Acqua, Fuoco, Terra, Aria e Identità
tra canti di Taranta, Vodunsi ed Orishàs
Gesù Fauno danzante, scopre l’afro danza
le terapeute Muse, oggi fan Biodanza
sommario quartine
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Acqua, Fuoco, Terra, Aria e Identità(Antonello Ricci, Lucio Niccolai, Clara Gallini, Gary Snider, Paul Hawken, Thoreau, Fritjof Capra, Banana Joe-Città senza nome)
Miti e riti dell’Acqua e del Fuoco son modi con cui, nella pratica e ell’immaginario, si costruisce il teatro delle appartenenza locali. Il tempo del mito si rinnova nel ciclo rituale e.. patria, identità e appartenenza sono costrutti culturali legati a pratiche strategie di potere.
Nelle mille varianti delle storie di folletti e gnomi, rinnovati dalle epopee popolari, vi è la necessità delle comunità locali, di trovar nelle proprie risorse materiali e culturali i motivi per rimanere nello spazio-tempo, e poiché ogni gruppo riconosce verità alla sua variante della fiaba, questi vari racconti son esemplari.
Miti e i Riti son rimodellati in un ininterrotto processo di re-invenzione di appartenenze, radici ri-definizioni di patrimoni culturali. La tradizione è una costruzione ri-negoziata di volta in volta, di una diversità locale elaborata nel rapporto della più ampia cultura globale. I miti risolvono paradossi, trovano soluzioni per la continuità di un legame collettivo mai garantito e sicuro, dove il rito ludico (ludus, fare la stessa cosa in modi differenti e cose differenti allo stesso modo) si fa dramma, catarsi ed esorcismo contro rottura e disordine sociale, separazione e morte.
“In molti villaggi la fondazione e conservazione del legam associativo è opera di femme sovrane (amanti, genitori, leader), colonne-cariatidi che emergono nei momenti difficili e crisi a suscitare l’ethos comunitario, sostenendo ed elaborando dinamicamente le forme dell’appartenenza e dell’indentità. Nella disperazione, nel dolore e dramma sociale della separazione, le lacrime femminili son acqua che muove la macina di un mulino in ricerca d’un impossibile ricomposizione di una realtà sociale lacerata. Attrici e narratrici nella rete dei vicoli, le donne raccontano eventi in modo drammatico al fin di costruire una memoria storica, un mito fondatore che radica profondo come una quercia una nuova identità clanica ed etnica. L’acqua del dolore, necessaria a ridar vita a un vincolo comunitario lacerato da conflitti, partorisce ed elabora un mito[1] come nell’antico teatro mediterraneo, che dal pianto doloroso di occhi femminili, ricrea un identità e appartenenza che nutre comunità”.
Pico, re-fondatore dei Sabini (Romolo dei Latini) è figlio di Silvano/Marte e Feronia madre Terra, venerata in Sabina come ops-fortuna primiginea, Vittoria, Rhea Maia, Madre de Lari (avi). Il 14 Febbraio, Presso Cures, capitale sabina sulla via del sale, nel lucus Feronie, Bosco sacro al dio oracolare Fauno-Silvano, il sacerdote, invasato dal dio e in preda a convulsioni, celebra il lupercale, la festa di Fauno legato a Nettuno Equense, dio delle acque interne. L’acque del Tiberinus avevano benefici curativi, sia bevute che in abluzioni. Il tempio di Fauno Esculapio, sull’isola tiberina fu hospes/ sanctorum, scelto dal serpente dei coloni, che dalla nave, scese su di esso. I devoti praticano l’incubatio: ricevere in sogno l’oracolo di Aplu (Ap = acqua) da cui apprendere il tipo di cura necessario per guarire. L’acqua salutare è attinta dal pozzo dove l’acqua tiberina è fatta decantare, a lungo, per perdere impurità e divenire potabile, cioè tagliata in due.
Nei miti della creazione, l’eroe fondatore di una comunità o nazione, sollecita a divinità o spiriti locali, l’autorizzazione per l’insediamento del gruppo e organizzare così il territorio. Tal processo crea un identità alimentata nel tempo attraverso una continua relazione con gli spiriti. Gli spiriti esprimono la relazione tra vivi, morti e territorio, a mezzo di segnali che assicurano il suo uso e controllo (canti degli antenati).
Nella cultura Cinese, i cinque elementi Son imago ed aspetti, di stati differenti dello Yin e dello Yang, ecco la partitura Legno rappresenta, le piante in fioritura
Fuoco è calore, del picco solar d’estate Metallo ci conduce, graduale all’autunno Causa la caduta, di temperatura e foglie E i frutti dalla terra, con utensili raccoglie
La Fenice fenghuang, sole fuoco assieme corpo cigno e fronte gru, schiena tartaruga collo serpe gola rondine, becco di gallina lunga coda piume, e ciuffo a mandarina
Muore e rinasce, e presiede il quadrante meridionale del cielo, dona il fuoco estate per cuocere il cibo, è onorato con offerte di ciotola d’acqua, e incenso bacchette
Acqua è l’arrivo, del freddo invernale Yang conduce Yin, nel suo corso naturale Attraverso il tempo, e le naturali forme presenti dappertutto, e frattali conforme Yang dragone è, come sole che s’abbassa Da pomeriggio a notte, in profondità marine Quan decide emerge, nel cielo ruggendo Una colonna d’acqua, solleva lui salendo
La scende sulla terra, è pioggia che disseta L’acqua scaturisce, da una costante fonte Manifesta in forme varie, è inafferrabil resta Molteplice trasforma, conquista Yang foresta
L’Acqua, al confine tra essere e non essere, passa tra molteplici trasformazioni e, nella sua umidità-umiltà, da vita a ogni cosa e conquista lo yang per attrazione piuttosto che costrizione. Dimora nei bassifondi da tutti sdegnati e alla Via è assai vicina. Niente la supera in niente, il grande Yu, inventor delle dighe, è l’uomo-pesce-drago, mediatore e garante della separazione fra cielo e terra (foresta). La Medicin Cinese osserva cambiamenti della natura e degli umani, nel mantenimento del flusso Yang ottenuto in vari modi (Qi gong, agopuntura, Tui-Na): stimolare punti del corpo che influenzano il flusso del Qi regolandone velocità, direzione, forza o bevendo vari tipi di tè, miscele di erbe e composti differenti.
Il Drago long è simbionte della civiltà Si trasforma in mille, epifanie impossibili Piccolo come baco, grande come il mondo vola nel cielo, tuffa nello stagno profondo
Ha testa di cammello, corna ramificate Occhi di coniglio, e le orecchie di bufalo Collo di serpente, e l’addome di rospo scaglie carpa, zampe tigre e falco rostro
Presiede l’orientale, quadrante del Cielo cioè la primavera, d’inverno è negli stagni dorme e si sveglia, nella stagion di piogge Quan vola troppo alto, la siccità ci coglie
Quan vola troppo basso, ecco le alluvioni Distratto da sua azione, Re d’oceani ctoni Sua stirpe popol cinese, cerca propiziarlo in ogni occasione, d’acqua festeggiando
Con danze del drago, e fuochi artificiali affinché non distragga, continui vegliare L’uomo del bene, è come acqua benefica A tutti e nulla è rivale, Lao Tsu ci confida
Nel corpo umano, lo Yang alla mattina Emerge dalla terra, col poter primavera Legno che porta, acqua dai reni e nutre Gli organi e pelle, e le ossa e strutture
Poi alza distribuendo, il fuoco energia Per svolgere i nostri, lavor quotidiani Compiuto ciò il Drago, inizia discender da Cielo è un aereo, metallico arrender
Sen carburante, piomba al subacqueo A riposar ristorare, per giorno seguente da Terra elemento dragon ciclo dipende Tutti gli altri elementi, la terra sottende
Se la crosta terrestre, è già troppo dura Yang non è in grado, di uscire al mattino In inverno la cosa, è piuttosto normale Dì brevi d’estate, è invece anormale
La Cosmologia dei Waci, offre infinite relazioni simboliche dove ogni forza è personificata e legata a un universo vivo che pulsa di Numeri, Numi od Orixas. La comunicazione tra i vodùn, è resa possibile per tramite di un serpente che: Si rende visibile con l’arcobaleno; è androgino e si manifesta nella dualità del rosso e blu tatuati sul corpo degli iniziati. Liti tra fuoco e acqua nel corpo d’un individuo richiamano contrasti a livello cosmico. Durante l’eclisse, sole, luna e terra litigano condizionando l’uomo che ricorre ai riti per ricompor l’armonia e ritrovare il posto nella comunità. Gli iniziati si accostano al fuoco sacro e chiedono di averne, per continuare, sulla terra, la grande lotta dei vodun contro i disgregatori dell’ordine sociale e cosmico (anch’essi attori). Ruolo dei vodùn è salvaguardare questo ordine perché gli uomini non scompaiano dalla terra e gli astri non cadano dalle loro posizioni. La geomanzia pronostica la fecondità, dai segni tracciati sulla terra o posizione di luoghi rispetto agli astri, ha 16 figurazioni e 15 sottofigure per un totale di 256 combinazioni. 16 sono i mesi Waci, il cui calcolo inizia dalla quinta luna (quintilian) all’apparizione delle Pleiadi.
41 (40+1 richesto da Legba, braccio della legge, caotico dei vodun) son le conchiglie della collana iniziatica, i modi di nascere e le malattie che il vodun può mandarea una persona riluttante, recalcitrante che, cosciente o meno, infrange sue leggi e rifiuta di farsi iniziare.
L’universo è una zucca, vuota ed immensa la terra n’è la coppa, il cielo n’è il coperchio caldo secco il primo, umido fresco il secondo Calor e freschezza, san causare ogni fecondo
determinan momenti, del giorno e le stagione presenti in animali, a sangue caldo e freddo negli arbusti e piante, in bacche blu e rosse così dentro i legumi, e meteore pietre mosse
con cui poter creare, strumenti d’ira o foga associati a canti danze, silenti oppur in voga ogni foga sentimento, ha sede all’intestino febbre è fuoco in sangue, cuore od altro sito
ardor che vuol trovare, l’acme crisi prima che l’acqua lo riporti, all’armonia di prima acqua ha voglia vita, spegne fuoco e febbre pace è la freschezza, che corre sulla pelle
Pitone-Drago abbraccia, la terra ne conforma Ogni valle e ogni collina, il mare e ogni realtà Donna pur conforma, sinuosa seno e fianchi serpente eretto è detta, sollievo per i tanti
Totem di molti clan, venerato e rispettato Non va mai calpestato, ucciso od inquinato Dal cielo serbatoio, l’acqua allor discende E fuoco dalla terra, a lei fulmine s’ascende
Il Fuoco e l’acqua sono, usati in molti riti la loro lotta allora, è coscièn ritualizzata in modo tal che cessi, divenga integrazione và lampo Tatewierì, in focolar celebrazione
vodun del fulmine, Hebiesso che non può uccidere o inviare, i suoi lampi senza il sette cioè forza della terra, congiunta a quella cielo la terra sappi è il 4, il cielo è il tre davvero Il ciclo della vita, è scandito da passaggi di viaggi nell’età, con prove iniziazione nascita e infanzia, adolescenza e coito adultità anzianità, morte e spiri introito
Deve ogni realtà, passar prima per 6 Cioè destrutturar, prima di andare a 7 6 connette ai bimbi, già nati malformati che in acque degli stagni, venivan affogati
il 6 è nascosto, nella pelvi e vuole uscire Strambi i suoi tempi, nei riti a lui da offrire come i costumi, nudi o meno a suoi iniziati disordine rituale, per salire ai sette gradi
La gestion del potere, nell’Africa segue Due sistemi base, monarchico eterarchico La cosmo appartenenza, innata l’indirizza agli sciamani ganga, durante vita stizza
disgrazie e malattie, e perdita di senso Le maschere si fanno, per esser indossate a curare tutti mali, temute oppur odiate gioite e venerate, comun sempre danzate
Picasso: “L’arte è l’affermazione più eloquente che ogni popolo fa di sé stesso (idee, potere, storia, eventi sociali e individuali), riflette i sistemi sociali, economici ed educativi di un gruppo. Presenze vive nelle avanguardie tribali sono in grado di agire sul percorso mentale dell’osservatore; l’arte popolare è effimera, fatta per esser mangiata e dissolta in occasione della festa, poiché vive solo in tale spazio cerimoniale. Più ti allontani dai percorsi abituali, più t’inserisci in una cultura antica e laboriosa che protegge il territorio con le sue foreste e ogni pietra affinchè resti sul posto a dar stabilità alla terra su cui è appoggiata”.
“Il melo è selvatico come lo sono io, per caso, che non appartengo alla razza aborigena di qui ma che, proveniente da un ceppo coltivato, mi sono perduto nei boschi”. Thoreau
Teixeira Bige: “I riti diretti da un nganga, autorizzano il potere politico a crear le condizioni del commercio e della coesione del territorio. Gli uomini venerano e controllano gli spiriti, alla base dei marcatori vivi del territorio creati dalla natura: acque in primis, l’uomo, la vegetazione che penetra e alimenta l’uomo nel corpo e nella coscienza-identità e che, nel cambiamento di un territorio, l’uomo-nomade porta con sé come seme-feticcio da piantare nel nuovo posto e a cui demandare scelte e volontà. Altri marcatori (specie nelle iniziazioni), sono le varie maschere dove il colore, forma e materiali, definiscono la funzione rituale e permettono alla società, di poter stabilire un contatto diretto con gli spiriti. La maschera non dissimula l’uomo ma permette la manifestazione fisica degli spiriti che possono così partecipare nelle danze e portare il gruppo verso i suoi ritimi. Addomestican umani, piante ed animali, il suolo può essere mischiato col sangue rosso dei sacrifici, vino od l’olio che, se versato con invocazioni, saluti e acque pure, manifesta poteri speciali. I marcatori musicali oltre a produrre musica, servono a stabilire relazioni a lunga distanza tra differenti gruppi, aiutando coesion del territorio. Come Fiume veicola messaggi corporei e iconici, la Foresta non è spazio muto poiché gli africani ricorrono costantemente al linguaggio musicale che diffonde attraverso di essa. Il flauto, viene allora usato per compensare la solitudine del viandante, poiché la musica, assieme a canto, danza e cibo, costituisce la tetrade base del processo di socializzazione.
La somma delle piccola identità in scatole cinesi, autorizza la costruzione dell’identità globale storicamente legata a un territorio. Escluso un liberato vivente, l’espulsione di un uomo da uno spazio (sua terra e territorio) per l’irruzione dell’anomia, equivale a una condanna a morte: “La frammentazione della terra africana compiuta dal sistema di creazione delle identità e territori coloniali, portò all’erosione degli usi sociali e dei marcatori simbolici delle identità che caratterizzavano gli stessi territori in coesione ed equilibrio con gli spiriti e la natura. Espellere le forze religiose africane per laicizzare la terra e autorizzarne la commercializzazione, produce l’identità angolana coloniale, che si afferma, nell’eliminazione della vitalità delle culture africane”.
D.A.Conci: “Quan muta il rapporto con la terra, muta lo status e l’indole economico-sociale di un individuo o gruppo. Transitare da nomade a sedentario e viceversa, comporta una rivoluzione culturale che coinvolge e sconvolge i singoli e le etnie, esistenzialmente e cognitivamente. Si generan possibili inversioni di gerarchie e ruoli nell’immaginario delle comunità transitanti. L’esistenza del nomade non abbisogna di alcun radicamento fisico o psichico, né per l’economia dei viventi, né per quella dei morti, pertanto non tende a coltivare la terra e non scava il suolo per innalzare costruzioni su inamovibili fondamenta, sognando eterna permanenza in vita e dopo morte Il primo Dio che parlò ad Abramo nella città di Ur, era Anu, il Toro del Cielo; nel ritorno degli ebrei al nomadismo del deserto, fa riudire la sua voce di tuono. In origine è culto adorcistico di possessione dell’uomo da parte di Jahweh, remota eredità nomadica stretta intorno al suo sciamano che ricopre anche il ruolo e la funzione di capo e sacerdote. Poi quando Samuele, ultimo profeta, a malincuore cede il potere a un re stanziale, nasce la storia sedentaria del popolo d’Israele con i suoi sacerdoti templari e i suoi re. Quando un popolo di cultura nomade si stanzia definitivamente su un territorio, i vissuti della sedentarietà s’impongono e tendono a relegare sullo sfondo le figure potenti uraniche, egemoni nei vissuti collettivi della cultura nomade. Nell’Egeo, Zeus s’impossessa del tuono e fulmine che Gaia teneva nascosta, Circe psicopompa (colei che volteggia e aggira) vigilava con amor filiale la soglia estrema del cammino del padre Helios-Toro-Ariete, avviato al tramonto sul far della sera nel grembo ctonio di Gaia, utero e tomba ad un tempo, signora delle metamorfosi e di cui la rinascita è l’agognato epifenomeno. In centro-america con l’abbandono della condizione nomadica e lo stanziamento del futuro popolo Azteco, nel territorio lacustre dove fu fondata Tenochtitlan[5], rivel che la propensione per il meteo e l’astrale, nella cosmogonia azteca, è residuo di un eredità nomadica recente.
Un nomadismo convulso e integrale non è mai esistito sul nostro pianeta e l’immagine di bande di cacciatori paleolitici oscillanti perennemente alla ricerca di cibo è ormai confutata. Poiché l’economia del pastore nomade è un economia di simbiosi con le comunità agricole, gravi periodi di crisi delle comunità sedentarie e delle loro istituzioni, coincidono con i periodi d’espansione dei nomadi e viceversa. La decisa superiorità bellica compensa la manifesta inferiorità di un economia di allevatori, mercenari e briganti; un economia malsicura che si avvale, se necessario, della razzia, e su un endemica conflittualità per l’approvigionamento delle acque piuttosto che per il possesso di un territorio in cui non amano insediarsi stabilmente per coltivarlo. Il nomade si orienta privilegiando l’ordinamento temporale (lo spazio è immenso e indeterminato) degli accadimenti con capostipiti di genealogie e fondatori di lignaggi. Il centro del mondo dei nomadi (axis Mundi), è il palo della tenda anche se rizzato magari sol per una notte, nomade esso stesso, una volta piantato al suolo è sufficiente a che loro sentano e vivano i loro accampamenti, più o meno precari, come luoghi perenni del sogno in cui incontrare gli esseri celesti, che sogliono muoversi e comunicare, nel bene e nel male, lungo tale asse cosmico. Le Yurte smontabili, trasportate su slitte e cavalli, ricoperte di feltri e pelli, erano i soli luoghi del soggiorno dei vivi e dei morti. Le credenze e pratiche sciamaniche dovevano alimentare, con i culti di possessione e le esperienze estatiche connesse ai viaggi ultraterreni dello sciamano, per andare a incontrare le soccorrevoli figure potenti (in nome dei singoli e delle comunità), l’economia di una religione che non richiede strutture sedentarie fisse. Il palo sacro o altare portatile (arca dell’alleanza) ha per copertura la volta del cielo, santuari mobili ed occasionali che cosmizzano (templum) il territorio in luogo d’incontro con il sacro. Il totem, potenza corroborante nella vita e nella morte degli umani, è rievocata da Giacomo Leopardi nel Canto notturno di un pastore errante dell’Asia. Come per Pascoli, la campagna era il luogo salvifico per guarire dalla malattia, contratta nella civiltà della modernità Americana.
Intonar canti alla luna, costume della steppa spontanei giran giran, per tutto c’è stagione Natura è ciclica, idea di progresso lineare Nelle reti viventi, tutto gira in circolare
- Rito della caccia dei pigmei In un campo pigmei, presso fiume Congo Gli uomini tenevan, lance ed archi in pugno Al centro di radura, in mezzo alle capanne Nel mattino presto, fuochi accesi fiamme
Puliscono con foglie, vicin terreno spiazzo canestro porta l’uomo, pien di sabbia fiume Spargono su terra, qual mandala uniforme Tracci ora l’anziano, un antilope conforme
Tutti or fan silenzio, ai bordi di radura Mentre incocca freccia, ùn di lor natura Guardan tutti in alto, al cielo di foresta Attendono che sole, irraggi la sua festa
Un raggio di sole, improvviso ora fiocca Medesim istante, pigmeo freccia scocca Centrano entrambe, sia sole che dardo L’antilope sabbia, in sincronico incanto
Sassolini su terra, disegnano silhoette Animale da cacciare, o pioggia invocare Con magici canti, danze e gesta rituali[6] Col suono del rombo, lì a vorticare
Il popolo esplode, in grida di gioia Auspicio par buono, per caccia del dì Simpatico evento, dei totem del clan Ciascun tien specie, da far moltiplicàr Ognì sezion del clan, a fin di conservar Salute in territorio, fa riti a incrementar Con susseguir di canti, di eventi naturali Invoca tal’azioni, accompagnati da rituali
Fan stimol emissione, del potenzial vitale Di speci-fìco luogo, d’un Essere Ancestrale C’è chi compie il rito, chi sorveglia questo Così che sia corretto, tutti han ruolo netto
Radici foglie secche, spars’ovunque suolo Mostran tenue verde, diffuso tutt'attorno Gli uomini la pietra, fan albero sposare Dipinti a cerimonia, fan semi cucinare
Uccidere il mondo, è uccidere il sogno Una via senza cuore, è la via del declino Traccia righe sabbia, per giorni di cammino Cerchi siano pozzi, o accampamen vicino
Comunican le menti, sincronizzano coscienze Diventan collettive, coerenze d’un sol campo Al di là della realtà, oltre l’inganno sensi che fissan tal realtà, gelata nei consensi
tutto vero vive, in continuo movimento plasmabile e potenza, vivo e intelligente improvvisar vuol dire, crear musica nova comporre in istantanea, in estasi trafora
Fuor la staticità, instaura straordinario Contatto con strumento, Ecto Movimento Estati improvvisazio, tra musico e strumento Si fondono in diretta, immediato sentimento
Si percepisce allora, l’attore e spettatore Lascia che l’evento, accada senza tempo Che attraversi il tuo, spazio di esperienza Catarsi del tuo intrigo, vien alla coscienza
Alla vigilia di Natale, il ceppo brucia allegro S’inseguono festose, le faville sin domani La cenere gettata, sarà nei solchi a terra Il cereale crescerà, propiziato sottoterra
E l’annunciazione, che il ventre di Maria s’apre accoglie seme, da cui nasce gagliardo Pan divin bambino, che al seno suo l’allatta ovvero l’uomo cresce, alla sorgente d’acqua
I rituali della Festa, di San Maria Ferragosto Ripercorrono solco, della tradizione in tre fasi Tiratur del solco dritto, consumo d’uva e farro Procession notturna, con musica cantando A società dei bifochi, spetta onere e onore di sostenere la festa, tira dritto fa bon solco! la Vergine cammina, nel solco lor tracciato Per fuggire in Egitto, via dall’Erode irato
Virgo nella fuga, nei lupini impiglia veste Perde delle goccie, del latte suo materno Finiscono su piante, del Cardo mariano Ma evita cattura, di bambinello amato Virgo Assunta in Cielo, è pelagica sibilla che durante il vaticinio, in cielo vien rapita ad oracolo di Aplu, che parla a sua bocca Cure partorendo, dal verbo che sgorga
Il solco nel terreno, è segno che lei segue Durante la sua trance, a pronosticar raccolti A non perdersi in spinose, var altre questioni Nel viaggio nell inconscio, o altre dimensioni
Illuminan i ceri, quel solco in seno a Gea E sonagli e tamburi, tracciano i suoi passi Levatrice che seduce, fuoco carne e soffio nella notte di Diana, plenilunio ferragosto Farro e vino, è l’alchimia del doppio parto Doppia germinazio, alla porta verum bonum Grazie al fuoco della, fornace-utero infèra Rinascere potranno, piante e primavera
Tago esce dal solco, il diciannove Agosto Quando inizia bene, la maturazion dell’uve Rinasce in sinergia, di fuochi intern-esterni Riflessi alimentati, l’un l’altro in cicli eterni
Gea-Maria-Demetra, offre focacce e cura Ai figli suoi devoti, che celebran più vita Cerere Virgulta, ai Pelagi va insegnando Seminar il farro, cece e il vin piantando
Da Magdala sibilla, parte traccia solco Madonna che risiede, su Venere collina Auspici verum bonum, ovvero bona Vèr Prima sacerdotessa, matrona primaver
- acque di vita, cura e sofferenza L’acqua corrente, la beve il serpente La beve lo zio, perciò la bevo anch’io I soldi poi mandano, l’acqua per l’in su Cioè negli acquedotti, a crear città orsù
Le feste solstiziali, d’estate e dell’inverno La prima è rito guazze l’altro ceppo interno Son acqua per caldo, e il fuoco per il freddo Giovanni allunga e scorcia, giorno vivo e spento
Il ricordo è memoria, non dividersi mai più Emblem e tradizione, un luogo ora fondato L’acqua delle donne, vi gioca il ruolo antico Vitale e necessario, come il fuoco ambiguo
è la sposa bagnata, una sposa fortunata per virtù dell’acqua, che feconda e guazza il ventiquattro giugno, la notte del Battista siede nuda all’erba, rugiada lava e strizza Riti d’acqua estivi, malesser fan cessare Sammartino al vino, dà l’acqua minerale Femmina è sbornia, la marza dell’innesto Rospo metamorfo, cioè fata del contesto L’acqua piovana, è risorsa alimentare Raccolta e celebrata, nel tempio rurale Guazzo che fuoriesce, da tufo fenditura In polla si raccoglie, e sott’altar perdura
Terre alle paludi, campi moglie e inverno Semini granturco, e sopravvivi al meglio Crisi con riscatto, in risposte e soluzioni Trova con ingegno, in ardue situazioni
Acqua offre legame, social comunitario È mito fondazione, è femmina d’umano Che suscita e rinsalda, legam identitario Si dona con fatica, in travaglio quotidiano
fem impossessata, è donna che s’impone col peso sulla testa, signoreggia la fatica coscienza sua s’aliena, fugge dal presente eroico suo vitale, la vita ancor consente individuale privato, socialmente alienato l’acqua indipendente, crea vincolo sociale Che vien donato dato, fuor d’uman intenti Crea limite individuo, aprèn comun intenti
Sonnambule talvolta, son icon della rocca Di notte alla fontana, nude e con la brocca Nessun la può toccare, sennò le piglia male Ritorna alla sua casa, nel letto a dimorare Cariatidi tal donne, han corona sulla testa Portano i conconi, pesanti d’acqua essenza La tolgon la fontana, ad alimentar villaggio Sull’eremo sorgivo, la veglia l’omo saggio Le fonti e sorgenti, andavano protette Da epidemie e disturbi, e sterili incanali L’acqua è collegata, al latte della donna Madre che natura, emana qual madonna Seno inturgidisce, per acqua far sgorgare La terra penetrare, nei solchi a fecondare Sant’Agata i suoi seni, ci offre in vari riti Per vincer siccità, dar terme bon convivi
La donna è acqua, e l’acqua è la donna Della comunità, ed è motor della catarsi Produce e riproduce, vita comunitaria La vita e identità, rigenera ordinaria
“Io non mi vò, partir da questo loco Se o bella la licenza, voi non mi date Se mi fa freddo, accenderò lo foco E voi coll’acqua, me lo spegnerete”
L’acqua della madonna, toglie l’occhiaticio Intitolato sa segnar, con acqua olio candele Il piatto tiene l’acqua, accesa è la candela L’olio segna fronte, poi cade giù e rivela
Geomanzia idromanzia, Angelo bianco È lettura dei segni, nell’acqua di stagno o di chiara d’uovo, versato den bottiglia divina dei messaggi, pèr chi se li piglia
Madonna del Giglio, è antica dea Giunone Che a Onano donò, diuretica acqua in polla Un giovane pastore, l’incontra bell un giorno Che allatta suo bambino, gigli stann’intorno
Gli parla gli mostra, una sorgente d’acqua Comunica al paese, e qui venga e si sazia Poiché sarà perenne, erigan qui santuario Che a tutti garantisca, dono fresco e gaio
Sorgente ver cristiano, vergini mammelle Cui fuoriesce l’acqua, divin latte corrente Che allatta te Gesù, non cessa d’esser vivo Fermento che alimenta, ognì bambin divino
Santa Maria d’Agosto, è celebrazion pelagia Con uva e farro i bimbi, festeggiano la Diana È tracciatura del solco, per fondazion villaggi E viaggi d’ascensione, per leggere i presagi Piombano su campi, come cavallette Dopo raccolto, alcuni febbre ha colto Nessuna comunanza, legami d’amicizia Ecco la maremma, palude che t’infilza
Tutti mietitori, grande sole impazza come cani alor, abbaian a chi passa Allora danno sfogo, al rito incanata Vino ed insulti, per ogni sorsata Se è il padrone, persona d’onore Ci manda via, alla calata del sole Se il padrone, tien sporcizia e zelle Ci manda via, all’uscita delle stelle Padrone mio, se vuoi mieter grano Portaci il vino, carne e maccheroni Se non li porti, prendi falce mieti tu! Pontus in latino, è mare di Saturnu
Tra i solchi rei, della Saturnia terra Cresce perenne, malar morte funesta Dove sole incombe, sui mietitori campi Dura fame fiacca, teste e pure fianchi Nel delta di più fiumi, arrivano i coloni A bonificar malaria, degli stagni paludosi abbondanza d’Acqua, può dare sofferenza Così come scarsezza, riduce vita essenza
Palude buon per riso, e fauna pur uccelli È un oasi nel deserto, è mais per i sacelli Umano var stagioni, punture può soffrire D’insetti fastidiosi, e ardori a non finire
Silenziose bande, falciano le messi Di signori ignoti, padron di latifondi Qui non v’è nota, che l’anima allieti Malaria e sudore, rendono inquieti
Quan la sudata, opera è compiuta Ritornano allegri, al suòn cornamusa Qualcuno si siede, moribondo e ricerca Fedele parente, che a madre consegna
Il denar guadagnato, a prezzo sua vita E le parole del figlio, che muore deserto Sui solchi di messi, con ossa insepolte Che l’anni venturi, daràn spighe folte
L’anni venturi, discende alle messi Un orfano adulto, cui treman le falci Lacrima e pensa, che tal spiga forse Crebbe su l’ossa, paterne insepolte
Popol mediterra, emigran per bisogno Assieme ad irlandesi, ispanici e cinesi Sebastian lucano, insegue sogn’errante Nomade nel sangue, emblem itinerante Sul Montedoro naque, lucum di foreste Fa militar servizio, sposa e figli intesse Giunge fin Milano, e gira gira in tondo Lavora dove trova, da itali mezzogiorno
Emigra per trovare, spazio alla sua vita Un sogno realizzàr, sfamare sua famiglia Fuggè da carestie, e baronìe natio paese Costretto a itinerar, sal e scen scoscese
Peregrina in faticoso, a ricerca di lavoro Sopravviver vuole, e non cede avversità Girando varie tappe, Milano amici e pur Un suo lavor in proprio, cerca metter su
Risparmia pochi soldi, sudati duramente Di sera va alla scuola, uomo-don barbiere Diploma gli permette, d’aprire un esercizio Suo sogno fa realtà, soddisfa innato sfizio
Lavor or soddisfatto, modella var capigli Guadagna la clientela, benviene i genitori In cerca di sostegno, avanzan più pretese Sostegn alla vecchiaia, lo voglion in paese
Seba vien convinto, e chiude suo negozio Torna a suo paese, in cambio di promesse Vane le promesse, assieme a vecchie sfide Minacce emozionali, asfissiano sua psiche
Torna su a milano, e un ferrovier diviene Rinasce la sua vita, or riesce a navigare Avversari in gelosia, tramano gli agguati Cambia lui lavoro, tra fabbriche più vari
Industrie e segherie, per svariati anni La moglie col bèbè, fa sartoria da casa Aiuta il calzificio, è operaia e pure tata Di gioia e di fatica, acquistan pure casa
Spogli di consigli, i parenti son lontani Case umide fredde, tra mobili già usati Disturbi di salute, aumentan ricorrente Fabbrich’esalanti, stagnano l’ambiente
Periferia fa cupa, il verde inurbanizza Scompare la campagna, cibo inadeguato Si mangia molto grasso, l'olio costa caro Arranca economia, benesser sà d’amaro
Arrivan gravidanze, assieme a più bebè Dan nomi loro nonni, per tradizion tenèr Stenti d’ogni tipo, e zizzania pur ovunque Scompigli malnutrizio, tempi duri dunque
Scarsezza soldi assieme, scuola da rifare Frecciate da schivare, lor psiche rieducare Invadenti genitori, ora li voglion separare Con metodi svariati, capaci d’influenzare
Difender lor famiglia, prezzi da pagare Riemergon le paure, da psiche pur filiale Ignoranza superstizio, erede dei paesani Richiaman le realtà, feudali e baronali
Passato prepotente, psiche dell'infanzia Fabbrican fantasmi, pur ìn lontana stanza Fan strada incomprensioni, equivoci litigi Al culmine dei nervi, nulla par sconfiggi
Cresce pessimismo, pensier di divisione Casa vien svenduta, sconfitta è soluzione Ma il sangue in libertà, forte ancora scorre Cambia la visione, nessuna guerra occorre
Arrivan pur gli aiuti, da situazion più varie Si spostan da città, e riprèn peregrinare Raggiungono villaggi, contrade var amici E da campagna vanno, dentro gli opifici
è Trattur a mano, porre in acqua calda I bozzoli allo scopo, a recuperarne il filo[23] Matasse su rocchetti, avvolge incannatura Poi stracannatura, abbicatura e torcitura
Poi v’è la tessitura, localizzata a Como Filande a 2 / 3 piani, con ampi finestroni Saloni sen plafòn, per essere arieggiate Ospita operaie, bambin assai sfruttate Ogni fin stagione, lavoro von lasciare Ma poi bisogno spinge, a farle ritornare Verso una filanda, concorrenza è molta Vivono l’istanza, bambine dietro porta Fochist’apre filanda, accende la caldaia 6.30 lancia fischio, prim secondo e terzo Inizian le scopiere, poi tutto va a regime Ciclo sol si ferma, a vitto e per dormire
Là in foresterìa, le giovan forestiere[26] Prim addormentarsi, cantan loro terra Casa assai lontana, e la speràn ribelle Minestra di polenta, donaci altra pelle
Comunican coi canti, motivi di protesta Durante lunghe ore, a sentir meno fatica Passate a trarre filo, d’avvolger sull’aspo In aria umì viziata, e nei giacigli a sacco
Tradizional motivi, di contadì e pastori Vivaci d’avventur, a disagi danno voci Prestavan melodie, ai canti di filanda Soggetti ricorrenti, fatiche di taranta
Pover filandiere, non n’avranno bene dormite nella paglia, in fieno soffrirete Suon la campanella, né chiaro né scuro Pover filandiere, picchian testa al muro [1] Mito: storia che un gruppo narra di sé a se stesso. Masaru Emoto con le ricerche sui cristalli dell’acqua, ha studiato le acque di tutto il mondo: l’acqua ha una memoria simile a una banca dati, che può essere influenzata dai pensieri e dal vibrare delle parole dei singoli e del collettivo. L’acqua clorata o inquinata non può produrre cristalli poiché il cloro e suoi derivati (trielina, candeggina, diossina) sterilizzano l’acqua sia dal punto di vista biochimico che energetico. L’H2O immagazzina le vibrazioni che la circondano e ne porta con se la memoria dell’intera traccia. Il messaggio dell’acqua è di rispettarci nella nostra unicità e portare la sua forma cristallina nella nostra vita. “Poiché tutto il nostro corpo ed organi son fatti di acqua che vibra così l’ambiente che ci circonda, parliamo con esso poiché a seconda del msg che riceve, creerà forme armoniche o dissonanti”. [2] Yang è simile all’elettricità di cui possiamo vedere gli effetti, ma non toccare. Yin è qualunque cosa che ha forma e si può toccare ma senza movimento è inerte. Senza Yang non v’è evoluzione, cambiamento, vita. [3] Se il Drago non va dove dovrebbe o finisce dove non dovrebbe, le funzioni e i cicli si ammalano e contagiano; fattori interni od esterni, possono condizionare o distogliere il naturale corso (Es. se yang non può scendere nella terra ed è costretto a stare fuori più a lungo, può seccare la terra ed esaurire le sue forze. Al prossimo ciclo avrà meno forza del giorno prima, la terra sarà più secca e dura di prima, percui, più difficile da attraversare. [4]4 è femminilità della terra, giorni che le ragazze, restano in catalessi nella capanna sacra (hudo, nido del vodun), mentre i maschi conseguono la morte sacra in 3 o 7 gg. Il 40 è simbolo di sofferenza, reclusione, peregrinazione, cambiamento, crisi. Il 33, dedicato ad Afà, è ripetizione del 3, affermazione della stabilità della vita. 6 ha caratteri ambigui (vodun Ago), è detto l’insolito o anormale ed è multiplo di 3, ossiede stabilità ed equilibrio, ma invidia il 7 e desidera prenderne il posto, denotando disprezzo di sé e ricerca di perfezione. Maestro e re del disordine, se il 7 non è presente è lui a comandare. [5] oggi Mexico City, fu fondata sul posto dove fu vista un aquila posata ,artigliare un serpente [6] Magia in greco sta per incantesimo, imago suggerite, imitazione dell’effetto che la tribù desidera ottenere. Se si diagnosticava che l’origine del male fosse nociva, gli abo con riti e danze cercano allontanare da sé ogni possibile pericolo [7] sul modello aborigeno, selvaggina, frutti e radici spontanee, a vantaggio della comunità. [8] “ciò che si raccoglie è del popolo, ma viene dalla divinità alla quale il rituale rende omaggio”.
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tra canti di Taranta, Vodunsi ed Orishàs(a George Lapassade, la Sissc, Mauro Burzio, Odè Layè, Lory Micillo, Carmen Sebi e alla vita di sussistenza e fatica di tutti i migranti; al X libro della Repubblica di Platone)
L’itali curandero, curava ogni malocchio Fuoco sant'Antonio, al ballo di san Rocco Vinse ogn’inquisizio, feudale o in capitale Invocando la Madonna, regin del focolare
Quel fuoco sacro è, di Antonio dell’Egitto Epidemie da ergot, convulsus o gangrenus Legate all’ingestione, di Pan segal cornute Curate d’Antoniani, grasso maiale e cute
Scopriron maialino, cura il fuoco sacro Assieme l’acqua e vino, pandèmi simulacro L’Ordine arricchendo, va pian degenerando Vietato infine và, girar solo questuando Famiglia quale clan, vantaggi massimizza Immediati materiali, rispetto al nucleare[28] Restar sempre dei figli, in carnal rapporto Rallenta pure psiche, rende obeso corpo
Il modello obesità, s’impon allor su tutti Ricco mangia molto, ingrassa tien potere In un circolo vizioso, madri ingozzan figli Mangia in overdose, l’affetto mio ti pigli Sofferta transumanza, verso gran città Slega ogni legame, di precedente clàn Segni disgreganti, model urban or lancia L’eccessi consumismi, snaturan la pancia
a-hi! malata di tarantismo, delusa dalla vita in una terra di rimorso, e miser distribuita un dolor d’amore fonte, di morso di taranta velèn ciclico tributo, ti costringe alla danza
Lì rivivi tutto, conflitti delusioni e soluzioni rinnovi tuo legam d’amor in rituali possessioni il sogno d’amore, che da molto assai ti manca trasfigur in rapporto, con sanPaol e la taranta
Rinnovando crisi e ballo, in stagione dei calori tra miser e costrizioni, t’indebitavi ai suonator Tua vita non è stanca, nel domandar taranta dam ogn’an tua grazia, liberami tutt quanta
Crisi sociale, e tempo di cambiamento Già quel tuo corpo, racconta l’evento Taran ti possiede, ti costringe a ballare Ritual liturgia, che permette il narrare
Nella tua tarantella, c’è il passaggio sofferto Un dolore rimosso che la transe ha scoperto È un viaggio al paese, della possessione nel tempio tuo corpo, avvien integrazione
Inizia il viaggio, tra confusion premonizione Nel paese immaginario, di trans-derivazione Senza il conforto di nessuna religione A Tunisi e Dakar, Rio, Napoli e Bahia
Avanzo a tentoni, correndo in tutti i sensi Antropologo regista, lontano dai consensi In città portuali, all’inizio di ogni viaggio Lungo e pure arduo, è il pellegrinaggio
Madonna Arcobaleno, del mediterraneo Trovo me latino, greco rasna ed occitano Tra suoni tamburo, e prefiche in transe Rivivon Dionìsio, e Afrodite alle danze
Scopro tanti Sud, colonizzati e spesso Memorie di un passato, ciclico represso La terapia la stessa: rito di possessione Ricordo di radici, in comun generazione
Gli inizial problemi, e i quesiti lentamente Durante viaggio si, risolvon gradualmente Scrittura poco a poco, permette la catarsi Gli eventi del passato filà in concatenarsi
Oggi la memoria, della transè attùata Ai giovani ritorna, in cultura rinnovata Nuovi movimenti, diffondono or ovunque Un saper che pochi, studiano quantunque
Giunto alla fine, di questo grande viaggio Scopro la soglia, di un nuovo passaggio Ho fatto il punto, scrivendo nei versi Una pausa riposo, tra mille universi
Lo sciamano, o Chiron sofferente È reso tale dai fatti e dalla mente Dicon gli studiosi, di antropolgia Sei tal per scelta, erede o ritrosia
In elezion ritrosa, cielo un segno manda Chiamata in sofferenza, veleno di Taranta È un morso di serpente, fiamma di saetta Terrori inibizioni, censure giù a manetta
Un morso di taranta, inietta quel veleno Che tosto ti costringe, danzare sul terreno Riscender essa vuole, da regno d’ogni mito Per vivere di nuovo, suo mondo partorito
Lei balla e possiede, nei corpi e nelle menti Il prezzo è sofferenza, nel cuore degli eletti Ma resta eppur l’amore, della ri-conoscenza Sberleffo del terrore, chiese e pure scienza
Costringe Te a soffrire, paura con peccato Finché giù nella transe, dolor è esorcizzato Quel demone cristiano un temp era cornuto Ritrova pace e amore, di gioia e mito puro
Ritrovi linea intera, di luce e dell’ardore Cornuto ridiventi, un artista ed un cantore Sàman che ha sofferto, bardò nuovo poeta Riscopri che la mela, è medicin che svela
Nella possessione, dell'Argia o Taranta Sommerse storie, guadagnan la ribalta Un tempo antico torna, presente e amico Riporta un mondo, eterno a noi contiguo
Ballerina variopinta l’Argia soprannaturale Ragno o gran formica, velenosa e mortale Punge per danzare, cantare e travestirsi Costringe a piangere, ridere e umiliarsi
In Sardegna è amata, le feste sà creare Pur odiata evitata, il travaglio sa arrecare Unica sopravissuta, degli animali velenosi Predilige gli uomini, la femmin in simbiosi
Si presenta agli incontri, corpetto e gonna Nell’isola ricorda, il civil stato della donna Colori svelan s’è nubile, vedova o sposata La veste sarà bianca, nera o maculata
L'estate in campagna, il ragno preferisce A mezzodì, alla notte, o all'alba ti colpisce Duran lavori pastorali, o alla mungitura Raccolta delle fave, riposo o mietitura
Chi s’accorge d’esser punto, urina pronto Disinfetta intorno, ben bene a tutto tondo Oppur s’immerge, nel bagno d’acqua calda Cerca rimedi a bruciòr, che tutto sbanda
Ma la cura sai ... , quella vera altra sarà Diagnosi d’argia, con suoni e danze si farà Tutto il villaggio, indaga l’argia assai tosto Ricerca unito il suo, carattere composto
Con abiti femmina, malato vien coperto Entro tre giorni, sarà l’argia allo scoperto Vedova, nubile o sposa, sarà individuata Con riti e sue danze, poi è accontentata
L’argia di Sardegna, or trova parentade scendendo nel Salento, tra le tarantate Qui gruppo e ritmo, violino e pizzicate Fan da ipnotizzatore, e da ipnotizzate
I suonatori sanno, e stimolan bene Il suono sfonda, e spezza barriere Esplode ampia, coscienza ordinaria Giunge alla transe, straordinaria
In piedi corre, o ha passo saltellante Fa cerimonia, in perimetro quadrante Se è stesa a terra è sul bianco lenzuolo Piedi danzan ragno, che batton il suolo
La tarantata ripete, or un ciclo rituale Fase a terra e fase piedi, sin al finale Ovvero quel tempo, della gran grazia Che scioglie e libera, da tutta l’ansia
Il ritmo ripetitivo, di tamburi a festa Inizia alll’esterno, poi entra in testa Infine è dovunque, è in tutto il corpo In stomaco eco, in testa fa scoppio
Se un imprevisto, inceppa il rituale La taranta sbanda, e danza pur male Perde suo ritmo, del passo di danza L’orchestra suona, fuor circostanza
Ora per riparare, a tal distrazione Bisogna pur fare, ritual espiazione Colorati nastrini, gettar su taranta Finch’essa si sfoghi, pur tutta quanta
Li guarda li afferra, qualcuno lo straccia Infine essa esulta, e riprende la danza Accorda l’orchestra, la nuova maestrìa Guida e riprende, con gran signoria
Argie e Tarante, si dice sono morte Ma danze con feste, ancora son molte Mai moriranno, quaggiu tra gli umani Perché sono figlie, di Dei sovrumani.
Mbwiri demone, possiede i suoi cavalli Che sanno o non sanno, d’esser suoi figli Accade possessione, e nganga è chiamato Per fare trattamento, dell’uomo tarantato
Per 10 gironi e notti, si vive dal paziente Alla musica danzando, di flauto e tamburo Il cavallo è colui che, sà d’esser posseduto danza fino a quando, risolve un incompiuto
decide che è curato, poi edifica un feticcio evita più cibi, e cambia un lavor officio Talvolta il cavallo, nella foresta si ritira E processo si risolve, in eremitica follia
Bori è un altro genio, di culto possessione del popolo degli Hausa, nell’Africa occidèn È una forza che risiede, nelle materie cose Si lega a medicina, e borassa alcol liquore
Boka è medicina, e nel Bori ben controlla Le forze in adoricismo, performa dei rituali Con musica e con danze, per spiriti gestire Aspetto tradizione, che cura ogni soffrire
Le sacerdotesse, della possessione Bori Sincretizzaron poi, la loro comunione A mezzo delle danze, estatiche rituali a rimaner le guide, in zone assai rurali Nasce il califfato, il Bori vien soppresso Poi messo fuori legge, dall’anglo coloniato Il Bori sopravvive, in stati Hausa rifugiati Tra Niger e Nigeria, in zone ancor rurali
Il ruolo delle donne, poten sacerdotesse Trasfonde nelle nuove, islamiche maestre E sincretismo lento, provvede a identità Per gruppi bisognosi, con riti e festivàl
Le cure femminili, maschili e pure miste Come altri rituali, chiedon tempo e denaro Viaggi e formazione, e prove là sul campo cambiamento graduale, dolor estenuando
Come a un malato, il terapeuta prescrive Qualche cambio in vita, abitudini e dieta Esce da bocca, Sai ram ringraziamento a Gaia fai carezze, ritmando divertendo
Càta la föia càtan asé hin da la prima i cavalee là ghe vör vérda mìnga bagnàda pòrtan a cà üna s'gerlàda.
raccogli la foglia raccogl’abbastanza I bachi sono, della prim dormita / ci vuole verde non bagnata / portane a casa una gerlata / Raccogli la foglia prendine di più / i bachi son della seconda, terza e quarta/ di buona voglia 3 volte al dì ci vuole foglia
Ma quando andran al bosco a far la seta allor tutta la casa sarà bell’indorata / o quanto faticare però massaro mio / a vender tutti bozzoli per quanti denari / Va avanti a raccogliere la foglia / va avanti a raccoglierne di più / che è un affare d’oro avere i bachi)
Végna quel més (viene quel mese quel més di cavalee (quel mese dei bachi e ‘l pover paisàn (e il pover contadino ne bev gnanca ‘n bicér ..neanche un bicchiere
I pover dunett (le povere donnette sü e giò per i ‘sti tavul (su e giù per le lettiere e i omen in sül murún (e gli uomini sul gelso che paren tucc di diavul (sembran dei diavoil Végn il guardiano (viene il guardiano sü l’üss de la cà (sull’uscio della casa cun sapa e badila (con zappa e badile è ‘nduma a laverà (andiam a lavorà!
Végn San Martin (viene San Martino gh’è il fic de pagà (c’è l’affitto da pagare pulaster e capún (polli e capponi lur devan andà a purtà, Lur van a Milan vanno dal lattaio e bevon nel salone
oh donne siamo qui a cantare il Cristé per far andare bene i bachi se mi darete un qualche ovetto faremo andare bene anche i bozzoli se mi darete un palancone faremo andare bene anche i malati
Son passata di Garlate ed ho visto le filandere sembravan prigioniere con la faccia da ospitàl rit. Chi vuol scoltare scolti, non staga alle finestre noi siamo le foreste, siam padrone di cantà
chi vuol ascoltar ascolti non stia alle finestre noi siam le forestiere siam padrone di cantar eviva qui che canta, quelle che ascoltano stan lì a bocca aperta, aspettar che venga dì
Siam trattati come cani come cani alla catena, non è questa la maniera o di farci lavorar. rit.
A cantare ghe dém fastidi a parlare sém tutt vilani torneremo alle montagne, torneremo ai nostri pais. rit.
O mamma mia tienimi a casa io in filanda non voglio più andare Mi dolgono i piedi mi dolgono le mani la filanda è per i villani la filanda è la prigion dei prigionieri io d’andar in filanda son stanca abbastanza)
Mamma mia, mì son stüfa o de fà la filerina tutt ol dì a fà andà l’aspa voglio andare in Bergamasca a lavorar. Ol mestee de la filanda l’è ol mestee degli assassini, poverette quelle figlie, che son dentro a lavorar.
Tucc me disen che son nera e l’è ol fumm de la caldera ol mio amor me lo diceva di non far quel brutt mestee. Tucc me disen che son gialda l’è ol filôr de la filanda quando poi sarò in campagna i miei color ritornerà.
A la matin bonora (alla mattina presto si sente a süpelar (si sente zoccolare saranno le filere lera (saran le filandiere saranno le filere lera
A la matin bonora si sente a süpelar saranno le filere lera che vanno a lavorar. (che van a lavorare)
O giovanotti cari se vurì fare l’amor (se volete fare l’amore andee dalle filere lera (andate dalle filandiere andee dalle filere lera
o giovanotti cari se vurì fare l’amor andee dalle filere lera non ste guardar le man (non guardar le mani)
Non ste guardaghe le man non ste guardaghe i color l’è ‘l füm de la caldera lera l’è ‘l füm de la caldera lera (è il fumo della caldaia ner)
non ste guardaghe le man non ste guardaghe i color l’è ‘l füm de la caldera lera li dis che le fa mal. (dicono che fa loro male)
- Pizzica tradizionale salentina Lu Santu Paulu meu te le tarante, ca pizzichi le fimmine a 'mmenzu l'anche. Lu Santu Paulu meu te li scurpiuni ca pizzichi li masculi a li cuiuni.
Lu tamburreddrhu meu vinne te Roma ca me la nnuttu nà napulitana. Ballati caruseddhi a cucchia cucchia ca la donna sè luntana l'ommu cucchia.
Ballati ca tiniti le scarpe nove, le mie su vecchie nu pozzu ballare. Beddhu ci balla moi, beddhu ci balla ca balla nu cardillu e na colomba.
Lassatila ballare ca è tarantata ca porta na taranta sutta lu pete. Lu tamburreddrhu meu vinne te Roma cu rame e senza rame ca sulu sona.
Ci viti ca se cotula lu pete quiddhu e lu segnu ca ole ballare. Ci è taranta lassala ballare ci è malincunia cacciala fore.
Molti canti di guarigione della tradizione italiana, come la pizzica tarantata, rievocano il morso del ragno/a ed invocano la grazia del santo ad esso/a sincretizzato/a
[9] In altra variante, Giuseppe e Maria, avvertiti durante la fuga, attraversano un campo di lupini secchi e rumorosi che potevano farli scoprire dai soldati inseguitori.Un bifolco allor traccia un solco sul campo di lupini per crear loro agevole passaggio. In altra variante ancora, alla Madonna, raggiunta dai soldati, fu chiesto cosa nascondesse sotto il manto ed ella rispose, “il gran messia!” come provò aprendo il manto che, in quel momento, apparve ricolmo di messe cereali. [10] Al parossismo del rapimento mistico, lei e Gea son possedute dal fuoco sudore e danzate in tarantismo, per curare tutti i mali, propri ed altrui, affinchè il rinnovamento sia completo, la medicina (purga e catarsi) ristabilita, e il nuovo seme germinare. Natura e cultura, si rinnovano a mezzo dell’acqua, del fuoco e del rito del solco, aperto al divin frutto che si fonde ai corpi e alle menti. [11] “Maria Maddalena, iniziatrice dei discepoli, nella pittura ermetica, è la Terra Gea nell’atto di aprire il solco per il seme. L’ara della Vergine (pietra, solco, portale, source), è la tavola solcata che riflette la suddivisone del campo in templum; Terra Vergine, Dissumba africana da cui passa tutta l’umanità e a cui fa ritorno col trapasso. L’ara è gestità da devote sacerdotesse con processioni in pompa magna che celebrano l’assunzione al cielo o rapimento tantrico. Il popolo canta la pizia assunta da Dioniso/Apollo. [12] l’usanza della guzza di san Giovanni (antica festa solstiziale) era estesa agli animali da pascolo che, transitando nei prati umidi di rugiada traevano benefici e fecondità. Nella Roma pontificia tale usanza, a causa della presenza degli uomini nei parchi, degenerava in atti più licenziosi che costrinsero più volte il papa di turno, a emanare editti per proibirla, ma con scarso successo. [13] L’acqua rurale, oggi demineralizzata e privata delle potenze che conteneva, era attinta da polle, pozzi, sorgenti, rigagnoli di scolo, fontanili e file lunghissime alle fontane pubbliche costruite da famiglie nobiliari locali per garantirsi il consenso popolare. Serpenti, ragni, cavallette e altri animali son legati all’acqua, piogge e tempeste. Il saettone, rettile bonario non mortifero è così chiamato per la rapidità del movimento. Per guarir dall’insolazione si pone un bicchier d’acqua sulla nuca e si toglie dopo che ha assorbito tutto calore in d’eccesso nella testa. Al primo tuon di marzo se rotoli per terra come serpe, estingui il mal di pancia per tutto l’anno. [14] “tolle acqua alle fontane” a mezzo del concone è uno dei lavori più antichi del mondo, esso evidenzia il sex-appeal dell’intera figura femminile dissimulando lo sforzo in un necessario portamento di grazia e vigore che risalta tutto il corpo e le performances estetiche, relazionali, espressive, ludiche e drammatiche della donna a piedi scalzi. La femmina mpossessata di Roccagorga rinvia al rischio di venir possedute dalla stanchezza e quindi alla possibilità di una perdita della presenza, uno stato di coscienza attarantato e alienato, d’altro canto il termine mpossessata in area lepina è riferito anche a una quercia ben piantata e radicata, una donna-cariatide che si impadronisce del suo gravoso carico signoreggiandolo con sicura tecnica d’equilibrio e ritmo cinestetico. La fatica spossante della donna non lascia traccia, ma ricomincia daccapo ogni giorno, è interminabile e senza memoria, poiché non fa trapelare nulla della sua eroica e straordinaria accettazione, tuttavia, tale fedeltà ala fatica può sfociare nella perdita della presenza, cioè a stati modificati di coscienza che colpiscono le donne più fragili le quali, a volte, si svegliavano in piena notte in preda a stati confusionali, uscivano di casa nude o svestite per recarsi in piazza a raccoglier acqua col concone sotto braccio. [15] il sonnambulismo nella sia nella forma, spontanea o artificiale, indotta cioè attraverso l’ipnosi, costituiva un tema culturale diffuso nella seconda metà dell’800, assimilato alle grandi nevrosi di tipo teatrale (isteria, nevrastenia, tarantismo, ecc.) che dilagavano in ambienti borghesi e popolari, con i suoi irriflessi atti automatici di tipo motorio (camminare, salire e scendere le scale, lavarsi, ecc.) e le perdite temporanea di coscienza vigile ordinaria, allude a un pericolo interno e alienante come esito di una pervasiva e troppo rigida razionalità borghese e del suo repressivo modello normativo di controllo delle passioni ed emozioni. La sonnambula spogliata di vestiti e cultura, indifferente anche agli sguardi maschili, alienata da ogni ordine morale, si dissocia da ogni regola concordata e convenzione sociale, più o meno mosciamente denuncia platealmente la sua condizione quotidiana di vita (coazione alla fatica) dandole rappresentazione drammatica. La nottambula nuda è l’omologo femminile dell’omo spogliato, il lupo mannaro dei lepini (lupinaro). Entrambe nudi di notte alle fontane, spogliati di cultura, esempi di devianza di genere verso il non-umano o pre-umano. Mentre il lupinaro è dissipatore di calori animali (num) e non riesce a dormire quando sente avvicinarsi l’ora del lupo, onde è chiamato a dar sfogo a una furia ipercinetica che la fatica del vivere accresce (si rotola, corre, ulula e cerca refrigerio nell’acqua a un calore interno che lo brucia) la sonnambula nei suoi privati riti notturni (simili ai cerimoniali nevrotici freudiani che concordano con i riti culturali collettivi), è un automa assente, vittima e succube della sua fatica (taranta), non può far altro che reiterarla anche nel riposo; lei rappresenta nel sintomo la sua condizione di posseduta dalla durezza di una vita difficile e tragica sino all’alienazione. [16] Acquisizione è andare all’acqua, è toglierla a qualcuno o qualcosa in quanto bene vitale limitato. L’acqua è un bene relazionale e culturale, poiché non basta ri-trovarla (ogni naturale è straordinario), ma richiede di essere custodita e conservata, gestita e vivificata; il suo ciclo dell’anno è materia prima e fonte di energia, oggetto di culto, credenze e miti, scienze e poesia, canti e danze, medicina e rito. L’acqua della Vita non è mai gratuita e il suo uso non è mai neutro o innocente, essa costa tempo, attenzioni, cure, vigilanza e saperi. La sua abbondanza per alcuni corrisponde alla mancanza per altri, per questo molti eremi di montagna nascevano come presidi sacri e vitali dell’acqua comunitaria vegliati da monaci laici e sacerdotesse che facevano tale scelta eremitica per grazia ricevuta, testimonianza di fede, ecc., dietro mandato implicito della comunità che esprimeva loro, riconoscenza in offerte e contributi di tutta la comunità. L’acqua era custodita religiosamente poiché data ma non garantita. A Valle Coccia presso Roccagorga, sui Monti Lepini laziali, stan villaggi di capanne ai piedi della montagna calcarea dove si raccoglieva l’acqua nelle cavità naturali capaci a raccogliere e conservare. L’acqua, che ha natura anarchica, incerta, discontinua e disordinata e tendenza a dilagare, viene in parte disciplinata nelle cavate, fitta rete di canali naturali o artificiali che segnano i confini tra le proprietà limitrofe, grazie al pensiero che si acuiva quando il liquido diventava ostinatamente scarso. I rocchigiani in casi di siccità estrema spostano la statua del santo dal suo eremo affinchè nel suo provvisorio malumore facesse imbruttire il tempo (quando esce Barbone, piove!). [17] L’antropologo Ferretti nel governo del corpo, scrive: Il molinaro, l’uomo della mole, doma il selvaggio fluire dell’acqua che esce dai seni gonfi e umidi della terra, la incanala e tortura col suo impianto idraulico e religioso, rendendola da libera e fecondatrice, schiava sterile. Nella Maremma il serpente, il drago, ecc, è vittima del capovolgimento di valori portato dal Cristianesimo che, nella sua lotta ad ogni simbolo delle Religioni precedenti, elegge san Giorgio uccisore dei draghi della tradizione che instaura un nuovo ordine, dove precedente tradizione resiste negli eremiti che vivono nelle Forre a custodire la brocca dei tesori [18] La festa dell’Annunciazione del 25 marzo, è per il mondo rurale, festa della fecondità dove è immediato il rimando alla simbologia della Vergine che riceve il seme da cui nascerà Gesù. La terra in quel periodo accoglie le sementi mentre i fedeli, riuniti nel tempio rurale di San Sebastiano, invocano la pioggia e chiedono aiuto contro le calamità atmosferiche e impetrare la serenità dell’aria. Le pietre basaltiche vulcaniche servono allo scopo: Per gli anziani agricoltori della Tuscia, le cuspidi in selce raccolte nei campi, sono i resti delle pietre del fulmine caduti a terra che con le loro punte, catalizzano le forze dal basso verso l’alto e viceversa. [19] La tensione sociale che si generava tra due opposti ceti, bracciantile e contadino da una parte e padroni dall’altra, veniva superata nel momento in cui si dava possibilità al ceto subordinato, di poter esprimere la sua rabbia con insulti, parole oscene, canti sdegnosi e ambigui, restando immune da qualsiasi pena. Il canto leniva la rabbia ma giustificava lo sfruttamento. Fulchiron scrive, nel 1846 sull’ingiuria messoria, detta incanata o corella del Molise: Tornati i nostri contadini dalle Puglie, ove si recano ogni anno a mietere il grano, cominciano a mietere i nostri campi, se passa qualche persona per le vie pubbliche limitrofe ai campi, specie se forestiere, cominciano a caricarla con improperi e atroci insulti, senza rispettare sesso, età o condizione. L’Eccitazione panica invade quasi tutti quelli impegnati nella fatica del lavoro. Le frasi offensive verso chi passa dinanzi alla squadra di mietitori, richiama il bisogno di difendersi dal malocchio che poteva essere gettato sul raccolto; le persone offese non possono reagire ma solo allontanarsi. Rito antico di vituperi verbali e gesti osceni, perdonati e tollerati da tutti per ragioni magico-religiose, terminava solitamente in allegria; i mietitori cessata la sfilata degli insulti osceni, si avvicinavano ed offrivano da bere il loro vino ai viandanti e tutto finiva con un brindisi. [20] Il grano matura prima in fondovalle assolato poi sui versanti collinari. La Mietitura doveva esser veloce (6-9 gg) poiché nei primi 3 le spighe sono acerbe, nei secondi 3 mature e negli ultimi 3 iniziano a sfaldarsi e, un temporale d’acqua e vento può sdraiare a terra le piante di tutto il campo, scatenando l’umidità che ammuffa, la predazione di animali del suolo e la fatica del taglio. Un espediente era quello di portare tra i mietitori un giovane che suonava l’organetto e questo, con saltarelli o motivi veloci dava un ritmo accelerato alla mietitura, accompagnando poi, gli stornelli romantici od osceni dei mietitori, teneva alto il livello di ironia senza concedere pause o rallentamenti. [21] Aleardo Aleardi: “La fame non dava scampo, bisognava sfidare il destino: nell’agro Romano si poteva guadagnare un pezzo di pane o, colpiti dalla malaria, rimanere cadaveri abbandonati nel solco. Passando in pochi giorni e senza transizione, dal clima temperato delle loro montagne a quello di una pianura cocente e malarica, quegl’uomini son sovente presi da terribili febbri, e non è raro veder ogni sera trasportar sul carretto, agli ospedali lontani dai poderi, dieci/12 vittime” [22] Un italiano, Giovanni Terrazzano, esplorò Manhattan nel 1532 e diede nome al ponte che collega Brooklyn e Staten Island. 26 milioni di Italiani emigrarono fra il 1876 e il 1976, verso le Americhe ed Australia, 6 milioni verso gli Stati Uniti di cui la metà, nel raggio di 160 Km da New York. [23] nel 1840 nelle case dei contadini lombardi si usavano bacinelle di filatura riscaldate a legna o sui fornelli domestici mentre negli opifici, nella zona della trattura si susseguivano lunghe file di bacinelle affiancate agli aspi, il lavoro al filatoio fermava nei mesi umidi di maggio e giugno quando si producevano nuovi bozzoli [24] la manodopera impiegata era femminile e sino ai primi del novecento un terzo delle operaie erano bambine sotto i 12 anni, inclusi qualche maschietto e lavoravano 14-15 ore al giorno; vessate dalle caporali, fatiche, soprusi e disagi legati alla lontananza della famiglia, erano costrette a tenere tutto il giorno le mani nell’acqua bollente della caldaia dove venivano messi i bozzoli per morbidir la sericina. I piccoli lavoratori entravano in filanda all’alba e iniziavano a pulire e a scegliere i bozzoli ammassati in magazzini, poi, le bambine cresciute, diventavano scopinatrici, cioè dovevano trovare il bandolo della matassa dei bozzoli e attaccarlo sull’aspo (4 capi per aspo per aver un filato dello stesso spessore) si da alimentare il lavoro delle filatrici, dalla seta di scarto (strüsa), le più esperte, recuperavano filato meno pregiato, poi, a notte fatta rincasavano [25] le contadine lasciavano la filanda a 20 anni (per prendere marito) con affezioni toraciche contratte per il lavoro troppo prolungato in luoghi insalubri (tubercolosi, scrofola, rachitismo, clorosi e amenorrea). I direttori insidiavano le giovani più carine approfittando della posizione di potere. Puntando sull’inesperienza le traevano in inganno con false promesse, e quelle che restavano incinte erano spesso abbandonate al loro destino e sostituite da altre nuove [26] Le operaie straniere o che venivan da lontano, trovavano ospitalità in qualche freddo e malsano locale della filanda da condividere con altre. Nel lecchese si iniziava alle 4.30 del mattino fino alle 20.00 con solo due ore di riposo. Dalla paga venivano decurtate le giornate di sospensione e le multe inflitte alle operaie, a discrezione dei direttori e delle caporali. I motivi: scarsa produttività, chiacchiere, distrazione (il canto era permesso poiché favoriva la concentrazione), fermarsi troppo in bagno o lo sciupio della seta. Le assistenti, per essere meno severe chiedevano regali e favori [27] Maiali allevati potevano circolare liberamente nei centri demici dove erano presenti case di cura degli antoniani. Maiali neri vagavano liberi per le strade alimentati dalla carità della gente, con indosso un campanello che divenne attributo di Antonio sul suo bastone eremitico. In seguito, gli antoniani divennero un potente ordine controllato dalla nobiltà francese che guadagnava tutto dall’industria della questua. L’ordine degrada in quanto l’assistenza ai malati di ergotismo (Fuoco S.’Antonio) divien solo un pallido ricordo. [28] La famiglia tradizionale comprende anche i defunti poiché la morte non interrompe i legami ma migra in una nuova situazione. Il legame alla parentela sviluppa amore, sicurezza e fiducia nella famiglia e risveglia, nell'individuo, la tendenza ad assumer la responsabilità per altri. Una famiglia incapace di dare calore o un senso/progetto alla vita, apre la via a varie dipendenze e alimenta lo scontro generazionale. All’eccesso opposto, restar perenni figli di mamma, considerandosi pur orfani alla sua morte, configura il fenomeno sociale del mammismo, vincolo di dipendenza carnale tra figlio e madre che sempre rinvia, ritarda e impedisce, il passaggio all’età adulta riducendo la capacità di autorganizzazione e adattamento flessibile della propria esistenza. [29] Scrive Beneduce: nelle società matri-patriarcali dove esiste tal modello, la figlia femmina viene ingrassata fino a 20 anni, poi è indotta a una rapida cura dimagrante al fine di trovare un pretendente da sposare e, partorito il primo figlio, viene nuovamente lasciata libera di supernutrirsi affinché recuperi l'imponenza del ruolo matriarcale socialment’imposto; la corazza adiposa, riversata sull’eterno figlio, tenderà poi a frapporre lui e il mondo circostante. Il modello gerarchico-patriarcale, in un contesto eterarchico, rimane centro della sub-cultura mafiosa che, nelle sue cosche, riproduce ed esalta gli stessi elementi di rispetto, obbedienza e mutua protezione di quel modello rispettato e difeso a livello clanico. Nella logica mafiosa i rapporti familiari restano i più efficaci per consolidare i vincoli di affari. [30] Il Bori, negli stati pre-cononiali della Nigeria Hausa, diviene un culto di stato guidato da una classe di sacerdotesse e loro assistenti, con a capo l’Inna, la sacerdotessa reale “Madre di Tutti Noi”. L’Inna supervisiona questo network ed è responsabile, attraverso le danze di possessione, non solo della protezione della società dalle forze disgregatrici, ma anche della fornitura di cure e divinazione in tutto il regno. Nemmeno l’Islam, presente nell’Hausaland dal 14° secolo, potè imporre restrizioni al culto. In seguito, dignitari Musulmani del primo novecento, disapprovarono la pratica sincretica nelle corti reali e, spinti da un desiderio di espansione, formarono il Califfato di Sokoto. [31] Yohanka Alfonso Contreras: “Shangò lancia i suoi fulmini e invia le sue tempese ovunque ci troviamo, a conferma del suo carattere dinamico scherzoso, egli è la fiamma della vita che non ci perde di vista per ricordarci il proverbio yoruba: “Osè burukù, Olorum ri wo” l’occhio Divino ti guarda quan ti comporti bene. Shangò invita cerimoniosamente a partecipare al ballo, spinge gli spettatori a coinvolgersi nelle celebrazioni grazie alla musica, legame e medium tra credente e divinità. [32] La radice culturale dei culti Candomblè è africana (bantu, ioruba e fon). Dalla bantu origina il rito angola; dalla ioruba i riti keto, efá, egungun e candomblé; dalla fon, il jeje di Bahia, il mina del Maranhão e del Pará. [33] Hippolyte Léon Denizard Rivail, in arte Allan Kardec (da cui kardecismo), nasce a Lione (Francia, 1804) e trapassa nel 1869. Figlio di avvocato, a 10 anni è mandato per 6 anni in Svizzera, nell'istituto del pedagogista Pestalozzi. Aprì la sua scuola a Parigi, dove dava lezioni gratuite di scienze; per gravi difficoltà economiche chiude la scuola e s’impiega come contabile per sostenere la famiglia. Anni dopo, l’amico drammaturgo Victorien Sardou, gli fa leggere i messaggi ricevuti dagli Spiriti in cinque anni di sedute, lui rimane colpito dalla saggezza e carità dei colloqui con gli Spiriti e prova di persona le sedute colloquiali, tramite la medium Japhet. Assunse il nome di un Druido Bretone suo antenato, rivelatosi nelle sedute e pubblicò 500 pagine di domande e risposte con l'aldilà, nel Libro degli Spiriti. Kardec perseguiva l’ideale dell'unificazione di tutte le religioni e si definiva un raccoglitore di fatti scritti da altri, subì dalla Chiesa, l’indice e rogo pubblico delle sue opere a Barcellona [34] Le case di culto e i cortili, autorizzati dalla polizia e registrati dal notaio, sono controllati dalle Federazioni che danno loro legittimità con giornali, riviste, programmi radio-tv; per gestire una Casa dos Santos servono 7 anni di scuola [35] Trance da possessione, visita dello spirito o Loa divinità. Lewis: “trance è uno stato di dissociazione caratterizzato da automatismi negli atti, movimenti e pensiero, illustrati da stati ipnotici e medianici”. Alfonso di Nola, distingue una possessione dove l’essenza vitale è messa in crisi dallo spirito di un defunto che non ha ancora raggiunto la condizione di antenato, da un dio offeso o un comportamento disarmonico dell'uomo, e una possessione positiva dove la discesa del dio tra i fedeli lavora alla guarigione individuale e di gruppo ed elargisce la divinazione. [36] Nel Tromba del Madagascar, il medium, chiamato saha, occupa il posto più in alto nella gerarchia dei posseduti; aiutato da un assistente, dirige la cerimonia organizzata per uno o più malati-posseduti, a cui partecipano anche altri malati venuti a chiedere rimedi agli spiriti. Nelle varie forme dell’Umbanda del Brasile, viene invece detto Babalorishà. [37] G. Lapassade: la trance è un comportamento del corpo, modellato da cultura a cultura, in vari momenti storici; essa realizza un cambiamento qualitativo della coscienza ordinaria della percezione di spazio e tempo, di immagine del corpo e identità personale. [38] Erzilie, detta Ibo-Osun, è la primaria divinità della religione Oshogbo (religione africana degli Orisha) dove è onorata con ornamenti; quando possiede i danzatori, i loro movimenti sono quelli di una donna che ama nuotare, fa tintinnare i braccialetti e si ammira in uno specchio, la sua apparizione è salutata con la frase: Ore Yeye o!" governa flirt e bellezza ed è patrona di Cuba col nome di Nostra Signora della Carità. Nella diaspora Africana, Oshun diventa Oxum in Brasile, Ochun a Cuba; Erzulie-Freda ad Haiti [39] forza immateriale, come il num dei boscimani, il qi dei cinesi, bios dei mediterranei, il prana degli indiani, il mana dei polinesiani. La cabeça è testa, jogo de buzios è il gioco/divinazione con le conchiglie, gli Egun sono anime disincarnate. Yeyè omò ejà, in lingua Yoruba, sta per “madre i cui figli sono pesci” . [40] l’uso delle immagini (visive, sonore, ecc.) illumina le dimensioni mitiche nelle quali l’uomo proietta i turbamenti nascosti della sua vita interiore al fine di riconoscerne dei significati e farsene una ragione. [41] Kerenyi: “Demoni alati e altre forze ctonie, sono figure psicopompe che nell’estremo occidente, accompagnano pietosamente i defunti nell’Ade”. [42] l'isteria quando sviluppa i sintomi si rivela apertamente: compensazione alla mancanza del fallo, l'Io viene invaso da immagini irreali, l’isterica può fare tutto eccetto costringere se stessa o esser costretta; ciò che crea è sempre accantonato appena realizza che è deficitario cioè senza fallo, l'oggetto è respinto, qualcosa di nuovo intrapreso; la cultura umana deve molto all'infaticabile potere creativo dell'isterico. [43] Il modello ispiratore dell'isteria è la nascita del bambino, la più femminile di tutte le imprese. Richiede ritmo compulsivo maschile sotto forma di coito che lei converte nel neonato ver L'isterica ingravida se stessa, ha sintomi addominali, al posto di un vero bebè prende vita il bimbo della sua fantasia. Si sciolgono i confini tra corpo e anima, desiderio e disgusto, gioia e dolore, permesso e proibito. [44] “la belle indifferénce des hysteriques” dicono Freud con Charcot, il tipo isterico costituisce il nucleo più grande tra i militari morfinomani e i tossicomani, non prende seriamente né vita, né morte o suicidio ma gioca con la realtà [45] La chiusura dell'ombelico è collegata all'apertura della bocca e all'emissione di voce con cui il bimbo esprime le sue prime relazioni: la voce della madre è quella della musica; la musica è la voce della madre. Per un bambino lo strumento musicale funziona come linguaggio parlato, è diretto e porta significato affettivo [46] risonanza: se si percuote un diapason, che produce onde di 440 Hz e lo si pone vicino a un secondo diapason, silenzioso, dopo un breve intervallo comincia anch'esso a vibrare [47] I suoni puri di vocali curano il mondo, i Sufi credono che il primo suono vocale A, apra il cuore, lo unifica e irradia una colorazione dorata. La U, considerata blu e in relazione con la gola, é associata all'acqua; la I, penetrante di color turchese, è associata all'aria e alla mente; infine UM, suono del mormorio a bocca chiusa, produce tutti i colori dell'arcobaleno ed è associato alla sommità del cranio. [48] Quando le onde sonore entrano nel corpo, la quantità d'acqua presente nel nostro organismo contribuisce alla loro trasmissione e l'effetto generale è quello di un profondo massaggio molecolare. Esse, tramite l’effetto diapason, penetrano profonde e secondo la loro frequenza vibratoria, possono inibir/tonificare metabolismo cellulare [49] se a una persona addormentata pronunci una serie di nomi, essa si desterà nel momento in cui pronunci il suo. [50] il braccio del diapason vibra a centinaia di cicli al secondo (frequenza misurata in Hertz, 1 Hz = 1 ciclo al secondo), il numero esatto di cicli dipenderà dalla nota musicale prodotta. I suoni gravi hanno frequenze basse mentre quelli acuti frequenze alte. Le onde sonore sono molecole d’aria che muovono via compressione o espansione da un lato all'altro attraverso l'aria. l'altezza o ampiezza di un'onda sonora si misura con un'unità chiamata decibel (dB). [51] Noi percepiamo d'istinto il carattere dei suoni. I suoni musicali contengono armonici cioè una relazione simpatica o speciale tra le diverse frequenze d'onda. Il rumore invece è l'effetto di onde sonore disordinate e disorganizzate, prive di relazione di frequenza e intensità tra loro. [52] Beethoven, come altri, imitò suoni e melodie della natura nella sinfonia Pastorale, così Vina-Lobos, compositore brasiliano, che tento di riprodurre le forze di una foresta selvaggia o il vigore d’oceano infuriato, in Amazzonia in Bachianas Brasileiras. La città indiana di Vrindavan ha un verde attribuito alla musica del flauto di Krishna. Mian Tan Sen, alla corte di Akbar, faceva crescere e fiorire gli alberi con canti adeguati e riuscì a modificare il meteo e favorire le piantagioni. Nel sud India, il sussurro e ronzio degli insetti, garantisce la crescita della canna da zucchero e la scienza conferma: le piante crescono e germogliano più velocemente se accompagnate dalla musica nei campi e nelle serre, germinazione, crescita, fioritura e produzione di frutti e semi derivano da onde sonore con intervalli di bassa frequenza. Le mucche fan più latte, mentre i cavalli da corsa diventano irrequieti se togli la radio dalla stalla. [53] Il cervello funziona con 3 sistemi base: binario, ternario e pentenario. I centri nervosi e i vari organi vengono irradiati da note e accordi quando si pone uno strumento su una parte del nostro corpo, le cellule entrano in oscillazione e si ripristina l'equilibrio mancante. [54] Se hai l’auscultoscopio, puoi udire i ritmi del respiro e del battito cardiaco. L’uomo, messo in vibrazione con la musica, vibra a sua volta e quando le onde stanno per estinguersi, nascono nell'interno dell'uomo dei suoni più sottili e leggeri, una nebbia sonora che smuove gli strati più profondi della coscienza. L’ascolto terapeutico della musica è lasciare che la sensazione di essere colui che ode si trasformi nella sensazione dell'udire e nel suono stesso, essere al contempo chi ascolta è il suono ascoltato. [55] Ogni colpa è lo stato di sentirsi persi nel passato e ogni ansia è lo stato di sentirsi persi nel futuro. [56] Il ritmo biauricolare opera così: se l'orecchio sinistro viene stimolato con un suono di 500 Hz e l'orecchio destro con uno a 510, la differenza di 10 Hz viene percepita solo dal cervello (poiché fuori dello spettro sonoro) che entra in risonanza col ritmo biauricolare di 10 Hz (alfa) e l’attività corrispondente: rilassamento, calma, concentrazione e meditazione. [57] L’ISO è un fenomeno dinamico, l’Imprinting è statico. [58] La scala pentatonica è integrata all'ISO universale che fa parte delle melodie delle canzoni infantili di tutte le razze. Ogni società o cultura elabora un proprio linguaggio musicale che corrisponde alle diverse concezioni dello spazio-tempo e varia col variare dei vissuti umani dei suoi componenti. [59] Nel lavoro coi sordi e gli ipoacustici sono oggetti integratori poiché posandoci le mani sopra trasmettono vibrazioni. [60] Su una scheda segna i suoni, infantili rifiutati, gradevoli o sgraditi, della madre, padre o del clima, osserva le sue inibizioni, blocchi e desideri tramite un magnetofono che registri 4 estratti di 2 minuti ciascuno (vedi PPIT) |
Gesù Fauno danzante, scopre l’afro danza- Gesù in Brasile - fauno danzante Vodunsi e Orishàs del mondo
Cuba è una mulatta, per genesi e vocazio Santeria vi nasce, in contesto emarginazio Dall’African radici, cresce in codici plurali Che proiettan oltre, coscienz’emarginati
Santerìa è contatto, con quotidian ambiente suoi 2 pilastri base, son lotta a contingenza Più il culto dell’amore, delle forze di natura rapporto sopravvive, tra uomo e sua cultura
Santero ben ricerca, armonia miglioramento Di condizioni umane, dentro e fuori Cuba E la pratica vi assume, flessibile adattazio Che bene la diffonde, in ogni sacro spazio
La Santeria permette, di partecipar rituali Pure a non credenti, o person non-iniziate Filosofico sistema, da spazio a riflessione Uman ragionamento, e alla trasgressione
Santer celebrazioni, commemorano date Tributo agli Orixas, per render loro grazie Shangò è tuono fuoco, saetta e viril ballo Fondò regno di Oyò, nei secoli a cavallo
Impavido guerriero, mondano e donnaiolo Incline comandante, litigio ugual gli umani Quan monta uno dei figli, pone dure prove Con giravolte e salti, toccar il fuoco vuole
Energici i sui figli, festosi e pur bugiardi Attributi suoi colori, sono rossi e bianchi Calice e fallo-spada, assiem ascia bipenne Santa Barbara tempesta, sincretizza bene
Ogni Orixas è signore, padron della natura Manifesta in questa, in forza d’erba pura Shangò è divinità, del fuoco in Santeria nella Cubana terra, frontiere scalza via Culti possessione, popolare devozione Confluenza e integrazione, delle diversità Mosaico d’espressione, scambio sinergia Rito collettivo, gran tempio e terapia
Si riunivan schiavi, a ridurre le distanze Con terra di antenati, e l’Africane istanze Il ritmo dei tamburi, gli oceani superava Raggiunse libertà, e umbanda brasiliana
Umbanda sinergia, di candomblè africano[32] con Kardecismo oriente, e spirito cristiano Scuol d’iniziazione, per transe incorporare Ottenere soluzioni, a problemi da curare Filosofia dei bantù, ugual teoria dei quanti Struttura la realtà, l’Axè o energia vitale Campo esteso a tutto, e può manifestare Forme di animale, vegetale e minerale
Cresce e decresce, qual Qi manipolata Da person capaci, può esser controllata Con l'uso delle piante, e animali sacrifici Offerte e cerimonie, feste ed altri offici
Ogni casa culto, ha calende celebrazio[34] Stilate dai suoi Pãe, oppure Mãe do Santo La festa poi comincia, al ritmo dei tamburi A consacrar locale, e chiamar fedeli e furi
Si suona per Exu, colui che porta mana Avvia celebrazioni, e ogni propiziazione Senza suo permesso niente può esser fatto Lui che apre le porte, e span divino afflato
Poi suonano i tamburi, per danze di entità guide o protettori, dei mondi di ancestral Ogun, Oxossi Omolu, Nanã, Oxum Oxalá Oxumarè Xango Ossain, Iemanja e Iansà
Vodun vuol dire sacro, nascosto nella terra Messaggero del profondo, forza misteriosa Dei che amàn tornare, a terra per danzare Dall’africa più eterna, per viver rinnovare
Tu spazio dovrai fare, a più spiriti plurali Son’estàsi e trance, fenomen speculari [35] L'estasi è un'uscire, dell’anima dal corpo Mentre nella trance, tu gli presti il posto
Si svolgon cerimonie, in contesto adatto Luogo e personaggi, decorazioni e suoni Il medium[36] ti conduce, veglia l’esperienza Gli eletti coi presenti, partecipan presenza
Lo spirito è di festa, scherzi risa e cibo Alcoliche bevande, il corpo sarà un mezzo Coinvolto nelle danze, sfrenate della festa Dove un Loa divino, entra dalla testa
I contorcimenti, spasmodici del trance Segnano l’arrivo, e partenza del Vodun Prima della fine, vi sarà un consulto Salutato il Loa, lascia suo congiunto
È la società, che sceglie la tua trance[37] In base alle tensioni, e tipo economia Quel di cacciatori, d’american nazione Son tipò maschile, ricercano visione
Le società africane, agricol-pastorali Son tipo femminili, trance possessione Là in Madagascar, il contatto è utilizzato A risolvere conflitto, non scientifizzato
In Etiopia è gurri, il moto della trance Segna la vittoria del genio sul prescelto Esso mai abbandona, il fedele posseduto Rimane in lui latente, entro suo vissuto
Si manifesta il genio, nel rito religioso Oppur durante un sogno, o una malattia Presenza è segnalata, pur da un isteria Che sarà guarita, con cerimonia attiva
Possessione anche, mezzo per la fuga Dalla sofferenza, o disagio che consuma Più spiriti t’avranno, primario è loa di testa Gruppo ti vuol bene, conosce la sua festa
Legame col fedele, e un genio abitatore Più stabile diviene, dopò un iniziazione Il rito celebrato, guidato da un mediùm Comporta conoscenza, sacra ancor di più
Conoscer medicina, e la storia del tuo loa Le tecniche del corpo, ch’attivano la trance Spontanea o provocata, da stimoli coscienti Liquori fermentati, colori e suoni intensi
Danze e movimenti, rapidi al tamburo Identificano un gruppo, con sua divinità Situano il rituale, tra varie e più regioni Emergon sincretismi, con altre religioni
Quan le divinità, emigrano da un luogo Si adattano al contesto, geografico sociale Vodun divien Macumba, pure Candomblé Dall’Africa Yoruba, al Brasile e Haiti olè!
Antenati e Dei, cavalcano i due sessi Senza differenze, hanno ambivalenze È il comportamento, e gli abiti del rito Che indicano il genio, all’origine del mito
Camaleonte sacro, è l’androgino Vodoun Coppia primordiale, chiamata Manu-Lissa Legba apre la strada, a spirito del mondo Erzilie Dea del sesso, guida il girotondo Servo è il posseduto, dal loa di cerimonia Congo è Loa più bello, pare un poco tardo Mombu che balbetta, provoca i monsoni Damballa ti governa, serpenti ed alluvioni
Diablesse sono le donne, morte verginelle costrette ad espiare, dentro alla foreste nganga è lo sciamano, di ordine inferiore Mentre lo Houngan, è il prete superiore
Gli Orishà son re, regine d’una volta Poi divenuti Dei, antenati della terra A loro apparteniamo, come eredità Siamo i loro figli, e la loro umanità
Se senti struggimento, riscopri genitore Mezzo un temporale, innanzi arcobaleno Quando là in foresta, oppure là nel mare Il sentimento Axè[39], ne evoca il legame
L'Orishà è una forza, pura e immateriale Può rendersi presente, tramite un possesso Se gli presti il corpo, in forme e modi vari Sensibile gestisci, il contatto coi tuoi cari
L’angel protettore, tua forza di natura Per manifestarsi, vuol fede duratura Se Oxossi scopri padre, a te si manifesta Durante quotidiano, e in devozione festa
Molti han privilegio d’incorpòrazione Nel corso cerimonie, o i riti iniziazione Quan la comunità, riunisce a celebrare Una divinità, con danze a festeggiare
Pur la divinazione, fatta con conchiglie Ti svela l’Orishà, che hai nella cabeça Il Babalorixà, ti svela a chi sei figlio Lancia le conchiglie, calcola puntiglio
Compito Orishà, è gestir distribuire Agli umani loro figli, axè della creazione Ogni uman vivente, è retto da più Orìsha Conoscerli sarà, conoscersi e conquista
Dio Olorun supremo, crea pianeta terra Acqua Terra e Fuoco, Aria e Tao binario Dà sedici destini, a ciascun degli Orishà Medium li farà, tra Axè e sua umanità
Fai divinazione, con lancio di conchiglie Conta quelle aperte, o chiuse a stabilire Quale è l’Orishà, che sta manifestando Conta e stabilisci, colui che sta parlando
Esempio dopo un lancio, dei sedici buziòs Quindici son chiuse, una sola è aperta Sapremo che a parlare, è numer’uno Eshù Se aperte sono due, silenzio parla Ogun
Il seguito è coerente, al numero seguente Confronta il risultato, coi sedici Orishàs Il primo sarà Eshù, altrove detto Elegga Uovo cellulare, che sforna vita certa
Sei forza naturale, che genera il creato Primo messaggero, tra uomini e orishà Per primo ti saluto, oh fallo eretto orsù! O “Laro-iè Exù, Mojubarè Exù ! “
Senza il tuo assenso, nulla viene fatto Potente guaritore, mago educatore Ti trovi negli incroci, e spazi dello svago Custode della soglia, case e dell’invaso
Bevi vin cachaça, e credi fermamente Ambiguo e provocante, sai ispirar fiducia Ne abusi sei ambizioso, eccelli nel raggiro Sei l'attimo fuggente, coscienza del finito
Agisci come un bimbo, fluido con l’istinto Che gioca con le forze, incapace di giudizio Secondo vien Ogun, l’istinto di conquista Forza primordiale, che vagabonda in pista
Ogun vuol dire spada, imprese e libertà Blu scuro del metallo, cuor generosità Fagioli e vino mangi, proteggi gli affidati Fedel al sacrificio, del re dei cieli amati
Ogùn impatto sei, cuor che forte batti Reazione più veloce, fase di passaggio È la disperazione, che nutre la tua furia Coraggio e ardimento, la libertà più pura
Al grido di Oguniè, la forza scorre in vene Sostiene nella lotta, frantuma le tue pene Terzo viene Oshossi, Signor della foreste Figlio a Yemanjà, fratello a Exù e Ogun
Odè l'altro tuo nome, in Yorubà sta per Re Energia della natura, che cerca la bellezza Proteggi i cacciatori, la caccia e gli animali Insedi nuovo sito, villaggio degli umani
Hai l’arco con le frecce, sorvegli il territorio Inquietudine ti porta, a far nuov esperienze Mangi porco e vino, sei artista esploratore Ossain dio delle foglie, t’insegna guarigione
Turchese l’emozione, stupor per l’infinito Vaghi senza meta, ambiguo e trasgressivo Quarto abbiamo Ossàin, dio di medicina Custode dell'Axè, energia vital più fina
Ami il misticismo, medianica coscienza Piuttosto riservato, calmo in apparenza Mister della foresta, verde il tuo colore Occhi di bambino, sguardo indagatore
Ti cibi di tabacco, miele frutti e foglie Fata di tra i rami, monello d’un folletto Accumula ricchezze, formica senza posa Ne intende senso e fine, quando si riposa
Accanto a un focolare, sorseggi una tisana Sei ciclo di stagione, enzima e muta umana Quinto è Oshumarè, serpente Arcobaleno Ewà e la controparte, oscura col veleno
Forza evanescente, ricchezza e povertà Sette i tuoi colori, compreso bianco e nero Mordi la tua coda, impedisci il disgregare Del mondo che circondi, intento a riparare
Ci incanti con magia, ogn’attimo tu cogli Tuo ciclo sta nell’acqua cielo terra e inverso Tu energia di scambio commerci col denaro Passaggio delle cose, sorpresa d’un regalo
Ewà è l’arcobaleno, che giace sottoterra La parte oscura che, fa la trasformazione Di stati di materia, da liquido a gassoso Allegro e contadino, sensuale più focoso
Incanta come fiaba, continuo movimento umore repentino, bellezza in cambiamento Il seguente è Obaluiè, Signor di carestie Che affliggono la terra, come epidemie
Paglia in viso e corpo, coperti dal vaiolo Mamma tua Nanà, è incapace d’accettarti Sempre t’abbanda, per senso d’impotenza Nessun ama guardar, la propria sofferenza
Umana sensazione, di fronte a infermità Là in vita quotidiana, infrangi ognì realtà Mistero del dolore, catarsi e guarigione Purifichi dai inizio, a rinascita interiore
Ottavo è Omolu, impotenza e depressione È il processo di sudore, della traspirazione Sei legge d’entropia, la pura indecisione umido e calura, sei fungo che scompone
Tendenza d’ogni cosa, al ripiego su di sè Contagio isolamento, a volte masochismo Nono appare Oshun, Dea della bellezza Maestra del piacere, sessuale gentilezza
Orishà delle acque dolci, d'amor felicità Concèpimento e parto, rottura delle acque Placenta e gestazione, corteggio esibizione Venere che nasci, da spuma d’ogn’amore
Eshù ti dà l’embrione, che porti dentro Tè Fai nascere creature, e Yemanjà le cresce Ami dolci e frutta, giall’oro è il tuo colore Temi la vecchiaia, solitudine e dolore
Decimo è Yansa, Dea fuoco di tempesta Slancio di passione, vento è tuo elemento Energia vital sessuale, rosso ardor di cielo Decidi assai veloce, idealista molto fiero
Sei Oya dea del vento, tuon ed uragano Potere femminile, assertivo e coraggioso Strega gran guardiana, ponte di tra morti In casi malattia, t’invocan cambiar sorti
Dea dei temporali, estuario fiume Niger Fuor di forma umana, sei bufalo di acqua Corna vuoi su altare, ti piace carne capra Fagioli son tuo cibo, assiem a vino palma
Devoti veston rosso mercoledi tuo giorno Per tuo piacere e, quand’entri nella danza Vòlteggi con spada, fantasmi rendi inerte Frenetica Tu danzi, pure a braccia aperte
Orgasmo senz’intento, ingenua capricciosa Incontenibile follia, trasparente coraggiosa Ribelle a ogni giudizio uragano di passaggio Purifichi oh Iansà!, guarisci ogni contagio
Sei assoluta libertà, e regina degli Egun Assieme a Obaluiè, guidi anime dei morti Febbre infiammazione, danza della fiamma Figli abbandonati, accudisci come mamma
figliol Logunedè, di Oshossi e di Oshun Cacci là in foresta, e peschi lungo i fium Sei mesi con tuo pà, sei mesi con tua mà Eterno adolescente, hai l’arco e la cannà
Efebico elegante, doppia sessualità Ambiguo per natura, le scelte temi far Ragione e sentimento, tra gioco e novità In ogni prima volta, emozion fai sussultar
Amor per i dettagli, paur d’agire in grande Temi conseguenze, d’impegni di promesse Il rischio è l'inazione, oppur la frustrazione Tu eviti il rancore, fai l’arte tua creazione
Sei un fine cantastorie, le burla tu ami far Mormorio dei boschi, l’eterno vai aspirar Sei bruco e la farfalla, nelle mutazioni Sosti sulla soglia, di mille iniziazioni
Signora fiume Obà, è la dodeca Orishà Signora di Nigeria, in amore con Shangò Alluvioni e inondazioni, rancore senza posa Oshun la sua rivale, comun marito sposa
Quando lei alla gara, in amore t’ingannò Un orecchio ti tagliasti, l’offristi come cena D’allora le tue figlie, soffrono a un orecchio Ferita o sordità, rancor ch’esce dal secchio
Obà grande guerriera, sai essere spietata Ogùn sol ti sconfisse, in inganno superata Intuito di successo, e gran sopportazione Perdona e datti shans, sarà la guarigione
Segue ora Nanà, guardiana della soglia La madre di Omolù, la moglie di Oxalà Generi l’Iku, il passaggio alla non vita Conchiglia rosa sei, sussurro che confida
Nanà sei la più vecchia, temuta rispettata Reggi tu la porta, tra mondo vivi e morti Signora di paludi, dimori presso il fango Nutrice della vita, chiedi sangue in cambio
Sei madre del vaiolo, guaritrice esperta Nonna tu racconti, di guerre fame e fiabe Così curando i mali, di presso ognì villaggio Conosci bene il bardo, sosti ogni passaggio
Antica dea paziente, nasci dal profondo Perla rara che, ti chiudi nel tuo mondo Serena tu rifletti, su ognì caducità Accompagni i viaggi, d’ogni umanità
Giunta è Yemanjà, Dea di mare e Luna Madre primordiale, di pesci sue creature Azzurro verde e bianco, sono i tuoi colori Yeyè omò ejà!, Cantiamo i tuoi onori
Muovi le maree, per tutti a prosperare Fino ad arrivare, te stessa a prosciugare Materna e protettiva, regina riluttante Legame viscerale, inglobi figlio amante
Nasce dal tuo pianto, acqua sal del mare Madre abbandonata da Eshù Ogùn Oshossi Solo Eshù ritorna, ti esplora con violenza Tuoi seni lacerati, a spuma dan l’essenza
Madonna protettrice, speranza del ritorno Tristezza dopo il parto, i bimbi tien’intorno Madre della testa, dai vita al pensamento I fratelli fai riunire, là nel festeggiamento
Ecco il Dio del fuoco, è l’orishà Shangò Grido del comando, doppi’ascia terremoto Ha folgore giustizia, emette le sentenze È fratello di Omolù, Signor di pestilenze
Giove cataclisma, Sei fuoco della terra Le rocce le montagne, sabbie e temporali Coscienza d’ogni forza, interiore autorità Regni il bianco e rosso, impatti umanità
Tribuno in parlamento, leader comunità Sapienza equa divina, vulcan della pietà Odi le ingiustizie, componi ogni conflitto Giochi coi destini, fai re l’ultimo afflitto
Ultimo è Oshalà, il principio dell'amore Fin di un lungo viaggio, Cristo redentore Giovane Oshoguiàn poi vecchio Oshalufà Che vive dei ricordi, e lungimirante sà
Oh bradipo indeciso, autonomo all’agire Realizzi gli obiettivi, con studi da eremita Temi ogni conflitto, l’ansia e l‘impazienza Scappi ti nascondi, tua forza è l'esperienza
Giovane Oshoguiàn, guerriero combattivo Cerchi di cambiare, il mondo a te contiguo Giudichi te stesso, con forza duramente Sei spirito e denaro, contemporaneamente
Eshù è principio azione, tu sei la fratellanza Ascesi pace unione, Buddha in una stanza Discepolo compiuto, sei l’estasi del mondo Sommo sacerdote, maturi se sei pronto
Orishà e divinità, son ampio repertorio Ruoli personaggi, per maschere teatrali Esibirsi nel teatro, in un travestimento Libera il bisogno, d’un comportamento
Messi in scena cura, forme di tormento Pubblico ti crede, senza alcun commento Se tu hai buona fede, esce una coerenza Nata dall’ambiente, de là comun credenza
I Corpi fan la storia, incontro e identità Ogni possessione, condensa intera storia Di gruppi e tradizioni, sfide oppur tendenze Forme d’espressione, conflitti e resistenze
Sincretismo sempre, emerge da culture Fenomeno ch’assume, forme e sfumature Percezion del corpo, possente fa sentire Sempre nella storia, domande terapie
Crisi esistenziali, gestite in sinergia Creano abilità, nel potenziale umano Vince impedimenti, fan ristrutturazio In profondo cuore, sacro rito spazio
Sincretismo è ponte, fra diverse lingue Vergine Maria, è l’amazzon Sachamama Madre immacolata, che dona frutti ai figli Se non depauperata, offre sempre appigli
Sincresi si diffonde, all’interno società Convergono bisogni, e rituali d’appagar Ordine efficienza, delle energie vitali Assiem differenziazio, fanno paia d’ali
Poli differenti, di identico substrato Propagano la vita, e vicende della storia Simbiosi e sincronia, scambio di più forze Vortice dei chakra, son del vuoto scorze
A logica binaria, rispondon loro forme Le forze limitate, tendon sincretizzare Sovrapporre identità, le perdite evitare Della diversità, patrimonio da salvare
Emerge convivenza, e popol superiore Nacque così Ruma, da popoli in fusione Differenziazion di vita, dà biodiversità Mentre la sincresi, latente dorme stà
Di giorno l’abbondanza, o biodiversità La notte la sincresi, alternan qua di là Genera l’un l’altro, come cosmo e caos Girati dalla ruota, del mutamento fato
Scambio è la simbiosi, alberi con funghi Fungo che degrada, in sostanz’elementari Assorbite dalle piante, assiem ad antibioti In cambio cederanno, cibo ai lor simbionti
La mappa non è terra, piena di presenze Cambiata è identità, alla terra conquistata Per l’african la terra, non è merce scambio appartien al gruppo, via spiriti mediando
Terra ad Europei, ha valore commerciale Dal momento in cui, può esser proprietà Di un individuo che, così la può proporre Al quel mercato che, l’identtià pospone
L’individuo è ciò che è, o pretende esser A causa integrazione, in gruppo e territorio Un uomo definisce, sua identità per mezzo varie appartenenze, famiglia clan contesto
Assumon società, il dover relazionarsi Con spiriti garanti, d’identità del gruppo È terra che permette, costruire il territorio Per mezzo di presenza, di spiri repertorio
Simbolismo terra, è legato a occupazione Animali e vegetali, rapporto con persone Or spiriti e antenati, così sentieri e ponti Potran esser percorsi, dopo riti incontri
Fan vivo il territorio, animali e vegetali Acque e microclima, da spiriti attivati Nutrono coscienza, come sussistenza di nomadi che viaggian, entro l’esistenza
Pur marcan territorio, mascher e colori Il caolino minerale, e il rosso vegetale I color per definire, ogni fuzion rituale permetter società, antenati contattare
Rapporto vivi e morti è viaggio di ritorno Dove si è già stati, ai luoghi fondazione a casa e imago madre, ci dice Pirandello santo è l’aquilone, drago e bimbo bello
immagin popolare, autonoma s’esprime ha proprio suo potere, che conferisce vita autonoma all’imago, e potere taumaturgo Ritual imago serve, a scopo dramaturgo Subalterni son gli astri, nelle culture agrarie Che frainteser convertiron, draghi e sirene In fatali incantatori, uccisori di viandanti Quando i defunti, accompagnavan coi canti Agricoltori e allevatori, necessità simbiosi Con piante ed animali, abitudini e lor ritmi Con bestie migrazioni, o fasi allevamento Di abbever mungitura, sin allattamento
Terra luogo di lavoro, reperimen di materie Necessarie a cacciatori, coglitori e artigiani Terra luogo residenza, e di organizzazione di famigli e clan, appartenenz’evocazione
(di Carlos Meisters, comboniano di Bahia, Brasile)
una volta durante una peregrinazione, Gesù riunì discepoli e discepole e disse: “quando andate ad annunciare il regno portate fiducia alla gente, nè soldi nè cibo, giungendo in un luogo, se sarete accolti se parteciperete della loro vita e lavoro, se tratterete con persone emarginate senza voce ne opportunità, allora.. potrete dire al popolo in certezza, Gente! Guardate, il regno dei cieli sta arrivando!”
Anche Gesù parti, andò e andò lontano.. All’imbrunire, arrivò ad un terreiro di candomblè. Le persone che entravano lo salutavano dicendo: “Buona notte Gesù! Entra e unisciti alla gente!” Gesù entrò, vide il popolo riunito. La maggioranza era povera. Qualcuno era della classe media. Tutti stavano danzando allegramente. C’erano molti bambini li in mezzo. Vide come tutti si abbracciavano, come i bianchi erano accolti fratelli dai neri.
Gesù, anche, venne accolto ed abbracciato. Tutti lo chiamavano Gesù. Si stupì poiché conoscevano il suo nome, come fosse fratello e amico da lunga data. Gli piacque questa accoglienza. Vide poi, come la Maè de Santo, la sacerdotessa, ricambiava gli abbracci e accoglieva tutti. Vide come invocavano gli Orisha, i Geni del Vodun. Come alcuni andavano distribuendo benedizioni per aiutare gli afflitti, i malati e i bisognosi.
Gesù entrò in fila, arrivò alla Maè de Santo. Quan toccò a lui, l’abbracciò ed ella disse: “la pace sia con te Gesù!” Gesù rispose: “E con te allo stesso modo”, poi aggiunse: “posso chiedere una cosa?” e la Maè de Santo: “come no Gesù!” Gesù: “Com’è che lei mi conosce e tutti sanno il mio nome?” Essa rispose: “Gesù qui tutti ti conoscono Tu sei molto amico della gente, Entra in casa tra di noi!” Gesù la guardò e disse: “Grazie Madre! mi piace poiché il Regno di Dio è già in mezzo a voi!” Ella lo guardo e disse: “la gente già lo sentiva! Grazie Gesù per averlo confermato! Tu devi avere un Orisha molto buono. Andiamo a danzare, perché venga ad aiutarci!” E Gesù entrò nella danza. Dentro di lui il cuore pulsava di allegria Sentiva immensa felicità e diceva sottovoce
“Padre ti ringrazio per aver nascosto queste cose ai saggi e agli eruditi e le hai rivelate ai poveri di questo terreiro del Brasile”.
Danzò molto tempo, alla fine mangiò, ciò che la gente divideva con lui, pop corn, dolci di cocco, patate cotte in olio di dendè E dentro di lui il cuore continuava a ripeter
Si, il Regno di Dio è giunto! Padre ti ringrazio! così ti è piaciuto di fare!”
Siva Nataraja Cabocla, Energia di ogni Danza
(dhamma dhamma dhamma dhammarù bhajè!)
Batti lo zoccolo, sul rosso terreno Vibra col corpo, e allontana il bacino Tendi le braccia, parallele al terreno Segui le note, con orecchio caprino
Su una mano hai scopino, di leggere canne Or vibra col corpo, all’interno hai le fiamme
Gli zoccoli vibrano e saltellano indietro Seguono linee, di un tracciato segreto È la forza del corpo, con sua autonomia Nata dal bosco, e ora qui in sintonia
O divino dio Pan, o signore dei boschi Fa che il mio corpo, anche oggi ti ascolti Onoralo ancora, con tua sacra armonia Forza grazia e bellezza, nell’anima mia
Nell’amplesso nervino scopro Te mio Divino In gruppo d’amanti trovo ancor il cammino Io possa sempre onorarti, passion ed amor Affinché questo mondo, mai perda il color.
[61] L'autismo è un prolungamento dello psichismo fetale, inconsapevolezza della propria identità, comportamento iterativo nello stesso ambiente; il feto si difende dai timori di un mondo esterno sconosciuto e dalla perdita di riferimento del suo mondo interno. L’Io di un bimbo autistico è separato dall'ambiente esterno da una barriera attraversata solo dal suono che apre un canale di comunicazione. L’acqua offre la possibilità di risposta tramite il gioco e ha caratteristiche regressive gradevoli, usa suoni, vibrazioni e giochi d'acqua, in brocca o contenitore di metallo, dove lui possa batter con le dita, aspergi o versa sulle sue mani carezze d’acqua, imita suoni primitivi regressivi, come cuore, respiro, rumori di bocca e gola, note sinfoniche ed elettroniche. [62] nelle prime sedute incontrerà nel gruppo: ruoli di onnipotenza o capobranco, il prezioso, il più difficile, l’intellettuale, il creativo, l’incapace; inoltre il paziente con conoscenze musicali entrerà in competizione, il terapeuta non dovrà sviare dall’obiettivo di cura e userà psicodramma e psicodanza, espressione corporea rilassamento e altre tecniche non verbali per il beneficio di tutti. [63] La seduta di musicoterapia segue 3 fasi: riscaldamento e scarica di tensione (catarsi), agevolata dalla presenza dello strumento musicale; percezione non-verbale, dove Musiter. scopre ed elabora un'ipotesi sull'ISO complementare del paziente e tenta di aprire un canale di comunicazione dove nel paziente le energie si liberano (giungono al musiter.), emerge un dialogo che chiarifica il paziente; ora la fase del dialogo sonoro, far rivivere al paziente situazioni inconsce portatrici di informazioni sulla sua personalità. Attrezzatura minima: magnetofono, tamburelli, legnetti, triangolo, piatti, maracas, colori, gesti per esprimer vissuti (l’analisi del vissuto è la base del metodo). Partire sempre dalle esigenze e ricordi personali musicali ed affettivi e mettersi costantemente in ascolto. [64] è capace cioè, di rimembrare/attuare le proprie relazioni più primitive, materno infantili, fetali ecc. [65] il bambino quando nasce è in rapporto simbiotico con la madre, rapporto simbolizzato dall’intervallo di terza do-mi. Secondo le leggi armoniche della musica, solo questo tipo di intervallo, permette di capire il tipo di accordo (o matrice) della tonalità del brano musicale (se in Re o Sib maggiore o minore), così come solo la madre può far nascere il figlio (mi = madre). Non può esistere accordo di primo, terzo e quinto grado senza la terza nota (accordo Do, Mi, Sol), sarebbe percepito come vuoto così come la vita di un bimbo senza mamma: la Cavalcata delle Walkirie è un prototipo del rapporto bimbo-madre, se il bimbo ne regge bene l’ascolto ha buon rapporto con la madre, altrimenti è probabile che abbia problemi con essa e viceversa. [66] Gl’intervalli rivoltati dan sempre intervallo di ottava (la scala) che include tutti gli altri, così come il padre e la madre introiettati seguono il soggetto lungo la vita, senza che questi possa rinunciare al loro ricordo. [67] Carla Savio trovò nell’intervallo di sesta (do-la), la simbolizzazione del sesso, libido e affettività, in musica esso rappresenta il pathos, languore ed eros. L’intervallo di settima (do-si), in musica rappresenta la dissonanza che riflette a livello umano la difficoltà di relazionare con la diversità, simbolizza il rapporto con il gruppo, la socializzazione coi molti, se non si è superata la fase infantile, causa irrigidimento dei meccanismi di difesa dell’io accompagnati da disturbi. [68] L’intervallo di settima dissonante deve sempre concludere sull’ottava la consonanza con l’Io adulto o rapporto col Sé trascendente; da adulti ci si accorge di poter essere se stessi solo quando ci si è liberati, in modo sano, dal rapporto familiare per poi utilizzarlo come modello di confronto per reggere il rapporto con la società e nella realizzazione del rapporto individuale di coppia o unio mistica. [69] Il bimbo deficiente, agitato o teso, ignora l'andatura calma, il suo tempo naturale è molto rapido, adegua l’esercizi ritmici [70] dall'inizio il Musicopompo si presenti con uno o più strumenti in modo visibile e udibile, di solito l'oggetto intermediario si trasforma in prolungamento del corpo del Musicopompo e del paziente stesso a cui bisognerà lasciare lo strumento anche fuor seduta, così il registratore in quanto riproduttore di quanto è stato detto durante le sedute al fine di rafforzare il legame fra i due soggetti.
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le terapeute Muse, oggi fan Biodanza
L’uomo primitivo, per eccitamento Batteva il terreno, coi piedi d’istinto Agita il suo corpo, tintinna gli orpelli Al divino Dionìso, s’offre cuor belli
Giù nelle grotte, o in alto sui monti Prova e riprova, soffia e percuoti Accarezza strofina, batti e vai duro Nasce sonaglio, flauto e tamburo
Così com’è vento, ascoltato cantato Ogni strumento, è suonato e danzato Scoprire potenze, funzioni e canzoni Al fin di trovar, ancestrali emozioni
Forti passioni, d’un risveglio passato Nel potere del suono, corpo è danzato Il corpo fu il primo, la voce il secondo Giù alle caverne, trascende suo mondo
Ciascuno strumento, ha timbr e colore Uno spirito e un suono, suo protettore Capace ciascuno, di suscitar emozioni Stati d’animo tipi, di gruppi e nazioni
Rombo di tuono, dio Tìnia ha donato Chi l’ha ronzato, la pioggia ha evocato Il sistro sonaglio, vien da Iside Egizia Purifica e invoca, che è una delizia
Tamburo e flauto, cembali e miele Accompagnano danze, di Mama Cibele Mentre flauto di Pan, sette canne cicuta Ammalia le bestie, suon etereo computa
Anche galli ed uccelli, nel loro incanto Esprimono l’alba, e l’emozioni col canto Pur lingua parlata, è intreccio di suoni Melodie naturali, producon suoi toni
Due musiche frasi, s’inseguon errando Nell’ipnotica ruota, in continuo rimando Chi ha gusto le sente, chi nò forse mente Incise sulla pelle, e sull’onda ricorrente
Sibilanti e vibranti, roboanti e crepitanti S’incontrano i suoni, prima uno poi tanti Dan corpo a tutti i miti, condivisi nei riti Trasfigurando bisogni, e i sogni infiniti
Oh catartica musa! usa i tuoi suoni Purifica l’anima, liberando emozioni Sciogli i miei blocchi, in corpo e psiche Fa che rinasca, alla divin superficie
Agli europei primordi, ragion fu definita Strumen di costrizione, al fluire degli istinti Eroi che creano storia, pagan alto prezzo Eterne sofferenze, per lucro ad ogni mezzo
Prometeo è prestazione, Pandora piacere Fatal per il mondo, del lucro e ordin coatto Narcis Orfeo e Dionìso, opposti a Prometeo Liberan dal tempo, e rovesciano il trofeo
Offrono l’unione, col canto comunione Conciliano con Eros, e Thanato signore Il mondo è liberato, ovver non dominato Piacere vien redento, tempo è arrestato
Narcisistico eros, risveglia con Orfeo Oggetti animati, e inanimati in potenza All'amor di Narciso, rispond eco natura Il canto di Orfeo, scompon pietra dura
Fa muover foreste, e le rocce alla gioia Narciso eros proprio, è affin alla morte Riposo con sonno, sen sipario o dolore Ordina il mondo, il piacer con amore
Musa è Michele, con la spada di note Il cuore raggiunge, e il velo trafigge Sgorga l’ambrosia, che vince l’oblio L’ego riporta, a suo vero dominio
In origine il verbo, verbo era canto Creava ogni cosa, a mezzo d’incanto La genesi compie, in stato di sogno Piste disegna, a estinguer bisogno
La musa contiene, ritmi e armonie È linguaggio iniziazio ai riti passaggio Guida attraverso, labirin di coscienza Raggiunge la cura, ecco sua scienza
Musa ferm il tempo, l’ego ristruttura Coi modi t’influisce, moti anìm partitura L’Eolico calma, e concilia ipno Morfeo Il Lidico estingue, ogn’affanno nero
Lo Ionico amore, stimola un Romeo Modo Dorico è puro, d’indol solenne Suo vicin Frigio, fa invito alle guerre L’etnico d’oggi, ritrova il mittente
Per bimbi vivaci, troppo invadenti Sonagli e maraca, sono eccellenti L’arco di bocca, mongongo africano Sbarca in Brasile, or è un berimbao
Dalla bocca risuona, in noce di cocco Cembali intanto, fan metallico schiocco Percussion riservate, cerimonie private Chiedono il buio, discrezion dita oliate
Il suo suono ritmato, forte e vibrante Nel ventre risuona, assai dominante Se indigestione, vuoi che si stappa Ascolta la cetra, o un brano di arpa
Questa concilia, persino il pensare Quando si spegne, nel tao meditare Se le passioni, vuoi invece svegliare Al flauto di Pan, ti dovrai dedicare
Flauto di Pan, è un soffio divino Che stima la vita, e stimola il vino Pur dona progenie, e consola le ore A chi vive oggi, e chi è già incolore
Altri fiati potenti, suonati in battaglia L’animi infiamman, come la paglia Priapo o Venere, vino e banchetto Col suplu a fiato, fanno quartetto
Complici odori, intensi di cassia Cinnamo e nardo, il tempo si spassa Aggiungi le danze, voluttuose dei sensi Da naccher ritmate, riscuoton consensi
Il Rasna tirreno, abbandona ai piaceri Corpo e Palato, e orecchi e doveri Piacevole evade, i confini dei sensi Per traguardar, intramontabili eccelsi
Melodie commoventi, fan risonanze Figlie di Rasna, orientali maestranze L’allegro benesser, pur musa l’Egitto Grazie al pigmeo, vince il conflitto
Dolori d’artriti, punture d'insetto Sciatica e gotta, placati col flauto Farinelli curò, suo re con la febbre Canta quell'aria, che ascolta sempre
Suono trasmesso, a mezzo dell'aria Entra nel corpo, e ridona il vigore Spazza via ciance, cioè arie viziate Artifici da sforzo, arie condizionate
Agisce su respiro, e ritmo del cuore Su circolazione, e sanguina pressione Energia vibratoria, invisibil di natura Capace a cambiar, profonda struttura
Tratta la Biodanza, il ritorno di Dioniso Apertura al suo piacere, erotico primario L'angelo profondo, è coscienza panteista Tosto la riattiva, ogn’anima è provvista
Al gioco ed isteria, manca la coazione Isterica è l’attrice, prestante ruol diversi Santa occasionale, or scivola all’opposto Permette che libido, la penetri sul posto Reazion all'intrusione, di cultur paterna Isteria è meccanismo, di auto-sabotaggio Combatte Super-io, in passiva resistenza Esegue ogni richiesta, vanifica esistenza
Diluisce e rende vano, tutto ciò che fa Così che l’Io terror, stemper sua realtà Il nevrotico ossessivo, ha troppe direzioni L'isterico nessuna, e fa girotonde azioni
Diventa simbol fallo, naso gambe e braccia durante sua ricerca, la bocca è la sua vulva Rossore un erezione, il coito è convulsione Ister’irrequietezza, è instancabile creazione L'isterica tien l’io, che straripa ogni cosa Supera individuo, e diventa il mondo intero Tutto or vien trattato, con cura francescana Corp allea con psiche, esprime sua fiumana
Timor di gravidanza, eguaglia esser madre Sul corpo sofferenza, or vien somatizzata L'isterica ora sa, d’esser liber da paura L’orgia ed estasì, or è sua psiche pura Depression tristezza, umor e tono basso Tendenz a pessimismo, crescente disistima Mancanza di speranza, dubbi e sensi colpa Lutto e avversità, trascendi fai la svolta
Senso del dovere, con entusiasmo scarso Vecchiaia e malattia, cronì insoddisfazione Dura mesi od anni, chiunque può colpire Specie nelle donne, croni può infierire
Il pianto non consola, mancan’energie Incapacità a provare, gioia oppur affetto Tutto appare grigio, incolore e disperato Cambia l'appetito, e sonno è disturbato
Apri ora la bocca, e liber la tua pancia L’emozion represse, suon divien cordone La voce è l'ombelico, passaggio dal fetale Al nato a mezzo pianto, inizi a respirare Puoi tu ravvivar, tuo sogno e identità Grida ora in libertà, io son di qua e di là Cammina batti ritmo, suon la espirazione Carezza schien e viso, fatti incantazione
Culla qualcun sul grembo, fagli ninnananna Incontra mani e sguardi, nel dialogo di voci Ascolta cuor dell'altro, respirazion danzante Battesimo di luce, la voce è gran calmante
Carezza i tuoi capelli, con suoni viscerali Giochi della voce, sussurri e ninne-nanne Prova a stabilire, un contatto con il cosmo Inizia col creare, tuo suono tutt’intorno
Il corpo del neonato, è cassa risonanza[46] La voce della madre, trasmette melodie Ritmi viscerali, intenzioni ed emozioni Rumori di parole, per prime fonazioni
Ogni voce ha proprio tono, ovver identità Persona si riflette, nel suono ch’egli emette Voce è ben legata, al respir senza pensare Con sue modulazioni, un corpo fa vibrare
Arresta il respiro, educazione repressiva Paur t’irrigidisce, inibisce tua espressione Coi suoni scema via, il blocco sul tuo corpo Così come biodanza, a voce dona schiocco
Contatti il potenziale, che vibra dentro te Sblocchi anell orale, assieme a quello anale Rilasci l’emozione, piangi gridi succhi mordi Il canto muove e sale, l’amor or ti ricordi
Crea la relazione, un sentimen d’amore Coi simili e la vita, il cosmo e gli antenati In mantra e meditazio, OM ravviva cosmo Produce vibrazioni, armoniche di fondo
Canta una sol nota, per un periodo lungo E scopri alterazioni, chimiche nel corpo Liberi endorfine, gli emisferi sincronizzi Se canti sta sicuro, vocali tu enfatizzi Toni puri di vocali, producon melodie Trasmettono allegria, e liberano il num Un tono Primordiale, presto si scompone A mezzo voc’umana, veicola emozione
Esercita nei suoni, il respiro naturale eMMè Madre acqua, liqui consonante movimenta l'energia, il fuoco della V crea la risonanza, in pancia e poco su
la R inver proietta, la voce là nell'aria S che reprime, è la terra che concentra la N è ninna nanna, allevia dagli appigli la cantano le madri, a far dormire i figli
Risonanza al naso, possiede il suono NG Mister e guarigione, risuona nella testa Nei suon nasalizzati, vibra la colonna Mali fuggon via, la luce è la madonna
Saper ascoltare, le parole e sospiri Tono e velocità, e il ritmo della voce Tramite carezze, sblocchi le tensioni Variano le voci, riaffiorano emozioni
Provando a cantare, ricavi scioltezza Allegria comunione, gran rilassamento Il suono poi si muove, vibra dentro te Apre alcune porte, e libera il tuo sé Esprime desideri, dona forza pronta Vien voglia di danzare, in piena libertà Rivela voce umana, lo stato di salute Corpo cuore e mente, vibra sulla cute
Produce la catarsi, su vari e più dolori Cura zon del corpo, im peto oppure fiato Soffia sopra in canto, fai brivido d’intono Vinci ogni timòr, se danzi qual condono
La musica è la cura, cioè comunicazio Ogn’essere vivente, tiene un suono suo[49] Se usato con magia, istinto suo risponde Quattro temperamenti, a toni corrisponde
Protus lega bene, a flemmatico e alla luna Deuteròs il secondo, al collerico ed a Marte Tritus tono lega, al sanguigno come Giove Tretatus lega con, Saturn nostalgi umore
Pazien depresso usa, comprar musiche tristi Ad agganciare meglio, la sua interior realtà Curà con toni bassi, in armoni progressione Rilascian le sue fibre, graduale la tensione
Vibrazio musicali, distraggono il paziente Dalle preoccupazioni, inutili oppur nere Equilibran tono fibre, stimol o calmante Catturan attenzione, guidan pure Dante
Un oggetto in moto, produce qualcosa In virtù d'energia, vibratoria sua propria Un complè movimento, vien detto ciclo Tao che rovescia, dinamizza a ogni giro Ogn’oggetto apparente, ha sua frequenza Un dito al bicchiere, fa un suon cristallino Dipen da spessore, forma e materiale Cantante con voce, può nota imitare
Vibrazion leggera, dà un suono soave Mentre intens suono, vibrà con vigore Ronzio di calabrone, acuto d’un cantante Grazie a risonanza, vibra frantumante Suono è un energia, caotica o ordinata Debole o potente, diluita o concentrata In calore pur converte, e scalda vari sfizi Emetti suon preciso, e calcol polverizzi
Rinforzan risonanze, cellule e i tessuti Frequenze delle note, muta celle sangue L’ingrandisce il DO, mentre MI arrotonda LA scolora a rosa, e cellè malat’affonda
L'anima riflette, il suo stato emozionale Impara a usar la voce, in modo risonante Evolve con il tempo, assiem ad emozioni Accumul esperienze, e benesser interiori
La voce tua si basa, sulla respirazione Muscoli del petto, spalle e del diaframma L'aria va in laringe, attraverso la trachea Finisce nei polmoni, fuoriesce da Borea
Fonte della voce, è il fiato dei polmoni Quan parliam cantiamo, o pur’espiriamo Vibràn corde vocali, a produrre il suono In gola bocca e naso, fan tono risuono
Èsplora la voce, còn tutto il tuo corpo Rìsuona tutt’esso, è armoni ampliamento Essenzial è ascolto, dì proprie emissioni Cantati e rilassa, per liber tue tensioni
Ritmo di pioggia, dei fiumi e cascate Orchestra di Gaia, vento e onde mare Canzon popolari, uccelli han composti Api in sussurro, cical grilli e rospi
Trasforman richiami, in più melodie Gli artisti di classe, fan vibrar sinergie[52] Creatur di natura, han suon consistenza Fan giubilo e lingua, in musica essenza
Attraverso la scrittura, di canzon poesie Si fan comunicare, pensieri e sentimenti Sviluppa l’autostima, e rispetto di sé stessi S’accede nell’inconscio, a material rimossi
Una porta che s’apre, bottiglia che stappa Accedi or quei ricordi sorgen di depressione Riguardi dentro te, scrivendo esprimi fuori Fuor del tuo verbale, comunichi e rinnovi
Là fai condivisione, dei sogni e desideri Protesti condizione, danzando una taranta Lamenti e ninne nanne, forniscono la prova Comprendon tuo dolor, l’altri della scuola
Persone regredite, in stato d’alzheimèr Potrai cantar canzoni, patrioti popolari L’inno nazionale, e motivi di famiglia Con ritmi popolari, stimoli quadriglia
Nelle nostre menti, cresce l'esigenza Di romper le barriere, dei limi precedenti Ampliar nostra esperienza, in rilassamenti Stimola il respiro, del corpo e delle menti
Portan tal sedute, coscienza del dolore Patito nell'infanzia, senz’essere amati Piuttosto giudicati, perfino disprezzati Per quello che si era, dopo essere nati
Spronan individuo, a liberar da rabbia Trattenut in corpo, pur per tanto tempo La musica riaffiora, i ricordi scatenanti Usa arcobaleno, e immago liberanti
Problem’allor slegansi, dolore scema via Si creano connessioni, nuove tra neuroni Emergono intuizioni, ovvero associazioni Lavor improvvisazio, su paur di decisioni
Grido canto e danza, producon regressione Mentre gl’infrasuoni, fan bassa frequenza Agiscono efficaci, in dolore e anestesia Provocan nel corpo, più moti di ritmia Danza il brano scelto, sol oppur in gruppo Con mezz’intermediari, a sciogliere tensioni Tamburi o didgerido, sonagli o campanelle Buon musica fa uscire, talenti a catinelle
La musica difende, da tristi paranoie Fischietta pur al buio, silenzio estraneità L'ansia e paranoie, dal suon son dissipate Sale sensazione, di amiche forze amate
Nostro corpo umano, è fatto per vibrare Emette suoni propri, propagano d’intorno Udiamo e captiamo, inglobiamo vibrazioni Con esse rispondiamo, a varie situazioni
Il corpo s’emoziona, è musical essenza Diapason riposo, vibra a una frequenza Intorno agli otto cicli, come le onde Alfa Prodotte dal cervello, quando si rilassa
Corpo tenta sempre, aderir a Tao di fondo Eguaglia vibrazione, terrestre in sottofondo Intrattiene dei rapporti, con geni di natura Orchestra suoni a fare, una fine partitura Allevia i tuoi dolori, e organizza i desideri Reagisce con affetto, agli stimoli che sente Tieni gli occhi chiusi, ascolta il circondario Identifica col ritmo, che sale piano piano
Rullo di tamburo, aumenta flusso sangue Ascolta tua esistenza, rosario di presenti Dissolvono graduali, le trappole del tempo Emerge la realtà, dal suono senza tempo La musica tonale, risolve dissonanze Mentre l’atonale, procura sofferenze Esalta tuoi frammenti, come psicoanali Allontana integrazione, chiude var canali
L'ascolto in terapia, è multipla attenzione Coinvolge cuor e psiche, pellè respirazione Eros ed inconscio, e i vari organ del corpo Lavoran gli emisferi, sincronici d’accordo
Scegli posizione, comoda a occhi chiusi Oppur sulla radura, osserva cielo e fiori Respirazione lenta, ascolta suon foresta Onde Alfa cerebrali, iniziano a far festa
Onde mare e pioggia, veicol d’onde alfa Per dodici minuti, neuron va in risonanza Usa scorciatoie, onde alfa essenza mantra Rigeneran la psiche, e t’aiutano nel tantra
A fine dell’ascolto, tornando a occupazioni I neuroni serberanno, quel ritmo di sereno Misuri le frequenze, a saper stadi interiori Lavora il tuo cervello, con onde di fotoni
Sono l’onde beta, da tredi a trenta hertz Associate con la veglia, e stimoli esteriori Aiutan a fare scelte, ai fin sopravvivenza Di stimoli in entrata, in gioco d’efficienza
Và da 3 a sette, frequenza d’onde theta Attiva immaginario, e creativa ispirazione Prodotte son durante, meditazion profonde Sogno ad occhi aperti, intuito senza fronde
Da sette a tredici hertz, sono l’onde alfa Associate a vigilanza, ricettiva e calma Centrata in soluzione, di problemi esterni Legger meditazione, di movimenti interni
Tra 0,1 e tre, abbiamo le onde delta Della mente inconscia, sonno senza sogni Rilassamen profondo, e abbandon totale Duran rigenerazio, è cura in generale
Cervello sottoposto, a imago oppure suoni Risponde ugual frequenza, segue la tendenza Se umano in onde beta, lo stimoli con l’alfa Cervello suo s’accorda, pertanto si rilassa Semplice strumento, antico ed efficace E suon che riequilibra, potere d’emisferi Ogni attività o pensiero, emette l’onde Che fan risonanza, con esterna fonte
Evita l'ascolto, se guidi un automezzo O controlli dei sistemi, di tipo sicurezza L’onde cerebrali, l'orecchio non le coglie Elettronica moderna, le vede come foglie
Stato stress aumenta, quando s’è assillati Da un pensiero chiuso, che gira senz’uscita Musica armoniosa, dà calma ed attenzione Quella dissonante, accompagna irritazione
Interrompi attività, o lavoro di giornata Alla musica d’ascolto, dedica momenti Sòl quindici minuti, riducono lo stress Non andare oltre, se devi proseguìr
La classica musìca, disegna melodie Apre al fluss’imago, senso e sentimenti Concentra dei minuti, su corpo su respiro Segui ritmo e suono, trascendi fino fino
F’assumer una forma, a cosa che t’assilla Usà immaginazione, t’aiuta a far favilla Avverti in zone corpo, formicol vibrazione Sensazion di freddo, piacer oppur dolore
Se vuoi qualcosa nuovo, desider mutamento Oceano visualizza, o conchiglia sua collega Astieni dal trovare, un legam logico piano Slegati da mente, la musa tien tua mano
Accostamenti suoni, in melodi combinazio Producono piacere, oppure il dispiacere La sonora onda, impatta inter tuo corpo Fa emergere pur ruoli, irrigiditi troppo
Suoni collettivi, che aprono un canale Son battito del cuore, inspiro ed espirazio Scopri lo strumento, a tè da intermediario che stimoli catarsi, del tuo interiòr diario
Lo stimolo sonoro, permette il contatto Col paziente alterato, da uno psichico fatto Il desider d’estraniar, si traduce ed indìce I problemi d’udito, quei legati alla psiche
È paura ad entrare, farsi condizionare D'ambiente malsano, sfavorevol a bimbo Origlia e non sà, conoscer senso dei suoni Nello spazio non trova, sorgente dei toni
Stimoli sonori, viaggian pure convertiti In tatt’oppure vista, a mezzo vie nervose Rieduca la danza, emisfer dei non udenti Fonde l’energie, e al tao li fa coerenti
Quando gli emisferi, fan cooperazioni Linguaggio in parole, ritrova emozioni Lingua è in cadenza, com thai e cinese Dove intonazio, rivel gioia ed offese
ISO archetipi suoni, interni a ciascuno[57] In moto perpetuo, lo rendon qualcuno Riassumon vissuti, d'infanzia e del feto Evoluti col tempo, nel fiato e nel peto
A stabilire contatto, con altra persona Imita gli ISO, sue sonore espressioni Esiste pur l’ISO, di un gruppo sociale Etnico schema, che in te va dimorare
Poi abbiam quello umano, cioè culturale Connotazione sonora, del gruppo globale[58] Indipenden dai contesti, è cosmico spazio Come il battito cuore, inspirazio/espirazio
Pulsazioni del sangue, temporal meteoriti Terremoti sonori, stimolan gli individui Sedimentan inconscio, emergono poi Nei rapporti canali, deja vù o rinnovi
Tamburo centrale, riproduce tuo cuore In piedi suonato, tuo corpo ben smuove Arpe cembali e flauti, maestri dì melodia Fanno scal pentatoni, d’antenà progenia Scopri il tuo ISO, tua identità sonora Col canto della voce, ascolta l’interiora Strumento più completo, resta corp’intero Mezzo non verbale, chiarisce tuo pensiero
Scopri l'ISO del paziente, sua sonora storia Osserva suo rapporto, coi mezzi musicali Scoprirai suo adatto, mezzo intermediario I ritmi e melodie, a cui resta refrattario Elaboran pensieri, in un dialogo sonoro Battito binario, del polso oppur del cuore Ascoltiamo palpeggiamo, vediamo l’energia Che vuol manifestarsi, parlar della sua via
Desidera imparare, l'allievo or in contatto A mezzo di strumento, e fenomen musicale Trovi musiterapeuta, orà la ISO gruppale Evita nel gruppo, conflitti a dirimare
In autistici pazienti, l’ansià persecuzione[61] La vedi nei riguardi, di grupp’integrazione Egli presso i membri, è oggetto gelosia Artistiche tendenze, turbano armonia
Lui cerca graduale, l’accordo di mediare Sebbene troverà, più ruoli da sbrigliare[62] Passaggi che potrà, col suono superare Impotenz’onnipotenza, gruppo sa smussare
Cresce integrazione, modifican l’un l'altro Pur Mùsiterapeuta, scopri esce cambiato Ruolo tien passivo, ha stile Zen wu-wei Usa var strumenti, come al circo orfei La cosa basilare, è l’ascolto del paziente Osserva suoi segnali, specie non verbali L'ISO di chiunque, che viene riconosce Rivive e si ricorda, primitive inconsce Gli autistici preservan, il tempo primitivo Degli organi del corpo, e delle sue energie È tempo curativo, in contesto non verbale Organizza allor la sala, al fine di esaltare
Luogo dov’ognuno, torna a vivere feto È spazio di natura, o una piscina d’acqua Dimentica l’età, e intelligenza del paziente Prim seduta segna, percorso o la corrente
Il fatto musicale, è riedizion di relazioni Di madre con bambino, vissute sensazioni Suon e movimenti, producon regressione Sostituiscon droghe, nella transazione
Risveglian impulso, a ritmo primordiale Il battito del cuore, è l’esperien centrale Chiedi di cantare, il suo nome musicato Lascia che percuota, strumento ritrovato
La musica vissuta, riduce automatismi Meccanismi di difesa, in quanto rassicura Scoperta d’un messaggio, è la ripetizione Non è monotonia, ma ri-memorazione
accordo Do-Mi-Sol, rapporto con la madre se Mi non è inserito, accord appare vuoto[65] Do-Sò interval di quinta, simbolo del padre Rivolta ottava e scala, è struttura bipolare Intervallo di seconda, Do-Re con la sorella Presenza femminile, diversa dalla mamma L’intervallo in quarta, è Do-Fa con il fratello Presen maschil diversa, d’affettò paterno
Vissuto emozionale, del suon fa analogia Con l’affettivo umano, bimbo o adul che sia A comprendere l’inconscio, musica t’aiuta Rapporto con realtà, se accetta o la rifiuta
Suono è doppia lingua, interiore ed esteriore La prima non è agita, l’altra è fuor clamore Prendi te coscienza, rapporto c’è fra i due Supera scissione, e riunisci person tue
Or usa i sette suoni, do per il bambino Re per la sorella, il mi sarà la madre Il fratello sarà fa, il padre appare sol La libido è nel là, il gruppo è si non sol Interval d’ottava, do grave con do acuto È unisono allargato, che cerca consonanza Col proprio trascendente, Sé libero si libra Da preceden famiglia, individua nuova fibra Col bimbo crea canzoni, assieme canterai Impossibile è concetto, che tosto bandirai Se a bimbo dai fiducia, calma puoi creare Lo scopo è aprire vie, si da comunicare Chi ha debole udito, capta ritmo e durata Qual’esser normale, bimbo sordo tu tratta Capace ad integrarsi, coi moti della danza Lui percepisce suoni, in varia circostanza
Sente suon più gravi, e mezzi percepisce L’arpa su ginocchia, che vibra preferisce Il canal globale usa, tu per comunicàr Il corpo suo sarà, strumento basilàr
È ritmo che gli piace, più di melodia Usa qual linguaggio, danza movimento Sente con più forza, il corpo nello spazio Risponde con biodanza, ad immaginazio
Fantasma figlio sordo, lo creano i genitori Lo privan di messaggi, giorno dopo giorno Oppur fan l’altr’estremo, iperstimolazione Stereotipi messaggi, in gran ripetizione
Credon bimbo sordo, ed esageran le labbra Conosci a fondo il bimbo, tenta aprir canali Cerca suon adatti, a toccar l'Io dell’artista L'acqua intermediario, spesso lo conquista
Strumen percuoti gratta, sonagli di bottoni Viti oppur monete, messe in scatolette Vibra cuore e petto, con mezzi cordofòni Se ventre ed intestini, usa membranfòni
Gli aerofoni strumenti, vibran cerebrale Suon e movimento, fan telè-comunicare Usa pur strumenti, che imitan l’umano Elettro od aborigo, attrae piano piano
Struttura definita, è posizione del falò Occupa uno spazio, di un uter circolare Per scambiar strumenti, mimetici sonori Striscia da serpente, procedi pur gattoni
Le sedute avran durata, di 15 minuti 5 per un brano, musical determinato 5 per un altro, totalmente contrastante sinfonia di Mozart, rumor boccheggiante
Il modo di risposta, agli stimoli sonori Rivel ogni conflitto, interiore del soggetto Il musiterapeti, s’inserisca nel discorso Sonoro del paziente, adatti suo percorso
Suona e canta lui, pur pei suoi pazienti Con vortice pensieri, dà forma cosciente Benèficiano umore, depressi e dementi Revisionan ricordi, motor son sentimenti
S’sprime simultanea, bellezza con dolore In altro spazio-tempo, trasporta moribondi Aiut’affrontar viaggio, permett alle famiglie Parlar senza parole, sentimentali griglie
I malati terminali, vanno in regressione Musa apre un canale, e attiva soluzione Scopri l’ISO loro, usando intermediario Strumen rassicurante, 2 giorni di diario
Nella fase terminale, sedute quotidiane Musico sciamano, lavor da psicopompo Riesce recepire, dolor ansia ed angoscia Riflette propra morte, su viven ch’affloscia
Preme la tensione, avambraccio di paziente Che avrà più variazioni, a seconda del dolore Tra lui e paziente in coma, sia l'unico legame Varia ritmo di pressione, al fin comunicare
Oggetti intermediari, ch’acquistano valore Sono corp e voce, paziente mangia e canta Premi dolce il braccio, canticchia voce lente Fà orecchie da mercante, al paren saccente
Porta un flauto dolce, ed un registratore Cerca lavorare, con la parte san paziente Registra propria voce, in canto e recitato Canzoni del folclore, o salmo compagnato Fa pur improvvisazio, strument’oppure corpo Di zon sue dolorose contatta e scopri il suono In apprendiment’umano, ritmo è l’essenziale Leggi nel suo corpo, linguaggio, ton gestuale
Tutte patologie, son sempre accomunate Da sens’inadeguato, e continua estraneità Permette pur’anziani, esprimere emozioni Sentir gratificati, e in gruppo integrazioni
Con improvvisazione, spontanea ed atonale Posson’abbandonare, al piacere di suonare Sen regole obbliganti, esprimeran se stessi In immediato modo, inconsci son processi
La musica contatta, aggiusta tutti i ritmi Di base d'organismo, e riporta sincronia Con tutte le realtà, interiori ed esteriori Scuote l’emozioni, in patologie peggiori
Parla a tutto il corpo, in stimol sensoriali Al mondo degl’affetti, evocando sentimenti Ricordi ed emozioni, poi stimola intelletti Memor e attenzione, giudizi più corretti
Relata al movimento, le doti sue rivela Ridona libertà, a memor sua primordiale Penetra ed attiva, strutture di pensiero Canal comunicazio, riport umano vero
Proposta musicale, induce regressione Alle tappe di sviluppo, e radice di nevrosi Trovato il suo conflitto, inizia scioglimento Nod’aggrovigliato, nuovo canal aprendo
Struttura melodia, continua e ripetuta Induce sicurezza, allontan timor d'ignoto Rimedi in movimento, a scheletro senile In ritmo lineare, distende e fa gioire
Considera il corpo, tronco arti e capo Sistè neur-sensoriale, ha sede nel capo Nel tronco sta il ritmo, di sangue e respiro Fuoco ritma nel basso, è sistem metabolìco
Riflettono in psiche, pensar sentir e volere Pensiamo da svegli, sentiamo in sognante Fra conscio ed inconscio, volere è l’agire Che in stato di sonno, accade s’esprime
Il pensier d’intelletto, oggi è esaltato Pragmatico lucro, ha monopolizzato Ma il sentire del cuore, sta sacrificato Freddo indurito, d’entusiasmo privato
Mondo entra in noi, con più propaganda Allor noi ci chiudiamo, a poter sopravviver Diveniamo passivi, e perdiamo interesse di tutto l’ambiente, che a noi tutto tesse
L'anima or triste, riflette allor sul corpo Contenuti automati, diam cibo alla psiche Perde gusto e rapporti, identità indebolisce Autocoscienza sbiadisce, poi annichilisce
Osservazion partecipante, è l’arte rimedio Coinvolgiment’emotivo, è lasciarsi condurre Da flusso d’eventi, in empati comprensione Piuttosto che intervento, di trasformazione
Gestalt terapia, è sviluppo autocoscienza Esperienz’intern esterne, livello di contatto Con gente ambiente intorno, usàn curiosità Sen giudizi o valutazio, si da sperimentàr
A risolver conflitti, che vengon da passato Usa le due sedie, sedendo avant e indietro Voci contraddittorie, di schemi educatori Per integrar nel sé, i dover voler motori
Interiore e divisioni, affioreranno a galla Su ogni sedia espresse, dialogo faranno Si sciolgono più blocchi, qi va più fluente Migliorano rapporti, in sé come l'ambiente
Alla fine il paziente, discute esperienza Disegna un mandàla, a fissare le imago Fai parlar paziente, pure dei suoi sogni Tu la musa scegli, in base suoi bisogni
La musa terapia, ti sgancia dai doveri Imposti d’altro punto, dello spazio-tempo Fuori o dentro tè, impone altra identità Fa uso di creazioni, spontane in libertà
Permette di scoprire, talenti dentro te Nuove percezioni, nove forme di rapporto Esplorandoti poi scopri, l’identità dell'altro Sei nomade che gioca, a lavorar un agro
La situazion protetta, aiutà aggiustamento abbandonar modelli, cambiar comportamento Musica è destriero, che fa varcar la soglia Spiral di trattamento, è andare fuori noia
Un ciclo di canzoni, esprime molti aspetti D’umana sofferenza, il rifiuto e disperazio Riflette sul paziente, umore e suoi bisogni Al regno immaginario, fa viaggiar i sogni
Finita l’esperienza, paziente poi ritorna Dal regno dell’inconscio, veglia posiziona La musica sia scelta, ad evocar risposte Emotive e fisiologi, alle domande poste
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