto, in un giardino zen Semplice essenziale, è forte l’ottantenne Yogin del dio Shiva, è radio con antenne
Ogni mattin all'alba, e al tramont’asana Ascolta le notizie, che tratta in meditazio Per ricavar gioielli, di ruminanti deduzioni Che don ai pellegrini, di vari più cantoni Meerut termitaio, fusion modern’antico Ha museo d’anatomia, e fisio patologia[59] Dopo un pò fatica, vedi oltre l'anarchia Tra disorganizzazio, intravedi pur la via
Squallor delle città, contrasta coi villaggi Diventan termitai, collettor di carn umana Convogliano le genti, discese dai villaggi In cerca di fortuna, l’ammassan in miraggi Imprevedibili scrosci, di pioggia e monsoni Govern assai distanti, fan furbi imprenditori Il clima si rispecchia, in local sopravvivenza Psiche delle genti, costrette a convivenza
Gioco di prestigio, ovunque mercanteggio Per strada negli uffici, su autobus solfeggio Rilassa assai la vista, degl’animal da soma Mucche con cammelli, calman ci consola
Sadhu naga baba, sannyasi di Haridwar Vivono in capanne, su un isola nel Gange Di cenere cosparsi, pareti sono in fango Spartano pavimento, a colpi sacro tango
Seduto su giaciglio, il naga sulla stuoia Rudimental coperte, pozzetto per il fuoco Ospita le braci, fuoco e cenèr da spalmare Al centro di capanna, incenso sa fumare Appese alla parete, più effigi e foto deva Tridente nel pozzetto, damaru divin Shiva Più pipe per la ganja, presente in quantità Su stuoia alla penombra, al fine di seccàr
Kumbha Mela è, tempore accampamento Un sogno collettivo, un ponte tra più regni Riunion tribale sadhu, e pellegrin di mondo Metropoli di tende, convegno sul profondo
Tenuta Allahabad, Hardwar Nasik e Ujjan Ogni dode anni, sincròno al moto Giove[62] Gange per un mese, accoglie intero campo A turno tutti i gruppi, attende far il bagno
da Hardware a Kulu, Himachal Pradesh L'impatto iniziale, è squallore e digiuno Scioperi e gimcane, 16 ore di viaggio Per Dharamsala, sudor pellegrinaggio
Una notte e un mattino, in ibernazione All'aperto del freddo, di valli himalayane Presso un fuoco piazza, dove alcuni cuochi Cocevano dei cibi, per i Dusshera fuochi
Il lieve dolore, amalgamato al piacere Ne continua l’effetto, come cer d’aromi Pizzicotti sulle dita, seguiti da carezze Alternan compressione, a prelibatezze
Dharamsala alta, diviene McLeod Ganj In conifera pace, e con yoghurt al miele Rigener suo ambiente, il corpo davvero Dalai Lama qui siede, govè monastero
Scuola Men-Tsee-Khang, di Dharamsala È centro formazione, medicina tibetana 4 anni insegnamento, pei 4 tantra base Metodi di cura, antichi e in sincro fase Templi buddisti, per viaggio interiore Tra campi e colline, e bazar con colore Un lodge dormitorio, bizzarro e sapiente Perpetua gli enzimi, in modo efficiente
Il vento del saggio, tra i boschi di cedro Sul fianco montagna, che domina valle Riflette sull'uomo, e le sue varie città Vulnerabil dall’alto, è l’umana realtà
L'umano da quassù, è un fiore di terra Che quasi si sprofonda, fin giù sottoterra Tutto appar notturno, in effimero barlume Semì-sommerse pietre, in acquà di fiume
Immensità del cielo, sovrasta tutt’avvolge Eterno e silenzioso, interrotto d’ogni tanto Da tuoni e vari scrosci, folgori in tempesta Cima osserva tutto, l’uomo e le sue gesta
Punjab valle dell’Indo, è terren dei 5 fiumi Granaio ora dell'India, che esala pesticidi Concimi e diserbanti, or girano nell’aria Ritrova amrita Gaia, o dolce terra varia
Capital Amritsàr, dei Sikh e della Gatka Città larga stracolma, d’insegne di negozi Economica e ospitale, leggende di banditi Ogni giorno sui giornali, calman appetiti Il tempio d'oro sikh, esempio d’altruismo Funziona molto bene, in amore e carità Offre pasti gratis, giacigli e acqua calda Ospita viandanti, che cercano la calma
Vola espresso vola, verso il Rajastan Trasporti molte donne, benestant’indiàn Grasse come botti, mangiano dovunque Le porti in Gujarat, a far affari dunque
Donne di Jaipur, dal profilo oblungo Caviglie appesantite, da braccial’argento Orecchini enormi, oscillano a ogni spasso Più povere più belle, con elegante passo
Planimetria armoniosa, strade pure belle Assorta e concentrata, in etnici quartieri L’islam tradizionale, apre a ogni cultura È anello della sunna, la tolleranza pura
Tomba santo Sufi, Kwa Monuddin Chisti Pellegrinaggio sito, alla moschea d’Ajmèr Il forte di Jodhpur, dei fier Rathor Rajput Ospita avvoltoi, cioè condor di quaggiù Prendi penna e carta, o dito sulla sabbia Traccia la visione, disegna il tuo contatto Con gli element’attorno, del deserto Thar Il sole del tramonto, sa Jaisalmè indicar
Miraggio atemporale, è Jaiselmer città Su via carovaniera, è incanto a rinfrescàr Spettacolar fortezza, tra mura d’arenaria Giallo il suo colore, che scintilla all’aria Avventur deserto, fuori da ogni tempo Deserto Rajastan, è fuoco argill e vento La vita è sulle mani, è miracolo che aspiri Modella come sogno, miraggi che sospiri
Quan spirito è imbevuto, fuso in elementi Vede ed intuisce, la sua natur del vento Fiato siderale, del vento fresco autunno I viali solitari, rimembran tuo Clitunno
Meditazion passeggi, e voli del pensiero Brezze novembrine, di scuol maestro vero Panorama pur distante, legasi in binario Assale nostalgia, del più divino piano
Imita il cammello, nèl suo camminare Guru dromedario, efficiente senz’uguale Nelle desolazioni, di steppe senz’impegno Vorresti far qualcosa, e s’agita l’ingegno
Dromedario è calmo, quieto cerca cibo Nasce il desiderio, imitarlo in libertà Nessuna frenesia, sol raccoglimento Calma ed efficienza, abitan momento
Suo lento camminare, eguaglia corridore Un suo passo 3 dei nostri, vero re signore Adatto ai grandi spazi, di marzian pianeta Nave del deserto, che vive e non dispera
Paziente silenzioso, con interior dolcezza Respira il vento caldo, e freddo della notte Cammina su pietrisco, rossiccio bruno nero ch’emette suon metallo, al vento traballero
Nasce il sole ad est, è una bollicina d'aria Nell'acqua d’un bicchiere, poco a poco sale Descrive un'arco sopra, testa di chi è sotto Svanisce ad occidente, nell’emisfero sotto
Intorno mezzanotte, cominc’alzarsi vento Vien d’altro emisfero, dove è mezzogiorno Trasmigra e vien sin qui, calor e sole sono Rapporto sequenziale, come lampo tuono Deserto fuoco istinto, natur ferin selvaggia Tira fuor da ognuno, la via sopravvivenza La civiltà cristallo, dissolve come nube E crolla ogn utopia, social che disillude
38 gradi all'ombra, a dorso di cammello mosche fame sete, caldo freddo escursio I nervi con la vista, su steppa desolata Centrano su vento, meditazion mirata Emerge fabbisogno, del viver quotidiano Trovare l'acqua e cibi, cuocer e mangiare Partir per ritrovare, un posto per la notte Pagliuzze di sterpaglia, cibo e fuoco forte
Con mix di vegetali, in pentol acqua bolle Condisci in sale e olio, patate con cipolle Chapati acqua e farina, senza lievitante Focacce con le mani, fan odor fragrante
Teglia sopra al fuoco, metti senza l’olio Stacca pezzi impasto, modella le palline Poi tortin focacce, che stendi nella teglia Dopo due minuti, rigira appare sveglia
Prepara pur un tè, con miel erba limone Osserva le tue mani, per ricavar risposte Ai vari tuoi perché, e arrivan deduzioni I fenomeni osservati, li calzan perfezioni
Tempo tuo alleato, immerge nell’ambiente Come il dromedario, lo senti in emo afflato Prova ibernazione, per traversar lo stress Dato da emozioni, in agguato a sostener Cedon resistenze, psichiche e del corpo Tuo centro gravità, appanna come vetro Il sole col suo ciclo, riporta orientamento Vento suo fedele, rialza sen commento
In treno per Pune, moltissimi paesaggi Tra gli alberi una donna, bimbo sa cullar Dondolo di stoffa, 2 corde appese ai rami Fanno un'altalena, tra ritmi orditi trami
Mamma dà 2 spinte, legger a quella culla Procede per inerzia, bimbo più non piange Contento s’abbandona, sicuro nella mama Calor materno cuore, nutre come manna
Ahmedabad Express, và verso Mumbay Fabbriche e petrolio, annunziano Surat Fiamme e pozzi tanti, e immensa periferia Da finestrin del treno, par squallida la via
Copertoni consumati, fogne a ciel aperto Fin sopra ai tren binari, arrivan le favelas Di notte più abitanti, su essi perdon vita Mentre fan bisogni, i bimbi in prima fila
Appar dopo Suràt, paludi Rann of Kutch Bonifiche di stagni, a mezzo di eucalipto Strappare alla malaria, endemico habitàt Con alberi e foreste, d’acqua più assetàt
Paludi prosciugate, a dar nuova foresta Salutan nostro treno, alla volta di Mumbai Sette isol pescatori, devote a Mumbadevi Inizian ingrassar, in economi andirivieni Goa d’amor accoglie, Xavier Francesco misti Apostol gesuita, che giunse al confin Cina Spoglie conservate, alla chiesa Bon Jesù India è jungla sacra, memoria dei gurù
Velha Goa casette, bianche di campagna E villaggi fattorie, frammisti a dar memoria Raccolta nel silenzio, san Caterin cappella Al luce del tramonto, la storia fa più bella
Portoghesi in terra Goa, hindù con cristiani In pacifi convivenza, scambian cuori umani L’occasione d’ogni festa, li vede pur riunire Mangiar al focolare, e gran gioia rinverdire
Un bus da Velha Goa, giunge al Karnataka Solitario sulle strade, di terra assai solare Stupenda etnia dravida, scura carnagione Silenzio sud dell'india, priva di squallore
Piogge lussureggianti, e granitiche colline Incenso di Mysore, sàndal rose gelsomine Sravanabelagola, è scultur Gommatesvara Su colline la città, par toscana maremmana
Chandragupta màurya, eremita imperatore In antico tempio sito, patròn Jaina relìgio [71] Chandragupta esal’ancor, ataviche memor Mistero karnataka, digar Jaina serba odor
Su collina domin vento, fra templi solitari Antiche vasche d’acqua, fan stazion termali Ricorda Rom’antica, mani aperte unite dita Su palme la svastìca, che dona pace vita Dà luogo ispirazione, ad anim’errabonde E cascata d’intuizioni, li stimol tutto tondo Jaina statue templi, son avvolti da silenzi Echeggiano le voci, adivasi primi tempi Funghi dopo pioggia, per popoli bisogni Producon nuovi santi, rinnovi e religioni Per culto spolverare, venerare e riattuare E matrice ritrovare, dello spiri originale
Influenze di fenici, egizi arabi e cinesi Olandesi portoghesi, francesi con inglesi Approdaron qui le navi, del Salomone Re Venner pure greci, e romani con galèn
Già Madurai, commerciava coi romani Nettare è il suo nome, o goccia di Madhù Che da Shiva cadde, quan benedì la gente che templi costruiva, in danza ricorrente
Gente del Kerala, di cuore molto aperta Tende all'amicizia, assai incondizionata Dravidian portan baffi, a marcàr identità Si bagnano i capelli, stil inglese pettinàr
Li al forte Cochìn, morì Vasco de Gama La notte di Natale, del mille cinque e 24 Grand’alber secolari, assorbon confusione Di traffici commerci, e piogge di monsone
Verdi palme del Kerala, porti commerciali Navi cariche di spezie, sfidàn ocean e mari Pepe gomma e fibra, di cocco e zuccherò Son piante di gran sete, come eucaliptò Ebraiche sinagoghe, e forti portoghesi Chiese di olandesi e reti pesca dei cinesi Palestre di kalari, marzial arte d’animali Su pelle d’adivasi, trascrive i potenziali Tra indiani adivasi, originar della regione Sui monti Nilgiri, tra foreste di eucalipti Vive il popolo Todas, che bufalo adora Come i pellerossa, la vita lor rinnova
Pure i popoli Tamil, gentili affascinanti Corpi scuri e fronti, alte e occhi brillanti Rispecchian intelletto, acuto di sue genti Famosi in tutta l’India, scienziati ricorrenti
Donne indossan sari, dai color sgargianti Lunghissimi capelli, che ornano con fiori Freschi profumati, sempre di stagione Fervòr artista hanno, per la devozione
Sovrani mecenati, scultori e intagliatori Esportano le danze, a Bali e pur altrove L’indole al commercio, intrepidi li tempra Venti marinari, accarezzan loro membra
A Capo Comorìn, ovver Kanniyakumari Estrema India del sud, incontrasi 3 mari Pellegrinaggio centro, di vergine Parvati I cicli sole e luna, qui osservi rinnovati
Nei pressi di Chennai, Città assai rilassata Prim insediamento, di Compagnia dell’Indie Sta tempio Kalishwara, forza d’ascendente E tempio Nagaraja, di Siva Dio serpente
Racconta Marco Polo, quì giunse Tommaso L’apostolo danzante, capace a far invaso Intreccia la sua storia, a cinesi pescatori Aborigeni adivasi, a contrasto dei padroni
Villaggio Pondicherry, insediamen romano Fondato da Agastya, tra coni templi Toda Mere ed Auribindo, fondaron qui la scuola Città della coscienza, in Auroville nuova Agastya ci svela mente, vijnana collettiva Cioè l’arte di adivasi, di yoga e agricoltura È una scuola medicina, siddhi ed ayurveda Pulisci ben i denti, con polvere che sfrega
Andhra ed Orissa, adivasi Buiya e Gonda Ritiran in foreste, quan giungon i dravida E più medici di Assam, preparan vari tè Infusi alla datura, per sonni zombi olè
Kalikata deve il nome, alla nera Dea Kalì Città sviluppa molto, divien seconda Londra Alimentano suo porto, e l'India delle spezie Fabbriche di juta, cotone e più ricchezze
[61] la cenere ha funzione profilattica deterrente verso gli insetti. [62] il Kumbha Mela ha origine nei rituali di fertilità pre-vedici, quando vasi contenenti sementi, venivano ritualmente immersi nelle acque dei fiumi prima della semina; simbolo del grembo della dea Madre, il fiume, portatore di fertilità, è considerato un Tirtha, luogo sacro dove genti d'ogni casta, religione e setta, confluiscono per fare abluzioni rituali e prurificatorie, celebrare, discutere, condividere conoscenze e mercanzie. Il Kumbha ad Haridwar è celebrato ogni 12 anni, i 12 giorni che Garuda impiega per volare (ogni giorno di Garuda equivale a un anno uomo) guidato da Giove e protetto da Saturno, Sole e Luna. Gli astrologi ne determinano la data, in base alle congiunzioni astrali dei vari pianeti
[63] L’Istituto Tibetano di Medicina e Astrologia offre sette anni di studi, per la comprensione dei testi di medicina è richiesta la conoscenza della lingua, grammatica e poesia tibetane. I 4 tantra della medicina sono: radice, esegetico, della tradizione orale (metodi e istruzioni) e il tantra successivo. Al quinto anno gli studenti danno esami scritti e orali, su questi quattro tantra mentre al sesto e settimo anno, vengono inviati, per il tirocinio, in una delle 40 succursali dell'Istituto, in India, Nepal o altrove.
[64] Amrita significa Ambrosia; in tale città, i prezzi dei prodotti di consumo sono ridotti al minimo, l'ospitalità e disponibilità all'aiuto, dei sikh, è smisurata. Tale realtà è spesso oscurata dai media che preferiscono evidenziare solo la presenza di molti poliziotti dietro trincee di sabbia, intenti a sorvegliare le vie principali. Gatka è l’arte marziale tipica dei Sikh.
[65] Città fondata nel 1459 da Raojodh, capo del clan Rathore. I Rathore si proclamano discendenti diretti dell’eroe epico Rama. L'ultimo sovrano oggi è il 41° discendente in linea diretta. Il forte dei condor, ricorda il sacrificio dei coraggiosi guerrieri Rajput e conserva le impronte delle mani delle loro mogli che, preferirono immolarsi con la sconfitta dei loro mariti piuttosto che subir la cattività. I pantaloni da cavallerizzo (jothpurs) derivano il nome da questa città.
[66] Jaisalmer, fondata da Rawal Jaisal, un capo Rajput del clan della luna, dista 300 km dalla città più vicina ed è al centro del deserto del Thar; la vita dei suoi abitanti si svolge attorno ai vari chowk, dove confluiscono tutte le vie carovaniere.
[67] Eventi contemporanei avvertiti in modo sequenziale
[68] Il deserto è molto freddo di notte e caldo di giorno, le ore più fredde sono dalle 24 alle 7.00 e le più calde 12.00-18.00 [69] ogni qualvolta l'Io si trova a suo agio, in una situazione o condizione specifica, tende a identificarsi con la situazione stessa, per cui risuona in sentimenti nostalgici o dejà vù. [70] Portata in dote dalla principessa portoghese Caterina di Bagonza al marito Carlo d'Inghilterra, Mumbai rimase sotto dominio coloniale Britannico dal 1665 fino al 1947. In 250 anni questa città si è trasformata da un gruppetto di isole in una megalopoli. Mumbai, talvolta chiamata mini Manhattan dell'India, è la capitale dello stato del Maharashtra, centro industriale, cinematgrafico e commerciale dell’India
[71] Nel più semplice tempio del posto, Chandragupta Maurya, primo imperatore pan-Indiano della dinastia gupta, si ritirò e morì, nel 1000 a.C. Diffuse il jainismo nel suo impero. [72] Le colline di massi di granito, presenti nel sud dell'India, tutt'oggi per la scienza restano un mistero insoluto, resti di mura ciclopiche crollate o antiche montagne spaccate dal sole
[73] Sravanambelagola, è cuore del culto jainista Digambara dedicato a Sri Gommatesvara, figlio di Adinath e primo Tirtankara (colui che guada il fiume) della religine Jaina. I 24 Tirtankaras, maestri bhakti, venerati come santi, sono frutto delle predicazioni del profeta Mahavira, fondatore della dottrina jaina e ultimo tirtankara; egli rese popolare il concetto etico-panteista della non violenza (Ahimsa) quale mezzo per conseguire la perfezione umana: tutto ha un anima, sassi, acqua, insetti, ecc., è degno di profondo rispetto. Jainismo ha 2 scuole: svetambar e digambara, i primi veston di bianco mentre i secondi vanno nudi in quanto, considerano il vestire il corpo umano, nato nudo, una forma di violenza.
[74] Kerala da Kera, palma da cocco che cresce ovunque. Nel 1498 a Calicut (Kozhikode), approdò il portoghese Vasco de Gama che ri-aprì la via ai commerci europei con le Indie [75] Lo stile kalaripayatu del sud, realizza asana di flessibilità e potenza ispirate ad otto animali: capra, elefante, cavallo, cinghiale (varana), gallo, serpente, leone e leopardo. [76] Rishi Agastyar, latino augustus, aiutava gli adivasi a sopravvivere al cambiamento storico, valorizzò l’arte Toda di costruire templi conici fatti di argilla-pietra e ricoperti d’erba. Auroville, primo ecovillaggio a statuto internazionale, è fatto da un'insieme di comunità bio-sufficenti e antiautoritarie, che usan tecnologie sostenibili per coltivare la terra, spostarsi, produrre energia, alimenti ed abiti. Cuor spirituale è il tempio della Dea Madre, Matrimandir, dove si può meditar alla luce distribuita da una sfera di cristallo che riflette la luce solare a ogni ora del giorno. Auroville si ispira allo yoga integrale di Aurobindo e Merè e coltiva come ideale la fratellanza tra tutti gli uomini di ogni razza e credo. Accoglie 50.000 abitanti.
[77] l'Imperatore moghol Shan Jehan, per ringraziare il chirurgo inglese che l'aveva completamente guarito, gli concesse il libero scambio commerciale tra Bengala e Inghilterra, nacque Calcutta, nell'agosto del 1690, avamposto commerciale fondato da Job Charnock per conto della compagnia delle Indie Orientali agglomerando i tre villaggi di Sutanati, Govindapur e Kalikata.
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